Cose imperdibili da leggere o guardare a Ferragosto

E anche dopo: libri, serie tv, film e riviste

The Catcher
The Catcher
21 min readAug 13, 2018

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Elaborazione grafica The Catcher

Per non perdere tempo sui social proprio durante le vacanze, ecco anche quest’anno, i consigli dello staff di Scuola Holden: libri, serie tv, riviste, film, musica e pure una campagna di comunicazione.

Martino Gozzi consiglia:
SALVARE LE OSSA di Jesmyn Ward (NN Editore)

Uscito negli Stati Uniti nel 2011, si era aggiudicato il National Book Award, riconoscimento che la Ward ha poi vinto una seconda volta (prima donna in assoluto!) l’anno scorso con Sing, Unburied, Sing. Due romanzi incandescenti, viscerali e violenti, ambientati nelle zone più derelitte della Louisiana, dove la vita è precaria come la direzione in cui si muove un uragano e la sopravvivenza è privilegio di pochi.

PATRICK MELROSE (Showtime/Sky)

Serie tv prodotta da Sky e Showtime, scritta da David Nicholls (l’autore del fortunato romanzo Un giorno) e tratta dalla saga di Edward St. Aubyn. Una discesa agli inferi nella migliore tradizione inglese: aristocrazia, eroina, ville in campagna, molestie sessuali, altra eroina. Per stomaci forti. Con Benedict Cumberbatch.

Benedict un po’ pirata (via)

Federica Manzon consiglia:
IL TEMPO DEGLI STREGONI di Wolfram Eilenberger (Feltrinelli)

Dovrebbe essere un saggio, ma è soprattutto l’intrigante biografia di un secolo — di quattro personalità eretiche e leggendarie, dotate di genio fuori dagli schemi. È il racconto, stregonescamente affascinante, di come alcuni momenti nella storia del pensiero possono anticipare tutti i rivolgimenti politici e sociali che verranno. Quel momento per Eilenberger fu il 1929, marzo per la precisione, nella magica località montana di Davos: nodo cruciale di un tempo caratterizzato dal culto politico del capo e dall’instupidimento delle masse indotto dai media. Era l’inizio di un secolo. Lo scorso. E da qui le cose non faranno che peggiorare. Cosa ci sarà dopo? La catastrofe.

Un dettaglio della copertina (via)

Savina Neirotti consiglia:
LEHMAN TRILOGY

Al National Theatre di Londra, diretta da Sam Mendes. Il testo l’ha scritto un italiano, Stefano Massini, e la prima regia fu di Ronconi, poco prima che morisse.
È un testo che balla, e racconta la storia di tre generazioni di Lehman, da quando sbarca in America il primo al crollo famoso della banca. Lo spettacolo di Ronconi durava più di cinque ore, questo di Mendes ne dura tre, ma l’adattamento è straordinario. E gli attori — vi dico solo che ce ne sono soltanto tre in scena (li avete visti tutti al cinema) e recitano, insieme ai loro ruoli principali, una moltitudine di altri personaggi indimenticabili.

(via)

INSIDE THE WRITERS’ ROOM di Christina Kallas (Palgrave Macmillan)

Per chi ama non solo le serie, ma ha il culto dei loro autori.

TUTTO È POSSIBILE di Elisabeth Strout (Einaudi, trad. di Susanna Basso)

Perché ci ricorda che nonostante tutto il dolore, anything is possible.

L’illustrazione di Giordano Paoloni che campeggia sulla copertina (via)

Sara Benedetti consiglia:

(via)

PATCHWORK di Uve Rosenberg (Uplay.it Edizioni)

Quando il karma ti rema contro e una serie di sfortunati eventi ti costringono in casa mentre immagini che il resto del mondo si stia divertendo al mare o in piscina.
Quando ricordi ancora con dolcezza le tessere di Tetrix che, impacciate e traballanti scendevano sullo schermo, aspettando che la tua destrezza invidiabile trovasse loro un posto nel mondo.
Quando abilmente nascondi agli illuministi un angolino dentro di te che resterà per sempre analogico e vorrà toccare materia invece che schermi.
È il momento di giocare a Patchwork e raccontare vecchie storie al tuo avversario mentre acquisti un prezioso scampolo, guadagni bottoni e ti avvii alla vittoria.
Adatto anche ai pomeriggi invernali, quando potrete sfidare i bagnanti estivi che a quel punto saranno tornati in casa.

