Cose imperdibili da leggere o guardare ad agosto

Libri, film, graphic novel, serie tv, podcast e pure un mazzo di carte

The Catcher
The Catcher
14 min readAug 8, 2017

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Le letture leggere di Don Draper in spiaggia (via)

I consigli dell’estate dello staff di Scuola Holden.

Martino Gozzi consiglia:
FARGO —LA SERIE (FX)

(via)

Pagati i dovuti omaggi all’eponimo capolavoro dei fratelli Coen nel corso della prima stagione, Fargo ha trovato il proprio passo nella seconda, allontanandosi coraggiosamente nel tempo e nello spazio dal setting del film. Nella terza ha continuato a rischiare, con risultati altrettanto buoni (la serie segue il cosiddetto formato antologico: ciascuna stagione è perlopiù indipendente dalle altre). Le premesse sono sempre tragiche nella sostanza, e assurde nella forma. Fin dalla prima sequenza è chiaro che nessuno dei protagonisti riuscirà a farla franca, pagando un prezzo altissimo per la propria inavvedutezza (o idiozia). Nessuno riuscirà a salvare la pelle. Moriranno tutti. Si tratta soltanto di capire come, e quando. In questo senso, Fargo potrebbe essere definita come la serie esistenzialista per eccellenza: che cosa dà senso alla vita, se poi arriva la morte e dopo la morte non c’è nulla? In fondo, a pensarci bene, siamo tutti nella stessa situazione, anche noi che viviamo all’altro capo del mondo. Ideato, scritto e prodotto da Noah Hawley, che di recente ha pubblicato il romanzo Prima di cadere (Einaudi Stile Libero). Con Ewan McGregor e David Thewlis.

Saluti da Ewan

Sara Benedetti consiglia:
CIVILTÀ PERDUTA (James Gray, USA 2016)

Tre motivi per guardarlo.

1. Perché è un film di James Gray ed è obbligo morale guardare tutti i film di James Gray, regista ossessionato da protagonisti in bilico, messi alle corde da forze opposte che si agitano in loro, più di una volta affidati alla bravura di Joaquin Phoenix. Qui il protagonista, Percival Fawcett, è interpretato da Charlie Hunnam, il Jacks di Sons of Anarchy, bravo nel rendere un personaggio portatore di distanza incancellabile, assente perché spesso in viaggio o perché immerso in una dimensione altra, tutta sua. Ufficiale britannico agli inizi del ’900, Fawcett accetta l’incarico di compiere rilievi cartografici in Sudamerica anche per riabilitare il nome della famiglia ed essere accettato dalla stessa società che non esita poi a contestare pubblicamente in più occasioni. Legato da amore sincero a sua moglie, le vieta di seguirlo in Sudamerica, costringendola a un ruolo che sa starle stretto. Ufficiale coraggioso, padre severo, patriota, si sottrae alle appartenenze, rifugiandosi nell’ossessione che, sola, gli regala la pace. Lottando per sopravvivere in ambiente ostile, Fawcett smette di lottare dentro se stesso.

2. Per ricordare. In un’epoca, la nostra, di grandi nostalgie e ritorni alla natura, dove affolliamo le botteghe bio e fantastichiamo di ritiri sperduti, il film ci ricorda che la natura non è solo madre e non è solo quella che addomestichiamo negli orti verticali. Sa essere crudele, può ipnotizzare, chiedere il suo prezzo. Non solo. Il film ci ricorda, in barba al positivismo occidentale, che non potremo mai avere il controllo di tutto, non possederemo mai il pianeta perché sappiamo spiegarne le leggi. Non è tracciando i confini su una carta geografica che puoi sostenere di conoscere una terra. La vita spalanca le porte del mistero, non tutto si può comprendere fino in fondo, non il senso della nostra esistenza, come spiega magnificamente Fawcett a suo figlio quando il loro destino arriva a compimento.

3. Per l’ultima inquadratura. Perché Gray è un grande regista che sceglie di non intromettersi tra il pubblico e la storia (vera, ispirata alla biografia di Fawcett) con virtuosismi e pezzi da repertorio ma sigilla l’intera narrazione con un’inquadratura straordinaria, quella finale, che merita una seconda visione (per la quale vi rimandiamo a «Civiltà perduta — perché riguardarlo» articolo che scriveremo al ritorno dalle vacanze).

