La corsa delle onde: c’era una volta un’isola

Lo standalone di Maggie Stiefvater è uno dei suoi libri migliori

Giulia Blasi
The Book Girls
Published in
3 min readSep 29, 2014

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Buffo. I mesi passano, The Book Girls cresce, io ho sistematizzato le mie letture YA e comincio a vedere il tessuto sottostante. Comincia a essermi ancora più chiaro che all’interno di questo contenitore ci sono autori bravi bravi bravi, autori bravi, autori efficienti anche se non straordinari, e ciofeconi di portata epica per cui si grida comunque al capolavoro.

Maggie Stiefvater è una brava brava brava. Una di cui puoi leggere qualsiasi cosa, davvero, e sarà scritta con mestiere, con cuore, con consapevolezza del fatto che quando racconti una storia la verità emotiva è la tua più grande priorità, ma anche scrivere bene — nel senso di avere la capacità di descrivere emozioni e sensazioni con originalità (che è la cosa più difficile: il cuore ha una vaghezza straordinaria), di creare mondi, di dare ritmo e direzione alla vicenda — è importante. Aiuta di sicuro che i suoi personaggi femminili siano in gran parte ragazze formidabili: è anche il caso di Kate “Puck” Connolly, che con i due fratelli vive sull’isola (che non c’è) di Thisby, al largo della costa irlandese. Un’isola così sperduta che chi decide di lasciarla per cercare fortuna nella “mainland” non torna più, viene inghiottito per sempre da un oblio inspiegabile.

La corsa delle onde (in originale The Scorpio Races) è uno di quei rari romanzi che non invecchieranno mai. Thisby è sospesa in un tempo senza tempo, in cui la tecnologia è irrilevante o inesistente. Potrebbero essere gli anni ’50 o il futuro: a Thisby non importa. Conta solo quello che c’è: l’oceano, il sapore del sale sulla lingua nei giorni di tempesta, e i magnifici, terrificanti capaill uisce che sorgono dalle acque e possono uccidere un uomo con un solo morso, un incrocio fra il cavallo e il mostro marino che a Thisby vengono addomesticati — per quanto possibile — e fatti correre in una gara all’ultimo sangue a novembre di ogni anno.

Puck è una fantina straordinaria quando è in sella a Dove, il suo cavallino, ma non è mai salita su un capaill uisce. I suoi genitori sono stati uccisi da uno di quei mostri, e Puck non ne vuole sapere né di montarli né di gareggiare nella corsa. Ma la sua casa è a rischio, il premio è ricco e lei ha imparato a governare la paura. Il suo contraltare è Sean Kendrick, che per i capaill uisce ha un dono speciale ed è il campione in carica da anni; e tuttavia vive quasi da schiavo nelle stalle di Benjamin Malvern, il proprietario di Corr, il cavallo marino con cui Sean è diventato imbattibile. Sean potrebbe ormai andarsene (quattro gare vinte gli hanno permesso di mettere via un bel po’ di soldi), ma se vince anche quest’anno forse Malvern gli venderà finalmente Corr.

La corsa delle onde è per ora l’unico standalone di Maggie Stiefvater, un romanzo che più di molti altri soffre dell’etichetta Young Adult, perché il suo cuore non sono la giovinezza o l’adolescenza, ma la sopravvivenza e l’amore per il proprio mondo. Puck e Sean sono contraddistinti da una spiccata mancanza di bovarismo: entrambi vogliono vivere a Thisby, lui fra i suoi cavalli, lei nella sua casa con la sua gente. L’amore per la loro isola non è in discussione e non ha bisogno di essere discusso: la magia dei cavalli marini non è per loro una minaccia, è parte della loro devozione. Sean, incidentalmente, potrebbe anche essere il miglior protagonista maschile fra quelli scritti da Stiefvater fino adesso (con la possibile eccezione di Ronan Lynch di The Raven Boys, che lo batte solo perché riesce a essere contemporaneamente odioso e commovente; ma ci torneremo). Sean ha la compostezza di Sam Roth (Shiver) senza la tendenza all’amore ossessivo che fa da traino a Shiver; Puck, a dispetto del soprannome da folletto, è una piccola donna di grande polso, ostinata e presente a se stessa.

Questo post dovrebbe essere una retrospettiva (il romanzo è del 2011 ed è uscito in Italia nel 2012) ma se n’è parlato talmente poco che conta come recensione. Leggetelo senza timore. Anche solo per scoprire come si pronuncia capaill uisce.

Post apparso su blog.pianetadonna.it il 29 settembre 2014

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Giulia Blasi
The Book Girls

Writer, teacher, public speaker, in that order. Nerd when it wasn’t cool. Bookworm.