FINAL SPACE (TBS) + BABYLONIA di Yasmina Reza (Adelphi, trad. di Maurizia Balmelli)

Un particolare della copertina di “Babilonia” (via)

La serie creata da Olan Rogers e David Sacks e il romanzo di Yasmina Reza raccontano con intensità uguale e diversa il momento in cui vedi nell’altro, senza possibilità d’errore, quella solitudine che buca l’anima.
Puoi essere nel tuo condominio o nello spazio profondo. Tutto ciò che resta da fare è lanciarsi in avventure senza futuro ma così splendidamente umane.

Gary: all’inizio lo odi un po’, poi gli vuoi un gran bene

Gianluca Pallaro consiglia (e non è il solo):
LA MIA COSA PREFERITA SONO I MOSTRI di Emil Ferris (BAO Publishing, trad. di Michele Foschini)

Sei anni per scrivere un fumetto, il suo primo fumetto, quello che è valso a Emil Ferris premi in giro per tutto il mondo. Sfogliarlo è come sfogliare il diario di una ragazzina di undici anni della Chicago del 1968. Solo che, pagina dopo pagina, si ha la chiara sensazione che nulla, proprio nulla, sia come sembra. In giro si trova il primo volume, il secondo arriverà, ma la sensazione è che questo sia un capolavoro o, almeno, qualcosa che ci si avvicina.

(via)

AL DI LÀ DELLE PAROLE di Carl Safina (Adelphi, trad. di Isabella C. Blum)

Questo è un libro che riesce a fare un miracolo, mettere insieme rigore scientifico e emozioni. Non sono poi così tanti a essere in grado di farlo, ma Safina ha questo talento e lo usa per indagare, in profondità, quello che ci lega, a livello cognitivo e affettivo, agli animali. Elefanti africani, lupi del parco di Yellowstone, orche: un viaggio toccante che svela come gli animali interagiscono con l’uomo e tra loro, al di là delle parole, appunto. E alla fine il dubbio sulla tesi che l’uomo sia la misura di tutte le cose si sente forte, molto forte.

(via)

Roberto Tucci consiglia:

Due film appena usciti, molto diversi tra loro. A seconda delle città, si possono ancora trovare nel fresco delle sale oppure nelle arene estive dei cinema all’aperto.

THE PARTY di Sally Potter (UK, 2017)

The Party, che sta per la festa e il partito, è una commedia inglese di poco più di un’ora, con regia di Sally Potter e una splendida Kristin Scott Thomas. Impianto teatrale, un ricevimento che precipita rovinosamente, fino a distruggere le vite che intendeva festeggiare. Cinismo e humour nella migliore tradizione britannica.

La festa e il partito, il partito e la festa, e la satira

MEKTOUB, MY LOVE — CANTO 1 di Abdellatif Kechiche (Francia, 2017)

Un irresistibile inno all’estate che travolge di luce lo spettatore per tre ore. Abdellatif Kechiche (La vita di Adele) firma un’opera carnale, rumorosa, strabordante, da cui farsi inondare.

Dammi tre parole, sole, mare, amore (via)

Francesca Tablino consiglia:

NELLO SCIAME, VISIONI DEL DIGITALE di Byung-Chul Han (Nottetempo, trad. Federica Buongiorno) + TUTTI GLI ALTRI SUOI LIBRI

Giovane filosofo sudcoreano che vive e insegna in Germania e i cui libri sono analisi formidabili (mai retoriche) e micidiali di alcuni mali della nostra società.

Magico codino (via)

Nello sciame, in particolare, racconta di come i dispositivi digitali abbiano modificato la coscienza collettiva (e quindi il fare politica) a favore di uno sciame digitale di individui anonimi e isolati, che si muovono disordinati e imprevedibili come insetti.
Sono libri brevi, mai più di 80 pagine, dal ritmo serrato e con tesi interessanti.

2. LA MANO MOZZA di Blaise Cendrars (Elliot, trad. di Raphael Branchesi)

Un bellissimo romanzo di guerra.

