TEDFest 2018: 4 days in New York!

Comunicazione Team
TEDxCastelfrancoVeneto
7 min readApr 30, 2018

Cappotto pesante, giornata lavorativa difficile, valigetta in mano. Fai scorrere il “tornello” ed esci: luci, rumori, persone. Scruti le cime altissime dei grattacieli che ti circondano. Alzi il braccio e fischi ad un taxi, il classico taxi giallo, pronto a portarti ovunque tu voglia nella congestionata New York.

Un classico no?

Il panorama cinematografico americano ha alimentato il nostro immaginario con scene di questo genere fin da bambini. New York, o per molti “La Grande Mela”, ha fatto da cornice alla coinvolgente esperienza di questo TEDFest 2018. Una grossa ed entusiasmante opportunità per chi, come noi, parte da Castelfranco, un viaggio che fin dal primo momento ha saputo donarci grandi emozioni.

Proveremo in questo articolo a trasmettervi un po’ di quell’entusiasmo che ha caratterizzato questo viaggio e che TEDFest ha saputo trasmetterci.

Day1

Dopo un primo giro turistico culinario a Chelsea Market, 75 9th Ave, ci siamo recati al HQ di TED. Durante il tragitto è stata la maestosità di questa città, dei suoi palazzi, Street, Avenue, ad avvolgerci e coinvolgerci. 330 Hudson St, sede degli uffici TED, eccoci arrivati .

Nomi registrati, una bag in mano ed ecco come tre giovani castellani, Andrea, Giovanni e Alice, entrano in contatto con TEDxer provenienti da tutto il mondo, da posti addirittura mai sentiti.

HQ di TED — 330 Hudson St

Adiacente agli uffici un piccolo anfiteatro, il famoso tappeto rosso e la scritta TED sullo sfondo. Questo il palcoscenico su cui Jay Herratti, Executive Director TEDx, ha dato il benvenuto a tutti con il suo inconfondibile carisma, ed ha annunciato il primo party di benvenuto che di lì a poche ore avrebbe avuto luogo in una splendida location a pochi minuti di distanza.

The Park — Jay Herratti ringrazia tutti dopo durante la cena

Coltivate le amicizie appena fatte, abbiamo potuto avere un assaggio di ciò che sarebbero stati questi giorni: tra un prosecco e l’altro (si avete capito bene, a New York si beve prosecco) si respirava l’aria di community e networking, capisaldi che tanto caratterizzano il format. Arrivati alla conclusione della serata ci siamo congedati, il jet lag non poteva compromettere la prima giornata di talk in programma per il giorno successivo.

Day 2

La sveglia suona: “We’re in New York!”.

Doccia calda, vestiti, giubbotto pesante (a New York fa freddo, molto freddo se non c’è il sole) e di corsa a prendere la metro. All’inizio ci si sente un po’ fuori luogo e spaesati senza capire davvero perché, finché non ci si rende conto di essere le uniche persone ad andare con calma. New York, una città frenetica, una città sempre di corsa che non dorme mai. E sono solo le 8 del mattino!

St. Ann’s Warehouse, Brooklyn Bridge sullo sfondo

Durante il tragitto per arrivare al St. Ann’s Warehouse, sede del TEDFest, abbiamo provato un po’ a confonderci tra la folla, cuffiette alle orecchie, zaino in spalla e passo spedito come tutti gli altri, e solo per sentirsi un po’ più americani!

Arrivati alla stupenda location ai piedi del Brooklyn Bridge, con orgoglio mostriamo i nostri badge. La hall si presenta a noi con tavole imbandite di cose da mangiare e grossi dispenser di caffè (di brioches nemmeno l’ombra). Finita la colazione ci invitano ad accomodarci, Jay Herratti ci accoglie davanti ad un immenso schermo, quello stesso schermo da cui avremmo guardato lo streaming dell’evento di Vancouver per i giorni successivi.

Jay Herratti — Presentazione numeri raggiunti

Un po’ di dati, impressionanti a nostro parere. 58 paesi diversi hanno presenziato all’evento, molti per la prima volta, segno che la community TED si sta ingrandendo in maniera esponenziale: 170 paesi, 2900 licensee, 3800 eventi TEDx, 22.000 speaker, 600.000 spettatori, 10 milioni di iscritti ai canali TED per 1 miliardo di views e 14 milioni di condivisioni nell’ultimo anno.

Dopo la doverosa carrellata di ringraziamenti, arriva il momento di collegarsi con Vancouver, un grosso applauso ed ecco Chris Anderson (Curator of TED) che ci saluta in differita dal palco.

Che abbia inizio “TED 2018, The Age Of Amazement”!

Jay Herratti — Apertura Evento “The Age of Amazement”

Sul palcoscenico cominciano gli speech. Tra questi parla, Giada Gerboni (in quanto italiani siamo un po’ di parte), esperta in ingegneria biomedica e biorobotica, che parla delle nuove possibilità di intervento chirurgico e di come l’ingegneria stia crescendo al fianco della medicina. Per citare un altro speaker interessante della prima giornata, parliamo di Jaron Lanier, colui che, nonostante i molti lati oscuri, cerca di creare una visione di Internet come bene comune pubblico tramite cui tutta l’umanità possa condividere le proprie conoscenze.

