L’œil du loup: il girotondo della vita

“Gli occhi sono lo specchio dell’anima” dice Platone nel Fedro. E se invece fossero lo specchio delle nostre storie?

Anastasia Quadraccia
The Book Girls
Published in
3 min readFeb 8, 2016

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Quando si pensa a un lupo, le prime immagini che ci vengono in mente sono quelle legate alla libertà, alla natura selvaggia e alla vita in branco. Invece Loup Bleu, il lupo uscito dalla penna di Daniel Pennac nel 1984 e protagonista di L’œil du loup (tradotto in italiano con il titolo L’occhio del lupo), si trova rinchiuso in uno zoo, in una minuscola gabbia dove continuamente va avanti e indietro, e dove ha deciso, a seguito della morte della compagna, di lasciarsi morire.

I pensieri e i propositi dello schivo Loup Bleu sono però disturbati dall’improvvisa presenza d’un garçon che segue il suo andirivieni, tentando di intercettare lo sguardo del suo unico occhio. Il ragazzo indispettisce il lupo, ma, nei giorni che seguono, la sfida lanciata dal piccolo umano caparbio ed immobile fa breccia nella riottosità e nella rassegnazione del lupo, che alla fine decide di fermarsi davanti a lui offrendogli il suo sguardo.

Afrique N’Bia sorride e chiude un occhio per lasciare che le loro storie fluiscano in silenzio tra le sbarre.

L’œil du loup è un romanzo, ma non solo. Alla fiaba infatti rimandano il modo di narrare — in particolare l’abbondante uso di discorso diretto — e i paesaggi fantastici e incontaminati, dai quali provengono i due protagonisti, connotati da colori diametralmente opposti: il bianco della neve d’Alaska, l’oro del manto di Paillette, il giallo, il grigio e il verde di tutte le Afriche viste da Afrique.

I personaggi che incontrano i due protagonisti, soprattutto quelli che hanno a che fare con Afrique —il Guépard, il Vieux Lion e l’Hyène — rimandano per certi versi alla tipizzazione degli animali delle favole di Esopo, di Fedro e di La Fontaine. Mentre la caratterizzazione del Roi des Chèvres o di Toa le Marchand hanno subito guidato le mie suggestioni letterarie verso le figure incontrate dal Piccolo Principe di Saint-Exupéry.

Ciò che distingue i personaggi di Pennac da quelli delle favole tradizionali è l’evoluzione che essi compiono e che si chiuderà come in un girotondo alla fine della storia, ricollocando e riqualificando anche chi, vittima di pregiudizi, sembrava aver tradito le aspettative.

Il messaggio di Pennac infatti non è un monito, né ha la pretesa di far la morale, ma col semplice gesto di chiudere un occhio ad Afrique, ponendo così la solitudine animale e umana sullo stesso piano, dimostra che con la solidarietà ogni barriera fisica e mentale può essere abbattuta.

Scritto in uno stile piano e diretto, L’œil du loup è una storia per lettori di ogni età e senza tempo, dove luoghi mitici e sconfinati vengono bruscamente ridotti in una realtà soffocante e cieca, concepita dal folle pensiero umano.
Afrique e Loup Bleu uniranno le loro storie, stringendo una tacita amicizia che chiuderà il cerchio apertosi col loro primo incontro, ma aprirà loro gli occhi su quanto di bello il mondo abbia ancora da offrire.

L’œil du loup, Daniel Pennac (prima edizione 1984)
In italiano:
L’occhio del lupo (Trad. D. Zilliotto, Salani 2006)

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