Sebastiano Iannizzotto consiglia:
MENO DI ZERO di Bret Easton Ellis (Einaudi, trad. di Marisa Caramella)

(via)

Meno di zero uscì negli Stati Uniti l’8 giugno 1985 e l’anno dopo in Italia. Tra le mie mani, invece, ci arrivò esattamente dieci anni fa, nel 2008. Avevo 19 anni, più o meno la stessa età di Clay, il protagonista. Lo lessi in spiaggia e mi restarono impresse due frasi: “la gente ha paura di buttarsi nel traffico delle autostrade a Los Angeles” e “sparire qui”, scritta su un cartellone pubblicitario.
Qualche settimana fa l’ho riletto. Mi era venuta voglia di tornare a toccare quelle frasi perfette come un oggetto di design, quella prosa essenziale e precisa. Ci ho trovato le mie frasi preferite, che adesso risuonano più potenti e sinistre, e una scrittura perfetta: non c’è niente di più di quello che serve alla storia di un ragazzo che torna a Los Angeles dal New Hampshire per le vacanze di Natale. In questa scrittura ho riconosciuto la maestra di Bret Easton Ellis, quella che dovrebbe essere la maestra di chiunque si metta a scrivere qualcosa, anche fosse soltanto la lista della spesa: Joan Didion (che a 19 anni ancora non conoscevo). Ci ho trovato una California spettrale, con quel vento caldo che sembra non essere di questo mondo, le piscine come tombe in cui seppellirsi, i coyote e altre presenze fantasmatiche che sembrano esistere solo lì, in quell’angolo di America che è paradiso e inferno allo stesso tempo. E ci ho trovato quel vuoto che ha cominciato a inghiottirci negli anni ’80 e non ha ancora finito.

Bonus track: SONG FOR CLAY (DISAPPEAR HERE) dei Bloc Party

Nel 2007 uscì A weekend in the city, il secondo album dei Bloc Party, che si apre proprio con questa canzone dedicata al Clay di Meno di zero. Cambia lo scenario, dalla Los Angeles ellisiana a una Londra più familiare alla band britannica, ma restano i punti fermi del romanzo. La voce di Clay passa attraverso una sezione ritmica feroce e un tappeto di chitarre abrasive che amplificano la sensazione di camminare sull’orlo del baratro.
Tre versi arrivano direttamente dalla penna di Bret Easton Ellis:

People are afraid, are afraid
To merge on the freeway
Disappear here

E qui ci sarebbe la versione live, da Glastonbury, che è pazzesca come il giubbotto indossato da Kele Okereke

Valentina Rivetti consiglia:
GLOW S02 (Netflix) + PARLARNE TRA AMICI, di Sally Rooney (Einaudi, trad. Maurizia Balmelli)

“Sì, perché il punto è che attività corporee come ballare, o correre, o pattinare possono essere atti di libertà. Usare il nostro corpo per noi stesse vuol dire anche sottrarlo a certe dinamiche di sfruttamento, sebbene il confine sia sottilissimo. È questo il territorio che volevamo davvero esplorare. Come fare a trasformare qualcosa che viene fatto per gli altri in qualcosa che facciamo per il nostro stesso piacere…”. La prima stagione è stata una bomba, ma questa seconda va anche oltre e lo fa proprio nella direzione cui accenna qui sopra Carly Mensh, una delle creatrici della serie.

Recap (casomai qualcuno non ne sapesse proprio niente): ispirato da uno show realmente andato in onda negli anni ’80, GLOW — Gorgeous Ladies of Wrestling racconta le vite di un manipolo di donne che mettono su il primo show di wrestling femminile della storia. Quando iniziano non sanno fare wrestling, poi imparano così bene sia a farlo che a cambiarlo (ed è questo il centro della S02, senza intenti retorico-migliorativi del mondo), che lo show cambia la vita un po’ a tutt* (ci sono anche alcuni uomini, non molti ma ci sono). Cose per le quali ci siamo emozionati nella S01: si attacca un’altra roccaforte del machismo come il wrestling + lo si fa con parecchia ironia + ci sono gli anni ’80 che rendono più godibile narrativamente tutto il lavoro di riflessione sugli stereotipi che salgono sul ring (dalla nevrotica reginetta d’America Liberty Belle alla fannullona approfittatrice Welfare Queen, per dirne due) + c’è Ruth che, con la sua valigetta di errori e ossessioni e storture, è uno dei personaggi femminili più rincuoranti della serialità degli ultimi anni (e c’è l’altra sua inscindibile metà: Debbie).