Mauro Berruto consiglia:
GIORNI DI GRAZIA di Arthur Ashe (Add Editore)

(via)

Un tennista leggendario, il primo atleta di colore a vincere a Wimbledon, che ha vissuto sempre fuori posto: troppo bianco per essere nero, troppo nero per essere bianco.
Un uomo che ha vissuto in equilibrio tra il suo rigore e la necessità di gestire le bizze di Connors e di McEnroe, tra il suo enorme senso del rigore e della reputazione e una malattia, l’Aids contratto per via di una trasfusione, che lo ha costretto a ridisegnare la sua vita e perfino la sua morte.
Una lezione di umanità, bellezza, sofferenza, impegno civile di un grande uomo e di un grande sportivo che se ne è andato, senza dubbio, maledettamente troppo presto.

Gianluca Pallaro consiglia:
CIELO ROSSO AL MATTINO di Paul Lynch (66thand2nd)

Immaginate che qualcuno decida di mettere insieme Cormac McCarthy e William Faulkner e di fare scrivere loro la sceneggiatura per un film diretto da Robert Bresson. Ecco, se ci riuscite, avrete un’idea, vaga e affascinante, di Cielo Rosso al Mattino, libro duro, brutale, da lasciare senza fiato. Un’unica, lunga fuga attraverso l’Irlanda di due secoli fa e poi su una nave di migranti e ancora sui binari in costruzione delle ferrovie americane. Un uomo che scappa, il nastro per capelli di sua figlia sempre in tasca, e l’ostinato desiderio di cercare la luce soprattutto quando il buio è feroce.

Un dettaglio della copertina

Disco consigliato per accompagnare la lettura: Fisherman’s Blues, The Waterboys

Sebastiano Iannizzotto consiglia:

(via)

IL SALTO di Sarah Manguso (NN Editore)

La morte è un terreno scivoloso per la letteratura. Il rischio è quello di affondare nelle sabbie mobili del patetico. Tra i libri che hanno saputo raccontare con precisione il dolore della perdita c’è L’anno del pensiero magico di Joan Didion. Ed è proprio a Didion che ho pensato mentre leggevo Il salto di Sarah Manguso: per certi giri di frase, per la distanza che c’è tra la narratrice e quello che racconta (molto in breve: il suicidio di un amico), per l’attenzione a certi dettagli che sembrano insignificanti e che, invece, racchiudono intere esistenze.

Valentina Rivetti consiglia:

Un dettaglio della copertina (via)

IL RITORNO di Hisham Matar (Einaudi)

Marzo 1990: Jaballa Matar, strenuo oppositore del regime di Muammar Gheddafi, viene prelevato dal suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. “Invidio l’irrevocabilità dei funerali”: Il ritorno è la storia di un figlio che, dopo trentatré anni di assenza, torna in Libia per cercare di ricostruire un volto, una voce oppure una fine. Un viaggetto bellissimo e doloroso nei misteri dei padri.

BLACK SAILS (Starz)

Collegamenti improbabili. A proposito di viaggetti perigliosi e di ricerche per le quali ipotecare la vita: 38 episodi su tutto quello che succede prima dell’Isola del Tesoro di Stevenson, ovvero il capitano Flint versus Long John Silver, ideali versus Paese reale, cavalcate femminili emancipatorie, realpolitik versus PD.

Davide Cerreja Fus consiglia:
1. BULL MOUNTAIN di Brian Panowich (NN Editore)

(via)

Il risvolto di copertina lo paragona a True Detective, Breaking Bad e Fargo, ma è uno specchietto per le allodole. E io, da buona allodola, ci sono cascato in pieno, ma non sono mai stato così contento di essere turlupinato.
Bull Mountain è un noir duro, aspro e cattivo come la montagna del titolo, dove ci sono uno sceriffo e il fratello gangster, un agente dell’FBI, una banda di motociclisti, una donna incinta dal grilletto facile e un sacco di fantasmi del passato, tutte marionette sporche di sangue pronte a immolarsi nel nome della famiglia.
Brian Panowich è stato un musicista itinerante e ora fa il pompiere in Georgia: il secondo risvolto di copertina è molto più interessante del primo.

