Uprooted: bosco stregato contro tutti

Azione che non lascia respiro, una protagonista intelligente e un cattivo mai visto prima: finalmente un fantasy come si deve.

Marta Corato
The Book Girls
Published in
4 min readDec 27, 2015

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Pur con tutte le serie finto-medioevali e distopiche che ho letto, non mi ero ancora mai imbattuta nel termine “kingdom-level fantasy”. L’ho imparato leggendo analisi di Uprooted di Naomi Novik, un libro così figo che lo vedrete e rivedrete in tutte le liste di fine anno a tema YA e/o fantasy.

All’inizio, tutto il mondo di Uprooted è un villaggio: la protagonista Agnieszka aspetta con terrore che The Dragon, il potente mago che protegge la valle, porti via la sua migliore amica Kasia. The Dragon, infatti, prende in servizio una ragazza della valle ogni dieci anni, dandole una dote e lasciandola andare senza averle torto un capello al termine del periodo.

Le cose vanno molto diversamente: non è la bella e buona Kasia a venire scelta, ma la scoordinata, zozza Agnieszka. La scelta è dettata da una ragione precisa: proprio come The Dragon, anche Agnieszka ha dei poteri magici.

Ed è qui che entra in gioco il kingdom level: presto entrambi si troveranno a combattere una guerra all’ultimo sangue contro The Wood, il bosco magico che sta rapidamente divorando l’intera regione e minaccia di distruggere il regno di Polnya.

Il primo pregio autentico di Uprooted è che è uno standalone. Naomi Novik – la cui opera più famosa è la serie Temeraire, di ben nove libri – sa come dipanare una trama: chiunque altro avrebbe diviso la storia di Agniezska in almeno tre libri, ma lei fa stare tutto in un unico volume con continui colpi di scena.

L’approccio di Novik non è mai affrettato; ogni evento è ben motivato e esplorato, i dettagli tanti e ben pensati. Ciascuno dei personaggi, da quelli che appaiono per trenta pagine ai protagonisti, hanno spazio per evolversi e non si comportano mai in maniera insensata. Questo vale soprattutto per Agniezska, che invece di comportarsi da leggendaria eroina fin da subito comincia il suo percorso di strega con l’atteggiamento di una giovane contadina che sì ha uno spirito battagliero, ma non saprebbe neanche da dove cominciare a salvare l’intera nazione.

La sua personalità e caratteristiche non cambiano all’improvviso nel classico momento “Cenerentola va al ballo”: rimane maldestra, incapace di rimanere pulita, scontrosa, zuccona. Il fatto che sia in qualche modo prescelta non è una panacea per tutti i mali del mondo, il che è particolarmente soddisfacente. Ancora meglio, Uprooted contiene diverse amicizie tra ragazze e donne, la più importante delle quali è quella di Agnieszka e Kasia: le due affrontano qualsiasi cosa senza perdere mai di vista il loro affetto reciproco, tanto che diventa un perno fondamentale della storia. In molti YA che ho letto ultimamente, i personaggi femminili sembrano esclusivamente in grado di avere rapporti positivi con le loro madri e sorelle, e talvolta neanche quelle. Tutta la loro attenzione si rivolge verso i love interest o i loro alleati (maschi), mentre le ragazze sono nemiche o pressoché ignorabili. Vederne due che sono in grado di essere amiche è eccezionale.

Naomi Novik è così brava a scrivere e descrivere la magia che si può permettere di avere il bosco non come nascondiglio dell’antagonista, ma come antagonista stesso. Non serve che parli o si muova: la sua presenza e volontà sono inquietanti proprio perché imperscrutabili. Come si distrugge un intero ecosistema con creature misteriose, alberi che inghiottono persone e polline che ammazza in due respiri? Un campo di battaglia in continua espansione e tanti personaggi con dinamiche sensate si combinano in un libro che non ha mai un momento morto; Novik trova l’equilibrio perfetto tra lo scendere nei dettagli e l’evitare di allungare il brodo. In aggiunta, trova anche il posto per infilare riflessioni sul senso di appartenenza e su come si trasforma nella vita, ma anche su come fare la cosa giusta sia un concetto soggettivo.

La morale è che gli autori (bravi) di serie fantasy/sci-fi dovrebbero cimentarsi in uno standalone: i risultati potrebbero essere esaltanti e molto più incisivi e interessanti.

In inglese: Uprooted, di Naomi Novik (Macmillan, 2015)

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