Ecco, la seconda stagione è anche più amabile perché: l’aumento di paillettes e cotonature e stereotipi ci porta ancora di più nella “terra di mezzo tra exploitation ed empowerment” (parole dell’altra creatrice, Jenji Kohan) facendo esplodere un’ambiguità bellissima che non è mai dedicata a chi guarda i corpi ma è un discorso interiore che chi abita quei corpi fa a se stessa (se nel mio feed di Instagram scorgessi sempre questo tipo di sincerità con se stess* la mia vita sarebbe migliore, per dire) + c’è molta più sperimentazione anche nelle forme del racconto, e le ultime quattro puntate in questo senso sono un gran crescendo + pure il #MeToo ne esce tristemente sfaccettato (“per una volta che chiudi le gambe ci fotti tutte”, dice a un certo punto Debbie a Ruth) + la vera tensione sessuale/emotiva irrisolta, quella tra Debbie e Ruth, si approfondisce fino a esplodere e fa emergere tutti i dolori mimetici del caso in modo tristerrimo e memorabile + Ruth resta sempre molto rincuorante (cioè, è proprio costruita per essere amata. Una volta che lo si sa, ci si può anche lasciare andare).

(via)

Ora levàte a Ruth e Debbie le pailettes, aggiungete una casa nella campagna francese; levàte la camera e il ring ma tenete il gioco di ruoli e aggiungete uno sguardo molto più affilato, impietoso e ironico (quello dell’autrice, Sally Rooney); mettete che le due amiche qui si chiamano Frances e Bobbi, che passano la maggior parte del romanzo a lottare ferocemente una contro l’altra (Frances, come Ruth, passa parecchio tempo a incassare, tra l’altro), che sentono di salvarsi dallo stereotipo di recitare dei ruoli dicendosi continuamente che stanno recitando dei ruoli e interpretandoli così con quel distacco ironico da post-tutto (che è un gran rimedio contro la solitudine, soprattutto ad agosto); tenete la tensione sessuale tra le due, anzi potenziatela e raddoppiatela per Melissa e Nick, la coppia sposata e infelicissima che in questa amicizia farà parecchi di pasticci. A questo punto siete davvero lontanissim* da Glow, potete aggiungere i corpi, la solitudine di vivere il mondo sempre attraverso la testa, il piacere, qualche buco di coraggio, la ferocia dell’amicizia. Parlarne tra amici e Glow: per un agosto su genere e potere, ma senza prediche.

Greta Messori consiglia:
ELEANOR OLIPHANT IS COMPLETELY FINE di Gail Honeyman (Harper Collins)

Una storia delicatamente spietata, come la sua protagonista e il suo sguardo sul mondo. Una lettura leggera, ma profonda e mai mai mai banale, che consiglio in lingua originale.
Un libro che sconfessa le cicatrici e ci ricorda con grande attualità (e stile) che oggi più che mai “home is where the heart is”.
La cosa migliore è rispecchiarsi in Eleanor con qualche titubanza e poi, alla fine, scoprire di andarne fieri.

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Anna Galli consiglia:
LA MIA COSA PREFERITA SONO I MOSTRI di Emil Ferris (BAO Publishing, trad. di Michele Foschini)

Ben poche persone al mondo, avendo a disposizione una Bic e un quadernone a righe, saprebbero tirar fuori un fumetto di 400 pagine come La mia cosa preferita sono i mostri. Emil Ferris è una di queste. Anche se non andate pazzi per vampiri, uomini-lupo e mummie che escono dalla tomba, non vi fate spaventare: il cuore di questa storia è tutt’altro. Qui dentro troverete anche: la Chicago povera del 1968, gangster, tatuaggi, i bordelli di Berlino negli anni ’30, lo spettro del Vietnam, nazisti, superstizioni indiane, e delle lezioni fantastiche di storia dell’arte. Tutto questo raccontato da una ragazzina armata di matita e di un coraggio che ricorderete a lungo.