2. THE HANDMAID’S TALE (Hulu)

June vive in un presente distopico, dove gli USA si chiamano Galaad e sono governati da una teocrazia. Come le altre donne fertili rimaste, ora è solo un utero senza identità, al servizio di una ricca famiglia sterile della classe dirigente. Ma la ribellione serpeggia.

Blessed be the fruit

Una serie che riflette sul ruolo della donna nella società, parla di coraggio e speranza come risposta al fanatismo, e lo fa con una colonna sonora ironicamente pop, un’eleganza formale che è puro spettacolo e regie d’autore come quella della video artista Floria Sigismondi.

3. POSTAL — Vol. 1 di Matt Hawkins, Bryan Hill, Isaac Goodhart (Panini Comics)

(via)

È difficile parlare di questo fumetto senza fare spoiler, ma a grandi linee ci sono una cittadina che non esiste, un postino con la sindrome di Asperger, legami di sangue, cattiveria in abbondanza e un sacco di personaggi ambigui, affascinanti e irrimediabilmente soli.
Scritto e disegnato in maniera impeccabile, il primo volume comprende i primi 8 episodi della serie e ha il solo difetto di lasciarti disperato in attesa della prossima uscita.
Se non dovesse bastare, è già in cantiere anche una serie tv.

Alessia Siciliano consiglia:
1. IL PORTO PROIBITO di Teresa Radice e Stefano Turconi
(BAO Publishing)

Graphic novel disegnato a matita (non inchiostrato, che chicca!), libro e poema in cui è delizioso perdersi, per tutti i dettagli e i richiami ai classici, ma anche ai più contemporanei romanzi di avventura romantica.

(via)

Ci sono la poesia (alcune tavole sono inserti di poema, in uno stile che spazia da Shakespeare a Coleridge), la musica, la leggenda, il mistero e naturalmente il viaggio. Quello dell’eroe, sì, ma anche quello del lettore. È una storia di amore, anzi di amori, e di avventura alla ricerca del porto proibito, un posto mistico, in cui non tutti possono arrivare.

2. STORIA DI UNA GEISHA: UNA GRU INFREDDOLITA di Kazuo Kamimura (J- POP)

Manga per un pubblico adulto, narra di Tsuru, venduta da bambina a una casa di geisha: con lei entriamo nel mondo dei fiori e dei salici in cui convivono donne bellissime e cattive, uomini ossessionati dal dominio e giovani a cui non è concesso l’amore di queste donne.

Un dettaglio della copertina (via)

Un’opera per chi è incuriosito dal Giappone, che permette di capire chi sono le geishe, osservare il loro modo assoluto di vivere, tanto affascinante agli occhi del mondo occidentale. I disegni di Kamimura e la copertina dell’edizione J- POP sono di una delicatezza inenarrabile!

3. TI SCRIVERÒ PRIMA DEL CONFINE di Diego Barbera (Casa Sirio)

(via)

Un diario, costruito su biglietti segreti e linguaggi differenti: storia delicatissima di un’amicizia, forse di un amore, ambientata in uno strano ospedale, in cui si incrociano solitudini. Le vicende si snodano fino all’ultima pagina e non puoi smettere di leggere finché non scopri l’intera storia dei personaggi, di cui è impossibile non innamorarsi. E parlo anche dei quelli secondari, come l’infermiere dell’est, gigante dal cuore tenero, che infrange le regole e il bimbo che parla con il protagonista attraverso un nostalgico telefono senza fili.

Adriano Pugno consiglia:
1. MICKEY di Tito Faraci (Add editore)

Mickey non è un saggio, neanche un’autobiografia. È un bellissimo atto d’amore tra un uomo, al secolo Tito Faraci, e un topo. Il topo più famoso del mondo.

