Nessuno spazio tra generazioni lontane

Ombre sulla sabbia di Aidan Chambers è un libro che rivela e collega tempi distanti

Marco Locatelli
The Book Girls
Published in
5 min readMar 5, 2016

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Diciamoci la verità: a noi delle cose vecchie frega ben poco.
Siamo abituati alla novità, alle ultime uscite, alla frenesia di ritmi editoriali che talvolta non coincidono coi nostri ritmi di lettura; è lo stesso meccanismo per cui siamo portati a dimenticarci di libri solo mesi dopo averli letti, perché troppo impegnati a rincorrere il nuovo.

Di questo Rizzoli è pienamente cosciente, ed è su questa aspettativa che ha deciso di giocare pubblicando Ombre sulla sabbia, un romanzo breve di Aidan Chambers datato 1968, originariamente titolato Marle e riproposto qui in Italia con la traduzione di Beatrice Masini.

Il libro parla di Kevin, diciassettenne nato e cresciuto a Marle, un’isoletta collegata dalla terraferma solamente in certi periodi della giornata a seconda delle maree.
In una certa misura, però, il romanzo parla anche di Susan, la migliore amica di Kevin, che un giorno deciderà di lasciare l’isola e trasferirsi in città, sconvolgendo il mondo del ragazzo e dandogli la prima spinta per fare i bagagli e abbandonare Marle a sua volta.

È qui che inizia davvero Ombre sulla sabbia, quando i due adolescenti decidono (per motivi diversi) di tagliare il cordone ombelicale che li tiene legati al passato. Col fine di crescere e vestire per la prima volta i panni di chi sono realmente, i due si ritroveranno ad affrontare esperienze che, come consuetudine per un racconto di formazione, li faranno diventare (non senza fatiche) adulti.

«Vado via, papà» mi sono sentito dire, e ho capito che sorridevo, anche se avevo la pancia piena di rabbia, come un tuono lontano. «Vado via. E niente mi fermerà.»

Ombre sulla sabbia è un libro molto particolare.
Innanzitutto lo è per la sua semplicità. Aidan Chambers, che ho avuto modo di conoscere e amare con la sua Dance Sequence, è un autore estremamente versatile: non ha mai scritto lo stesso romanzo due volte di fila. La sua bibliografia è costellata di scritti originali e sempre diversi, caratterizzati da un certo grado di profondità mai scontata.
In questa lista di titoli Ombre sulla sabbia rimane un po’ in disparte: essendo uno dei suoi primissimi romanzi pubblicati, dal punto di vista stilistico appare non tanto acerbo, quanto in divenire. Le premesse per una carriera notevole ci sono tutte — Chambers sa usare le parole, sa come costruire frasi, sa come raccontare storie, ma ancora, molto semplicemente, non ha sperimentato abbastanza. Tra questo romanzo e gli ultimi, da un punto di vista dello stile, c’è un abisso — ed è bello poter tornare alle origini e seguire l’evoluzione del suo scrivere, dove già agli inizi, in ogni caso, erano apparenti maestria e consapevolezza.
La semplicità del libro non va vista come un difetto, ma come una possibilità: la storia è ottima e va a toccare corde delicate con onestà — lo stile scorrevole e poco arzigogolato la rende forse più accessibile, più chiara, e questo può aprire il mondo di Chambers non solo a chi non l’ha mai letto, ma anche ai più giovani (al contrario della Dance Sequence, ad esempio, io mi sentirei di consigliare Ombre sulla sabbia anche a ragazzi delle scuole medie).