Bic + bloc notes, capito? (via)

Mauro Berruto consiglia:

Restando nel mio settore, invito gli appassionati di sport abbacinati e storditi dall’arrivo di CR7 a leggere:

IN LODE ALLA BELLEZZA ATLETICA di Hans Gumbrecht (Luca Sossella Editore, trad. di Claudio e Paola Colaiacomo)

Un saggio per comprendere come lo sport sia un’esperienza estetica e ci insegni qualcosa a proposito di successo, crollo, sofferenza, paura, preparazione e così via.

HO UCCISO. HO SANGUINATO di Blaise Cedras (Nonostante Edizioni, trad. di Francesco Pilastro)

Due racconti brevi e, in qualche modo simmetrici, che parlano di un modo per scendere all’inferno e di uno di risalirci.

Cendrars giovane e bello (via)

CONTRO L’IDENTITÀ di Francesco Remotti (Laterza)

Infine, per chi volesse far i compiti delle vacanze, comprendere meglio ciò che sta succedendo in questo mondo impazzito e arrivare a settembre preparato, consiglio di passare l’estate leggendo un libro uscito nel 1996: Contro l’identità di Francesco Remotti, per tanti anni professore di Antropologia Culturale all’Università di Torino (nonché mio relatore di Laurea!). Un libro profetico.

Elena Miglietti consiglia:
COSE VERE SCRITTE BENE a cura di Giuseppe Mazza (Franco Angeli)

Un libro che raccoglie per la prima volta i più grandi annunci della storia della pubblicità. Ventotto copywriter italiani hanno tradotto testi di Bernbach, Levenson, Gossage, Abbott, fino ai grandi contemporanei, sotto l’occhio vigile di Giuseppe Mazza, il direttore di «Bill».

Ragazzini alla riscossa (via)

THE PROMISED NEVERLAND di Kaiu Shirai e Posuka Demizu (J-POP, trad. di Carlotta Spiga)

Manga con mistero scritto da Kaiu Shirai e illustrato da Posuka Demizu. In un orfanotrofio in campagna, non si sa dove, vivono amati e ben nutriti trentotto ragazzini felici. Ma è davvero un orfanotrofio? Ah, ci sono anche gli alieni.

Domitilla Pirro consiglia:

Due proposte in due direzioni radicalmente opposte, sennò che gusto c’è?

THE JOEL MCHALE SHOW WITH JOEL MCHALE

Per gli orfani di Community (#sixseasonsandamovie) ma anche per tutti quelli che vogliono passare venti minuti in leggerezza, binge permettendo.

QUESTIONE DI VIRGOLE di Leonardo G. Luccone (Laterza)

Perché i grammar nazi a.k.a. maestrini da tastiera (categoria attualmente a rischio) si sentano meno soli nella lotta. Feel you, my brothas and sistahs. #puntoevirgolaregna.

(via)

Annalisa Ambrosio consiglia:
TENERA È LA NOTTE, di Francis Scott Fitzgerald (Einaudi, trad. di Fernanda Pivano)

Costa azzurra su copertina vintage (via)

Tempo di lettura stimato: due giorni pieni a bordo vasca, possibilmente alla luce del giorno.
Una ragazzina frivola e piena di sogni va in vacanza con la madre, scopre il mondo degli adulti, e si invaghisce di Dick, psichiatra più grande di lei, sposato con una paziente bellissima e fuori di testa. Nella prima parte siete ad Antibes, in Costa Azzurra. A Parigi le tinte si incupiscono. La seconda parte del libro è uno spioncino sul male: Vienna, un sanatorio prima della guerra, Dick Diver e Nicole Warren vivono un amore morboso e insanguinato, di fuga.
Il finale sta a voi: Fitzgerald non si è mai deciso su come dovesse concludersi.

Adriano Pugno consiglia:

L’illustrazione di Robert Crumb (che fa parte di questo libro) direttamente dalla copertina (via)

IO SONO VIVO, VOI SIETE MORTI di Emmanuel Carrère (Adelphi, trad. di Federica e Lorenza Di Lella)

Carrère, lo sappiamo, è un maestro di biografie, abile artigiano nel trasformare un’esistenza in qualcosa che ti incolla alla pagina. Io sono vivo, voi siete morti, il libro su Philip K. Dick, non arriva ai picchi di Limonov: la figura di vate del complotto si presta fin troppo a una scrittura parodica, con il pilota automatico. Ma nelle pagine più belle, quelle che scavano fra i dubbi di Dick, si delinea una realtà sotto attacco, duplice, poliforme, un mondo nuovo e assurdo alla cui base c’è semplicemente lui, l’autore.