Un dettaglio della copertina

Faraci fa uscire Topolino dalle pagine dei fumetti e ce lo racconta come un amico, una persona splendida che ha il piacere di avere accanto nel lavoro e nella vita di tutti i giorni. Sullo sfondo c’è lui, Faraci, lettore e scrittore appassionato. E per un Faraci che entra nella pagina, c’è un Topo che diventa, per sempre, uno di noi.

2. BUCHI di Ugo Cornia (Feltrinelli)

(via)

Cornia riesce sempre, nei suoi libri, a farci rivivere il suo piccolo mondo. Un mondo fatto di un macro-organismo, i suoi luoghi, e di microrganismi, i vari nuclei della famiglia e tutte le storie che si diramano.
Un cassetto, una cassapanca, una scatolina rossa diventano porte sul passato, “un richiamo come all’indietro”, all’amata casa di Guzzano. Ne viene fuori una grande malinconia della vita e della morte, che si intrecciano e si infossano tra loro. E alla fine non rimane più niente.

domitilla.pirro consiglia:
THE HANDMAID’S TALE (Hulu) + CARDS AGAINST HUMANITY

Consigli? Due: un prodotto crossmediale (bugia: un romanzo anni ’80 trasformato da Hulu in premiata serie tv) e un gioco di carte distribuito gratuitamente sotto licenza Creative Commons.
Il primo? The Handmaid’s Tale, ovvio; frutto felice del revanscismo grrrl dell’ultimo periodo, per questo amato e odiato.

Capito? (illustrazione di Brett Valls)

Il secondo? Cards Against Humanity, distillato della mass culture più becera in spregio al politically correct, per questo amato e odiato. La combo garantisce equilibrio e autoironia. Enjoy.

Basta nascondersi: siate anche voi persone orribili (via)

Roberto Tucci consiglia:
DA COSTA A COSTA di Francesco Costa

Dopo l’appassionante racconto della campagna elettorale statunitense via newsletter, Francesco Costa, vicedirettore de «il Post», sta continuando a inviare dispacci americani. Lo fa, da qualche mese, anche via podcast, e il viaggio nell’America di Trump regala colore, vivacità, partecipazione oltre ai contenuti sempre accurati. Su Spreaker si possono ascoltare tutte le puntate. Politica, società, costume: vi consigliamo in particolare i reportage dal Texas. Effetto collaterale: la voglia di partire.

Greta Messori consiglia:
EROI DELLA FRONTIERA di Dave Eggers (Mondadori)

Il bello della frontiera è che sa essere un inizio, una fine e entrambe le cose insieme. La frontiera separa paesi, città, stati, popoli, vite. Dave Eggers, però, la spinge più in profondità, oltre lo spazio e il tempo, e nelle sue splendide pagine traduce la frontiera nello sconfinamento di una singola persona — il suo eroe — da una vita a un’altra.

Un dettaglio della copertina

Un confine tra mondi e un confine dentro un mondo, quello di Josie e dei suoi figli, che si spingono ad attraversare le avversità di un’Alaska in balia degli incendi per (ri)trovarsi a casa.

Ludovica Piccardo consiglia:
UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara (Sellerio)

La foto di Peter Hujar scelta per la copertina (via)

Un romanzo che ho amato e divorato nonostante le 1100 pagine. A conquistarmi subito è stato il titolo, che potrebbe valere per tutti: Una vita come tante. Da subito si entra profondamente nelle vite di quattro amici al college e senza accorgersene il tempo, come la scrittura, scorre, e li ritroviamo cresciuti, adulti, a tratti distanti. Si entra in intimità con i personaggi — l’impressione è di spiarli dalla serratura — e non li si vorrebbe lasciare andare via; ci si commuove davanti alla tenerezza di cui gli amici sono capaci. Avvertenza: si piange, un po’.

Mattia Zuccatti consiglia:
THE O.A. (Netflix)

Un po’ come Lost (ma in modo più raffinato, deciso e femminile) e soprattutto il suo finale — che faceva incazzare i razionalisti convincendo però chi desiderava una catarsi emotiva –, The O.A. è un’opera capace di misurare con sorprendente esattezza la nostra apertura al mistero e la nostra capacità di abbandono. Attraverso un impianto fantascientifico, libero dagli standard di messa in onda televisiva (ci sono puntate di lunghezza diversa e sigle che iniziano a tre quarti), indaga i confini e le profondità dell’esperienza umana, e può aprire lo spazio per la fiducia di un bambino che sa riconoscere la magia.