Tra i vari talk sale sul palco Chris Anderson ad intervistare Gwynne Shotwell, presidente e Chief Operating Officer presso SpaceX, sul progetto di proporre viaggi nello spazio per terrestri per arrivare poi a portare l’umanità su Marte.

Tre sessioni di talk piene di riflessioni, si chiude così la prima giornata sul palco. Poco distante, sempre restando in zona DUMBO, sulle sponde dell’East River con una fantastica vista sullo skyline di Lower Manhattan, si comincia la cena tra tutti i TEDxer. La serata non poteva che concludersi in un modo migliore, tra culture e nazionalità diverse riunite tutte davanti ad un fantastico panorama.

Day 3

Coffe break

Anche oggi sveglia presto e metro in direzione TEDFest. Caffè americano sul classico bicchierone e si prende posto davanti allo schermo per la seconda giornata di speech. Si comincia con temi sociali e progetti umanitari di grande rilievo. Uno di questi è esposto da Robin Steinberg che parla di come migliaia di persone siano continuamente arrestate per mancanza di soldi. The Bail Project, questa la sua idea, un fondo di cauzione nazionale per combattere l’incarcerazione di massa e la disparità razziale che ne deriva. Segue Heidi M. Sosik, ricercatrice oceanografica, che tramite laser e telecamere all’avanguardia conduce un’importante ricerca su come i microrganismi oceanici influenzino la vita sull’intero nostro pianeta. E come non ricordare anche Aaswath Raman, scienziato un po’ “magico” si potrebbe dire, che sfruttando la luce e il calore cerca di intervenire sui cambiamenti climatici, nella speranza che tutto questo diventi presto una tecnologia a favore di tutto l’ecosistema.

Theatre of St. Ann’s Warehouse

La seconda giornata di evento si conclude nel pomeriggio, dandoci l’occasione di visitare il quartiere di Brooklyn e fare poi una capatina alla New York University of Technology. Qui, un ricercatore italiano conosciuto in occasione del nostro ultimo evento a Castelfranco Veneto, ci ha guidati tra uffici e laboratori facendoci toccare con mano l’operosità delle realtà newyorkesi e di come queste siano tra le fucine di innovazione più influenti nel panorama mondiale. Ci sono arrivate molte suggestioni per il nostro evento e anche in questa occasione non si è persa l’opportunità di creare nuovi rapporti e collaborazioni.

Ricchi dell’esperienza della giornata abbiamo passato il resto della serata tra birre, cheddar e hamburger, in compagnia della sempre attiva movida locale.

Day 4

Hall of St. Ann’s Warehouse

Ultimo giorno di speech, si prospetta una giornata carica di contenuti e di ospiti d’eccellenza. Ormai sicuri degli spazi dell’evento ci siamo accomodati, Jay Herratti ha aperto per l’ultima volta il collegamento con Vancouver dove sul palco sono saliti speaker come Alex Honnold. Alpinista professionista, Alex narra di come le sue audaci ascensioni in solitaria delle più grandi scogliere d’America lo abbiano reso uno degli scalatori più noti al mondo. Passando da scalare pareti rocciose a visualizzazioni online, Dylan Marron, con progetti come “Every Single Word” e “Sitting in Bathrooms With Trans People”, ha scoperto che il rovescio della medaglia del successo online è proprio l’odio di internet, arrivando perfino a chiamare le persone che gli lasciano commenti insensibili per poter capire il segreto del successo. E l’eccellenza si ha anche con Hugh Herr, colui che al MIT costruisce protesi che fondono la biomeccanica con dei microprocessori per ripristinare e migliorare l’andatura, l’equilibrio e la velocità normali. Ultimo ma non ultimo, per la sessione “Wow. Just wow.” ecco un altro orgoglio italiano, Renzo Piano. Architetto noto a livello internazionale, Piano porta sul palco TED i suoi più importanti lavori, progetti tutti accomunati dall’idea secondo cui la persona, essere umano o comunità che sia, diventa il cuore di ogni costruzione, senza però mai dimenticare il concetto di bellezza.

L’ultimo speaker lascia il palco, l’immagine della diretta sfuma sullo schermo con un po’ di tristezza, ringraziamenti e un fragore di applausi per l’evento che ci ha accompagnati in questi giorni. Storie di vita, idee, progetti, performance artistiche, scienza, medicina, innovazione, tecnologia, sostenibilità, sociale e molti altri, sono stati i temi che hanno ispirato le nostre menti e hanno mosso in noi numerose domande e riflessioni.

La x composta da tutti i TEDxer partecipanti

Arrivati a questo punto, era ora dell’ultima festa, TEDxer e organizzatori riuniti insieme a festeggiare la buona riuscita di queste giornate in pieno stile americano: birra e barbecue.

Take Off Party

Tra canzoni, danze, racconti e risate la serata ha preso vita, contribuendo a rafforzare i rapporti di amicizia tra la community TEDx.

L’hai sempre immaginata, l’hai sempre sognata, ed ecco come ti ritrovi proprio lì, a New York. E cosa ancor più meravigliosa e stupefacente è che ti ritrovi lì al fianco di persone provenienti dai Paesi più diversi eppure tutte accomunate dal tuo stesso grande progetto: diffondere idee di valore.

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