Sara Micello consiglia:
IL RACCONTO DELL’ANCELLA di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie, trad. di Camillo Pennati)

Pubblicato in lingua originale nel 1985, è diventato in tempi recenti una fortunata serie tv. In un’America distopica e totalitaria, convivono le Mogli, sterili, dei Comandanti, e le Ancelle, ridotte a uteri fecondati “che il Signore possa schiudere”.
Scritto in prima persona da Difred, la donna che appartiene a Fred, talvolta sfuma in un “noi” al femminile che ci condanna, tutti, alla preghiera.

L’autrice e il personaggio da lei creato: Margaret Atwood con Difred, interpretata da Elizabeth Moss nella serie prodotta da Hulu (via).

“Esiste più di un genere di libertà, diceva zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da”.

Alice Avallone consiglia
SOLO IN CARTOLINA

È una campagna di denuncia contro le morti in mare, che sostiene tutti coloro che ogni giorno salvano le vite dei migranti al largo delle nostre coste. Sono chiamati a raccolta i creativi di tutta Italia: inviate i vostri Saluti e Baci dalle località di mare che amate, sfondo dei tragici naufragi d’estate. Obiettivo? Spedire 10.000 cartoline, tra il vintage e il trash, al Ministero dell’Interno che tempo fa ha dichiarato: “Quest’anno le ONG vedranno l’Italia solo in cartolina”.

(via)

Aaron Ariotti consiglia:
THE TERROR (Amazon Prime)

È un raggelante horror psicologico. Serie britannica (sono loro i più bravi di tutti) di grande intensità e spessore. Per ricordarci che non siamo immortali.

Raggelante mica per scherzo (via)

IL CACCIATORE (Rai Fiction)

Una delle più belle serie italiane dell’ultimo decennio. Perché anche noi italiani, quando ci applichiamo, sappiamo fare le cose come si deve.

Leonardo Staglianò consiglia:
SIRENE

Chi ama il mare amerà «Sirene», una rivista cartacea disponibile in due edizioni, inglese e italiana. In ogni numero, articoli, fotografie, illustrazioni e reportage dedicati a isole, surfisti, velisti, pesci, nuotatori o anche solo libri di ambientazione marina. Si scoprono percorsi per ciclisti lungo coste oceaniche, si visitano cantieri in cui si fabbricano o restaurano barche di legno, e si esplorano fondali con campioni di apnea. Le pagine sono grandi e ruvide, fatte con carta riciclata da alghe marine.

(via)

RETABLOID FICTION

È una rivista di narrativa. Si pubblicano racconti e illustrazioni, e tutto avviene attraverso una call pubblica; l’ultima si è chiusa all’inizio di luglio, e riguarda il secondo numero, in arrivo a settembre. Gli autori selezionati sono esordienti assoluti, hanno esordito da poco, come Elvis Malaj (fra i 12 finalisti dell’ultimo Premio Strega), o esordiranno a breve, come Laura Fusconi, il cui primo romanzo, Volo di paglia, uscirà per Fazi a fine agosto. «Retabloid Fiction» si può scaricare in .pdf, gratuitamente, sul sito dello studio editoriale Oblique, che cura la rivista, ma il consiglio per l’estate è di comprare la versione cartacea: è sufficiente una donazione, di cui scegliete voi l’importo.

(via)

THE FLR — THE FLORENTINE LITERARY REVIEW

Bellissima, fra le riviste italiane, anche «The FLR — The Florentine Literary Review». Nato nel 2016 nel capoluogo toscano, «The FLR» è un magazine letterario in italiano e in inglese. Gli autori selezionati sono in gran parte nomi già noti al grande pubblico, come Luciano Funetta, Alcide Pierantozzi o Elena Varvello. Si pubblicano racconti e poemi, in doppia lingua e accompagnati da bellissime illustrazioni. I primi tre numeri sono già in circolazione, il quarto uscirà a ottobre.