Danziamo con Prairie

Lucia Gaiotto consiglia:
LE CURE DOMESTICHE di Marilynne Robinson (Einaudi)

A volte capita di voler leggere tutto d’un fiato. Ed è bello a sufficienza, ha il sapore dei 100 metri, delle letture divorate sotto l’ombrellone. Altre volte, più preziose, capita invece di volersi godere il momento. Di volersi rigirare in bocca le frasi, le parole scelte con cura, gemme che luccicano e ci illuminano il volto. Succede, ad esempio, con Le cure domestiche, opera prima di Marilynne Robinson riedita recentemente da Einaudi. Ci sono due bambine, una zia che porta scarpette leggere in pieno inverno, treni che affondano nei laghi e una natura solitaria, bellissima. Per chi ha voglia di rallentare, di gustare le cose con calma, e di silenzio.

Marylinne Robinson e un lettore speciale: Barack Obama (via). Su «The New York Review of Books» potete leggere la chiacchierata che si sono fatti.

Chiara Pietta consiglia:
UNA STORIA NERA di Antonella Lattanzi (Mondadori)

Non so se questo sarà un agosto torrido, ma in Una storia nera fa troppo caldo. C’è un unico soffio di aria fresca e la piccola Mara, in un’immagine da brivido, apre la bocca e lo morde. Poi soltanto alte temperature e la ricerca di Vito, padre di Mara ed ex marito violento di Carla, scomparso nel nulla.

Antonella Lattanzi passa da un personaggio all’altro ed è coraggiosa come il suo stile. Non c’è giudizio e non ci sono i buoni e i cattivi: in Una storia nera tutti cercano di resistere. Alla vita, a loro stessi e a quel torrido agosto.

Michele Cappetta consiglia:

Lo scrittore è un ottico, i punti di vista occhiali: li indossi e il mondo acquista colori ben diversi da quelli ordinari. E alcune lenti sono uniche:

1. ROOM di Emma Donoghue (Mondadori)

Scritto attraverso gli occhi di un bimbo di 5 anni rinchiuso per tutta la vita in una stanzetta assieme alla madre.

2. FIORI PER ALGERNON di Daniel Keyes (Editrice Nord)

Diario di un uomo dal Q.I. infimo che, dopo un esperimento, incrementa l’intelligenza e comincia a vedere sotto una nuova luce ciò che l’ha sempre circondato.

3. LA STANZA PROFONDA di Vanni Santoni (Laterza)

Seconda persona dalla prima all’ultima pagina. Un gruppo di amici nell’arco di vent’anni che si ritrovano spesso in una stanza per tessere mondi diversi da quello che vivono.

Un particolare della copertina de La stanza profonda (via)

Alessandra Bruno consiglia:
FLOW MAGAZINE

Mi definisco una paper lover e, come tale, ho interpretato la scoperta su Instagram (sul profilo di uno dei milioni di illustratori che seguo) degli hashtag #flow e #forpaperlovers come un chiaro segnale del destino.

Con copertine così, per dire (via)

«Flow» è una rivista olandese scritta e pubblicata in inglese e francese. Parla di creatività, mindfulness (che va tanto di moda) e di psicologia positiva. Per ogni numero vengono utilizzate almeno tre carte differenti ed è una fonte continua di ispirazione. Illustratori e graphic designer, famosi e non, sono pubblicati sulla rivista e in ogni numero ci sono gadget come libriccini dove esercitarsi con la calligrafia o festoni da tagliare e appendere in camera.
Colorata, leggera e positiva, è la rivista dell’estate per eccellenza: ti regala carta da pacchi con le angurie, ti permette di tenere allenato l’inglese e di staccare piacevolmente il cervello (ovviamente su un lettino in riva al mare)!
Come fai a non diventare un paper lover dopo aver sfogliato «Flow»?

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