Dalla strada alle Olimpiadi

Il successo di Clara Hughes

Elisa Tasca
The Catcher
4 min readFeb 21, 2018

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Clara Hughes vince il bronzo, Vancouver 2010 (via)

Essere un atleta non è affatto facile. Competere a livello nazionale, mondiale, olimpico è ancora più difficile. Il tempo viene scandito dallo sport, che da hobby diventa passione che, a sua volta, diventa lavoro. Gli allenamenti, le gare, le trasferte, le diete. Un amore, quello per lo sport, che porta a fare sacrifici fin da giovanissimi, quando ancora non si è del tutto consapevoli del proprio futuro, con una forza di volontà senza eguali. Ma non per tutti è così. Non tutti iniziano da piccoli, non tutti sono spinti dalla passione. Non tutti i grandi hanno vissuto fin da piccoli a ritmo di sport. Occhi verdi, fisico robusto, capelli di un rosso brillante come la foglia d’acero impressa sulla felpa e sulla bandiera che ha più volte sorretto.

Clara Hughes, classe 1972, una delle atlete di maggior successo a livello mondiale, all’inizio non era nessuno.

Nata e cresciuta a Winnipeg in Canada, la sua vita era tutt’altro che destinata allo sport. Vide il padre lottare a lungo contro l’alcolismo e affrontò la separazione dei genitori a nove anni. Una situazione al limite che la portò, insieme alla sorella, a conoscere la vita di strada e a entrare nel vortice di alcool e droga a soli dodici anni. Quattro anni dopo abbandonò gli studi. Ma fu proprio in quel momento, a 16 anni, che la sua vita ebbe una svolta. Era un pomeriggio del 1988 e in tv stavano trasmettendo le Olimpiadi invernali di Calgary. Dopo qualche minuto di zapping annoiato, Clara si imbatté nella gara di Gaetan Boucher, campione olimpico uscente di pattinaggio di velocità, canadese come lei. L’atleta fallì, arrivando nono. Quella sarebbe stata la sua ultima gara, l’ultima olimpiade. Poco dopo annunciò il ritiro.

Non sapevo né dove, né quando, né come, né perché, ma sapevo che sarei andata alle Olimpiadi”. A quel punto tutto cambiò e lo sport dettò il resto della sua vita.

Il primo bronzo olimpico ad Atlanta ’96 (via)

Così a 16 anni iniziò a pattinare, ma subito venne reclutata da un allenatore di ciclismo su strada. Alle sue prime Olimpiadi, quelle di Atlanta 1996, gareggiò come ciclista, vincendo due bronzi. Ma la strada fu tutt’altro che spianata. Per quello sport doveva dimagrire perché era troppo grassa. Clara pensava che con altri successi, altre vittorie sarebbe andata meglio ma non fu così. Presto arrivarono i disturbi alimentari, l’anoressia, la depressione. Poi, Sidney 2000. Il fisico di Clara non era forte come prima ed era impossibilitata ad allenarsi a causa di una pertosse di cui continuava a soffrire. Ma otto giorni prima dell’inizio dei giochi una sua compagna di squadra morì in un incidente. Una tragedia che mosse qualcosa in Clara, e la convinse a gareggiare: “Se non vuoi farlo per te, fallo per Nicole”.

Nella prima gara arrivò penultima, nella seconda sesta. Ma sono queste le corse di cui va più fiera, perché “non corri per una questione di medaglie, ma per perfezionare te stesso, per metterti alla prova”.

Con questo spirito, all’età di 27 anni, decise di tornare al pattinaggio di velocità. Una scelta folle, un’impresa quasi impossibile, la prima pattinatrice nella storia a gareggiare senza aver dedicato un’intera vita all’allenamento, senza saper pattinare veramente.

Un’ascesa rapida: in sette settimane era già stata convocata nella nazionale canadese, in tre mesi era nella top 10 del campionato mondiale. E 17 mesi dopo, a Torino 2006, la Hughes segnò la storia dello speed skating contro la tre volte campionessa in carica, la tedesca Claudia Pechstein. Prima lo svantaggio, poi il recupero a metà gara e, a due giri dalla fine, un testa a testa serrato, passi lunghi, potenti e il traguardo: 6 minuti e 59 secondi.
A 34 anni Clara Hughes vinse il suo primo oro olimpico.

Corri Clara, corri! (via)

Quattro anni dopo, Vancouver 2010: alla sua ultima olimpiade invernale Clara debuttò come portabandiera per il Canada. Arrivò terza nella sua gara, ma ci riprovò, applicando tutto ciò che aveva imparato nel pattinaggio: risalì sulle due ruote e corse alle Olimpiadi di Londra nel 2012. Chiuse i giochi senza una medaglia al collo ma con un’esperienza positiva e del tutto soddisfacente. Clara Hughes è una dei cinque atleti al mondo ad aver conquistato medaglie olimpiche sia nei giochi estivi che in quelli invernali, e l’unica ad aver vinto più di una medaglia in entrambi i giochi.

Clara Hughes con il suo primo oro olimpico a Torino 2006 (via)

Se ve lo state chiedendo, la canadese non ha lasciato lo sport. Nel 2014 ha intrapreso la Clara’s Big Ride: un tour di 11.100 km, attraverso il paese, con più di 200 eventi pubblici e 110 comunità visitate. Neve, pioggia, vento, niente ha fermato Clara che aveva uno scopo preciso: sensibilizzare la gente e devolvere il ricavato a iniziative sulla salute mentale.

Ho iniziato a parlare di depressione nel 2011 […] Lo sport mi ha trasformata e ha cambiato la direzione della mia vita […] Non puoi ricevere un dono simile e tenerlo solo per te, devi condividerlo con gli altri.

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