Luca Castelli consiglia:
CRONACHE DELL’ABBANDONO di Gigi Giancursi (autoprodotto)

Più che un disco, Cronache dell’abbandono di Gigi Giancursi è una caccia al tesoro. È stato distribuito all’inizio del 2018 in poche centinaia di copie ad amici, fan e followers, contattati uno per uno. Lo si può recuperare scrivendo all’autore, forse. No Spotify, niente YouTube, nemmeno lp: nell’era dello streaming e del boom del vinile, per ora ha visto la luce solo su cd. Sublime la copertina, meravigliose le 12 canzoni, orgogliosa la sfida allo zeitgeist della musica facile e liquida.

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Cecilia Fresia consiglia:
VELENO

È una serie podcast in sette puntate, ideata da Pablo Trincia. Un esperimento ben riuscito ispirato alla più famosa serie audio americana Serial. È il risultato dell’inchiesta su una vicenda di cronaca realmente accaduta nel modenese, vent’anni fa: una storia di pedofilia e satanismo che ha coinvolto 16 bambini e le rispettive famiglie.

Potete ascoltarlo qui

Veleno è un racconto appassionante fatto di testimonianze, interviste, ricostruzioni e atti processuali.
Alla fine della storia, cos’è successo davvero? Chi è il lupo cattivo, e chi Babbo Natale?

Lucia Gaiotto consiglia:
THE PASSENGER (Iperborea)

(via)

È una rivista, è un libro, è una raccolta di articoli e di reportage; «The Passenger» è un UFO non meglio identificato che rovescia i cliché con eleganza e arguzia; «The Passenger» è soprattutto un modo diverso di informarsi per chi ha voglia di ribaltare le proprie convinzioni, sempre.
Il primo numero è dedicato all’Islanda e, tra le altre cose, ci troverete più puffin che persone, un’energia pulita che non è poi così pulita, turisti intenti a chiedere a che ora si accende l’ora boreale e perfino un sindaco anarchico che ha tirato fuori Reykyavik dalla crisi.

ATYPICAL (Netflix)

D’estate c’è voglia di leggerezza, ma una leggerezza che permetta di toccare mari talvolta anche profondi, surfando con grazia. Atypical, serie tv presto alla seconda stagione prodotta da Netflix, racconta la vita di una famiglia con un figlio adolescente affetto dalla sindrome autistica che decide di trovarsi una fidanzata. E la serie racconta la storia di Sam con garbo e ironia, senza scadere in facili sentimentalismi, sempre con un tocco di irriverenza e gioia nel trattare difficoltà, amori, cambiamenti, che sono quelli di un ragazzo speciale, ma sono anche quelli di un ragazzo qualunque.

I’m a creep, I’m a weirdo, cantava Thom Yorke

Silvia Cannarsa consiglia:
LE REGOLE NON VALGONO di Ariel Levy (Bompiani, trad. di Claudia Durastanti)

Non-fiction, memoir, autofiction, chiamatelo come volete ma è una bomba di dolore necessario.
Lei è una redattrice del «New Yorker» e ha avuto una vita interessante ma non te la spara in faccia come farebbe chiunque. È ironica, a volte cinica ma soprattutto brava-bravona.
Un libro sulla consapevolezza, le relazioni, il lavoro, la maternità e la morte. Un pasto completo, direi.

(via)

Alessia Siciliano consiglia:
LE QUATTRO CASALINGHE DI TOKYO di Natzuo Kirino (Neri Pozza, trad. di Lydia Origlia)

Una città dai toni crudi, la storia di un delitto e una vendetta: quattro personaggi femminili diversi, con un attaccamento alla vita che non potrà non entrarvi dentro.

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RESIDENZA ARCADIA di Daniel Cuello (BAO Publishing)

Graphic novel corale, disegnata e scritta magistralmente da Daniel Cuello. In una nazione oppressa dalla dittatura, gli inquilini di un condominio nascondono debolezze e segreti, scontrandosi tra loro con un umorismo amaro, che però tocca il cuore e commuove nel finale.

S IS FOR STANLEY di Alex Infascelli (Italia, 2015)

Il documentario racconta la straordinaria storia di questo italo-inglese, ex campione di auto da corsa, che per un caso si è trovato a lavorare con Kubrick, diventando per lui una figura indispensabile. Quest’uomo ha a casa sua i tappeti dell’Overlook Hotel! È una storia toccante, di amicizia, di incroci di vita e che rivela tanto anche della vita privata e delle manie del genio Kubrick.

