Per una scienza dei draghi
Rettili magici e dove trovarli
Le persone che negano l’esistenza dei draghi sono spesso divorate dai draghi. Dall’interno.
Ursula K. Le Guin
Lo studioso, il cavaliere, lo scrittore devono stare attenti: chi s’interessa ai draghi corre il rischio di scottarsi. I mostri — e i draghi più degli altri — appaiono per portare il disordine nelle vite di tutti. Anfibi sotto ogni punto di vista, valicano le demarcazioni, azzannano le sicurezze. Sono più umani o animali? Naturali o innaturali? Infernali o divini?
Su di loro si può dire tutto e il contrario di tutto — e alla fine ci si accorgerà di non aver detto nulla.
Ma cos’è, allora, un drago? A prescindere dal numero di zampe, dal tipo di ali, dalle eventuali corna, il drago è un prodigio, il segno vivente di un tempo lontano o di una dimensione nascosta. Zigzagando in cielo o solcando la terra, il mostro comunica un messaggio. Sfortunatamente, noi non sappiamo leggerlo. Certo, la paura di essere ridotti in cenere non aiuta a concentrarsi.
Quella dei draghi è una scienza difficile, avara di soddisfazioni e ricca di pericoli. Il punto è non smettere di applicarsi.
Ognuno ha il suo ungaro spinato che l’aspetta, da qualche parte. Meglio chinarsi sui libri. Affilare le armi. Questa pagina volante di teratologia draconiana non propone un sistema, ma una rapida sortita negli universi narrativi bazzicati da questi mostri. Dai testi sacri ai bicipiti tatuati, i draghi sono ovunque. Custodi di ogni ricchezza, forse tra i loro artigli conservano il segreto della nostra infanzia.
Di draghi e di altre meraviglie si parlerà a Montelago Storytelling, il corso di scrittura fantastica condotto da Loredana Lipperini al Montelago Celtic Festival con Scuola Holden, dal 30 luglio al 4 agosto.