Sherman Alexie, indiano part-time
Confesso: ho letto il Diario assolutamente sincero di un indiano part-time di Sherman Alexie perché l’aveva suggerito Nick Hornby. Non è una notizia interessante in sé, ma ha a che fare con lo scopo e con l’anima di The Book Girls. Nella famosa rubrica su The Believer, Stuff I’ve been reading (in Italia i pezzi escono su Internazionale, nonché raccolti periodicamente in volumi da Guanda), Hornby non fa differenza fra le letture che il marketing destina ai ragazzi e quelle cosiddette per adulti. Semplicemente legge, compra e recensisce quello che gli piace. A proposito del libro di Alexie, racconta che inizialmente non voleva leggerlo: “avevo stabilito che, siccome tutti e due avevamo pubblicato nello stesso periodo un romanzo per adolescenti, in un certo senso eravamo in competizione (…) e ovviamente apprendere che era un libro bellissimo non mi aveva aiutato a superare la mia riottosità — semmai l’aveva rafforzata” (chiunque abbia pubblicato un libro può capire). Una volta superato lo scoglio, fa le capriole definendolo “un classico moderno per adolescenti”. Fin qui la recensione. Veniamo al nostro piccolo gioiello.
“Se avessi raccontato la mia vita in un’autobiografia nessuno mi avrebbe creduto, quindi l’ho trasformata in un romanzo”, ha dichiarato Sherman Alexie, e come non volergli già bene? Non che avessimo dubbi su chi fosse questo Arnold Spirit Junior della tribù degli Spokane, nato con l’acqua nel cervello. Cioè, con troppo fluido cerebrospinale che gli provoca una serie di difetti imbarazzanti: miopia e ipermetropia, dieci denti in più, emicranie, un fisico dalle proporzioni sbagliate. Junior è talmente sbagliato e simpatico che ogni due pagine vien voglia di dirgli: ehi, guarda che nella biografia del tuo autore c’è scritto che a sei mesi è stato operato al cervello e i medici prevedevano che non avrebbe mai avuto una vita normale, però invece fa il poeta, lo scrittore, il regista e lo sceneggiatore e ha vinto duemila premi. Capito, Junior? So che ora è difficile. Stai pensando ai tuoi problemi. A Penelope, la ragazza bulimica che nega di esserlo (dice che è bulimica solo quando mangia, un po’ come tuo padre che è alcolizzato solo quando beve). Stai pensando al Gigante, il tipo che ti bullizza. Al tuo migliore amico Stizza e al suo papà manesco. Sì, non sei messo bene, però stai facendo ridere e piangere i lettori di mezzo mondo: non lo sai ancora, ma sei salvo almeno per metà.
Eccoci al cuore della storia. Junior è un indiano, vive nella riserva di Welpinit, però decide di andare a studiare nel mondo fuori: “Davvero, che ci facevo nella scuola della razzista Reardan, dove più della metà dei ragazzi dopo il diploma sarebbe andata all’università, mentre nessuno della mia famiglia c’era mai andato neppure vicino? Reardan era l’esatto contrario della riserva. Era il contrario della mia famiglia. Era il contrario di me. Io non meritavo di essere lì. Lo sapevo; e anche tutti quei ragazzi bianchi lo sapevano. Gli indiani non si meritano un accidenti”.
Così, oltre a tutti i problemi che già non lo risparmiano, Junior incontra il razzismo. Mica solo dei compagni, partiamo da quello dei professori: “Il nostro compito era farvi smettere di essere indiani. Basta con le canzoni, le storie, la lingua, le danze indiane. Via tutto. Non era la vostra gente che dovevamo eliminare. Era la vostra cultura”. Ora ditemi la verità: tirando un libro di geometria in faccia al vecchio professor P., il nostro Junior meritava la sospensione o piuttosto un bacio in fronte? Però se state pensando che Sherman Alexie voglia sensibilizzarvi buonisticamente, se pensate che il Diario voglia mettervi di fronte a un ricatto etico, siete fuori strada. Junior conquista i lettori perché è spontaneo, immediato, esilarante. Perché spara frasi come “Adesso starete pensando: eh, no, non sta bene parlare di masturbazione in pubblico. Be’, scusate tanto ma ne parlo perché so benissimo che lo fanno TUTTI. E a TUTTI piace un sacco. E se Dio non avesse voluto che ci masturbassimo, non ci avrebbe dato i pollici opponibili. Perciò io ringrazio Iddio per i miei pollici”. E noi lui, per averlo detto così bene.
Sherman Alexie, Diario assolutamente sincero di un indiano part-time, illustrazioni di Ellen Forney, trad. Giulia De Biase, Rizzoli
Questo articolo è già apparso su blog.pianetadonna.it il 16 luglio 2014. Se ti è piaciuto, clicca “Recommend” qui sotto!