Alessia Favino consiglia:
LO SCONTRO QUOTIDIANO di Manu Larcenet (Coconino Press, trad. di Francesca Scala)

La post adolescenza di un fotografo in crisi che si mischia alle difficoltà sociali della contemporaneità. Il tempo passa, la post adolescenza se ne va e subentra l’età adulta e queste responsabilità occorre accollarsele. Sullo sfondo il progetto di un reportage fotografico sugli operai di una fabbrica che sta per chiudere, un amore che nasce e una figlia che cresce, un padre che muore e amicizie che seguono il loro andamento complesso e naturale.
Qualche lacrima scende e molti sorrisi scappano, queste sono le cose che contano.

Un dettaglio della copertina (via)

Roberta Vasario consiglia:
LA SAGA DEI CAZALET di Elisabeth Jane Howard (Fazi editore)

(via)

È la storia di una famiglia dell’alta borghesia inglese, si svolge a cavallo degli anni della Seconda guerra mondiale. Cinque volumi, ma non vi spaventate, sono pieni di tutto: nascite, lutti, amori, matrimoni, separazioni, malattie, fortune e sfortune economiche. La scrittura è semplice, ben costruita, scorre veloce e piacevole, difficile staccarsene! Sullo sfondo le vicende politiche e civili della Gran Bretagna.

Daniele Zinni consiglia:
OPERATION ODESSA di Tiller Russel (USA 2018)

In teoria, è un documentario su tre gangster che comprano un sottomarino russo per venderlo a un cartello colombiano della droga, con un colpo di scena. In realtà, è un’ora e mezza in compagnia di tre personaggioni che trafficavano cocaina nella Miami dei primi anni ’90 e oggi possono raccontare aneddoti pazzissimi — quello del sottomarino non è neanche il più pazzo.
Quando conosco persone nuove, spero sempre che abbiano storie del genere da raccontare, poi però m’indispettisco se parlano solo loro. Mentre guardavo Operation Odessa invece ero contento che parlassero.

Come si fa a non amare queste tre canaglie?

Andrea Falcone consiglia:
OVERLOAD di Teatro Sotterraneo

Non dovrei consigliare Overload di Teatro Sotterraneo. Non dovrei dire niente di niente. Questo spettacolo teatrale, paradossalmente, parla di questo: del sovraccarico di informazioni che ci impedisce di avvicinarci alle cose. Per dargli ragione, non vi dovrei dire che nella scena iniziale c’è un ragazzo che afferma “Io sono uno scrittore”. E che, via via, la capacità di attenzione del pubblico è testata in maniere spietate e fantasiose. Non posso certo dirvi che il lavoro di questa compagnia è di unintelligenza commovente, o ammettere che io la invidio, da sempre. Vi dirò solo: andateci, è al Festivaletteratura di Mantova il 7 e l’8 settembre.

Alice Rebolino consiglia:

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LE PIÙ FORTUNATE di Julianne Pachico (SUR, trad. di Teresa Ciuffoletti)

Il primo pregio de Le più fortunate salta subito all’occhio: la sua copertina — art director Riccardo Falcinelli ça va sans dire — potrebbe rivelarsi un vero toccasana per il vostro feed di Instagram.
Venendo al contenuto, il romanzo di Julianne Pachico mi ricorda uno di quei giochini delle riviste di enigmistica, quelli coi puntini numerati da collegare che alla fine formano una figura. L’autrice ha segnato solo la costellazione della storia, a noi lascia il privilegio di immaginare tutto il resto del percorso.

Marta Trucco consiglia:

(via)

ERAVAMO IMMORTALI di Manolo (Fabbri Editore)

Autobiografia scritta con un dito (per mancanza di dimestichezza con la tastiera) dal più eccezionale e visionario scalatore di tutti i tempi. Non è un libro di montagna, è il racconto originale, crudo, scanzonato e sincero di una bella e folle gioventù che, negli anni Settanta, correva in bilico sul filo della transizione, e che in una bolla isolata, quella delle pareti verticali, ha innescato i valori di un’altra rivoluzione.

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