C’è un’altra caratteristica che lo rende particolare: a differenza dei titoli arrivati dopo, che si pongono l’obiettivo di parlare di ragazzi, Ombre sulla sabbia parla ai ragazzi, e lo fa consapevolmente.
Non è il pandering spudorato degli autori YA dei giorni nostri, che confezionano prodotti ad hoc per piacere a un pubblico giovanile. Da questo punto di vista, Chambers non confeziona proprio nulla: lui scrive, e lo fa prestando attenzione a chi davvero è vicino ai suoi protagonisti.
Consiglio la lettura della nota dell’autore a fine libro, che narra della genesi del romanzo e delle motivazioni per cui Ombre sulla sabbia è così com’è, diversamente dai titoli successivi, più complessi, forse più costruiti e certamente più rappresentativi del suo operato.

Non meno importante, però, è il contenuto del romanzo: oltre a stile e struttura c’è una storia potente per la sua universalità.
Alla fine quella di Kevin è anche la nostra storia: abbiamo tutti avuto diciassette anni, abbiamo tutti desiderato emanciparci e abbiamo tutti, ad un certo punto, reciso un legame per tuffarci nella ricerca di noi stessi.
I più giovani leggeranno Ombre sulla sabbia e ritroveranno tra le parole il loro presente, mentre i più grandi leggeranno una cronaca estremamente lucida di cosa vuol dire crescere e troveranno tra le pagine uno spicchio di passato.

Marle non sarebbe stata la stessa. Era come prima di varare una barca. C’è l’ultima zeppa che impedisce alla barca di scivolare in acqua. Prima di spostarla sei eccitato, e sai che toglierla sarà la fine di una cosa e l’inizio di qualcos’altro. Ma sei anche triste. Perché in un certo senso, quando costruisci una barca, ti abitui al fatto che ti piace.

Ombre sulla sabbia è un libro figlio del suo tempo. I giovani dipinti da Chambers sono sì rappresentativi dell’adolescenza, ma in un modo diverso rispetto a quelli di cui si scrive oggi: per loro, essere dei teenager è una cosa nuova, troppo recente per essere conosciuta e discussa, non scandita da anni e anni di mainstream media.
È interessante leggere di questi ragazzi che a noi possono sembrare alieni, ma scritti in maniera così vivida da apparirci più vicini e veri che mai: sono confusi ed eccitabili e curiosi quanto quelli del 2016, ma vivono in un mondo che dà importanza a una certa manualità, a una praticità instancabile, dove il mondo del lavoro viene vissuto in maniera naturale già a diciassette anni.
Sono giovani che passano tutte le tappe della crescita, nessuna esclusa, ma che lo fanno a modo loro, come lo si faceva alla fine degli anni cinquanta: diventando adulti tutto d’un colpo, o affatto.

Rimane però un quesito, a fine lettura: perché è così importante, nel 2016, riportare all’attenzione pubblica un titolo come questo? Perché, quando tutti stanno impazzendo per trovare la next big thing, qualcuno si è preso la briga di lanciare un romanzo così apparentemente lontano? A tale domanda l’editor Rizzoli Giordano Aterini, che ha portato Ombre sulla sabbia in Italia, risponde così:

Quindici anni fa, la letteratura YA era composta da libri accomunati più che da un modello narrativo come oggi, da un coraggio narrativo. E come sempre succede quando il presente si fa confuso, viene spontaneo tornare agli inizi, quando questa confusione non c’era. Aidan Chambers rimane un pioniere di una certa letteratura che oggi conosce un successo quasi mercificato; ed è proprio perché questo romanzo è stato scritto in un momento in cui “Giovani Adulti” nemmeno esisteva che, io credo, sui Giovani Adulti ha ancora tanto da dire.

Ed è proprio così: che parli dai lontani anni sessanta o oggi, Chambers resta uno dei capisaldi della narrativa di formazione. Di ragazzi? Per ragazzi?
È poco importante, se il risultato finale è questo. I libri scritti col cuore non hanno bisogno di bollini con scritto NOVITÀ a caratteri cubitali: hanno solo bisogno di essere trovati, amati, letti.

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Marco Locatelli
The Book Girls

26 anni, lettore compulsivo, amante del cibo cinese, procrastinatore professionista. Parlo di libri su Youtube e faccio maratone. Su Netflix.