Magonia: ci sono più cose in cielo e in terra…

Il primo episodio di una nuova saga sarebbe stato forse un eccellente standalone.

Giulia Blasi
The Book Girls
Published in
3 min readDec 29, 2015

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Ho iniziato a leggere Magonia di Maria Dahvana Headley senza saperne nulla, o quasi nulla, come mi capita sempre più spesso negli ultimi anni. Non cerco le recensioni, mi fido della sinossi, mi faccio stregare da una buona idea. Per Magonia avevo la raccomandazione di Neil Gaiman, che diciamolo, il suo peso ce l’ha. Andavo sul sicuro.

Non sono rimasta esattamente delusa, ma mi è mancato qualcosa. Cosa? Non lo so ancora. Il libro non mi consente di tirare conclusioni definitive: è il lato negativo delle saghe.

La premessa in breve: Aza Ray Boyle sta per compiere sedici anni ed è affetta da una gravissima malattia respiratoria che la sta soffocando lentamente da quando aveva un anno. Potrebbe morire da un momento all’altro: poteva morire a sei anni, a dieci, a quindici, e invece è ancora viva. La sua morte è un fatto concreto, qualcosa che succederà e che le persone intorno a lei gestiscono ognuno a suo modo: l’unico che ne parla apertamente è il suo migliore amico, Jason, la persona con cui ha trascorso tutta la vita dai cinque anni in su. E nel momento preciso in cui il rapporto fra loro sta per arrivare a una svolta, Aza muore.
Ed è solo l’inizio. Morta sulla Terra, Aza si risveglia a Magonia, una sorta di nazione volante dove finalmente riesce a respirare. Il suo corpo non è più lo stesso, ma nient’altro di lei è cambiato, e Aza vorrebbe solo poter tornare a casa. Ma casa d0v’è? E potrà mai davvero tornarci?

Come molti fantasy contemporanei, anche Magonia è fatto di diverse influenze. La trilogia delle Oscure Materie di Philip Pullman è il riferimento immediato, ma c’è anche Avatar e c’è l’archetipo degli amanti separati che ricorre in ogni mitologia, da Orfeo ed Euridice in su. C’è la scrittura espressionista di Lewis Carroll nei due libri di Alice. Fiaba ecologista ed epopea romantica, Magonia poteva essere un bellissimo standalone, e invece è un bell’inizio di saga: chiude solo una parte della vicenda, lascia aperte molte questioni e qualche buco, ed è forse un po’ frettoloso su punti importanti. Se un difetto c’è, è il fatto che quello che risolve è più importante per il lettore di quello che non risolve: il rischio è che una riapertura della vicenda sia vissuta non con la trepidazione del “Riusciranno i nostri eroi?” ma con l’ennui di chi vuole vedere dove va a parare tutta la faccenda. La forza di Magonia è la scrittura, un capolavoro operistico capace di roboanti crescendo, allegri con brio e parlati molto orecchiabili (no, non uso questa metafora a caso).

Al momento (come per molti altri romanzi meritevoli usciti negli ultimi mesi) non mi risulta ci siano traduzioni in cantiere. Incrociamo le dita.

Magonia, Maria Dahvana Headley (Harper Collins, 2015)

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Giulia Blasi
The Book Girls

Writer, teacher, public speaker, in that order. Nerd when it wasn’t cool. Bookworm.