Copertine dagli angoli arrotondati: intervista a ZOOlibri e Minibombo

Chi fa i libri (E12): Corrado Rabitti e Chiara Vignocchi

The Catcher
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7 min readJun 20, 2017

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Philip Giordano, Observation Puzzle (via)

Chi c’è dietro i libri che leggiamo? Com'è fatto il mestiere dell’editore? Come vede il mondo chi è abituato a leggerlo attraverso i libri? Siamo andati a bussare alla porta di chi per mestiere li pensa, li progetta e li mette al mondo (i libri). E abbiamo fatto un po’ di domande. L’idea è quella di disegnare una mappa (più o meno sentimentale) dell’editoria italiana. Partiamo.

CORRADO RABITTI — editore ZOOlibri

Com'è nato il nome ZOOlibri?

Volevo un nome italiano, in tutto o in parte, facilmente pronunciabile, facilmente memorizzabile, nello stesso modo ovunque, in tutto il mondo. Dopo innumerevoli tentativi siamo giunti alla scelta di una lettera, con cui iniziare il nome, e la zeta era troppo facile: l’ultima in fondo. Poi abbiamo pensato al catalogo, a quale concetto associare ad esso. Lo zoo, pieno di animali, di ogni sorta, da ogni parte del mondo, salvati da un destino triste. Animali magari mai visti in quel paese, protagonisti di storie strane e affascinanti. “Libri” si è unito poi a “ZOO”, attraverso il marchio. L’occhio che vigila. Rosso, acceso di passione, sempre attivo.

La filosofia di ZOOlibri è quella di proporre una buona percentuale di artisti e autori inediti. Ci raccontate questa scelta?

Per ciò che riguarda le nostre produzioni, amo l’idea di costruire, creare dal nulla. Lavorare con materia grezza è difficile, faticoso, laborioso, ma il risultato finale è sempre sorprendente. Credo fortissimamente nella costruzione del libro illustrato, un procedimento che porti a produrre ogni volta un progetto nuovo e mai visto prima, realizzato a quattro mani: editore, art-director, scrittore, illustratore. E quando devo tradurre un albo la prima necessità è scovare un artista mai visto da noi, che stia sul catalogo assieme a tutti gli altri.

Quali sono i tre aspetti a cui tenete di più nella scelta di un libro illustrato?

La storia è l’origine di tutto, sempre e solo da essa si parte per fare un albo illustrato. Le immagini devono sempre rispettare la storia e poi sempre aggiungere qualcosa. Ogni libro che facciamo, anche quello più drammatico, deve meritarsi il lettore e strappargli un sorriso di soddisfazione.

Che cosa possiede un libro per bambini che uno per adulti non ha?

Spesso gli angoli arrotondati della copertina.

Avete pubblicato quello che ci sembra un libro fondamentale, perché certe storie è giusto che vengano lette e conosciute sin da piccoli: 60 Testimonianze Partigiane. Ci raccontate com'è nato?

Qualcuno a suo tempo mi ha davvero fatto arrabbiare e ho reagito bene, nel modo migliore possibile: creando, costruendo. In compagnia di un gruppo di lavoro da paura. Costruendo qualcosa che non esisteva: una raccolta collettiva da tutta Italia, con tutte le illustrazioni inedite. Un anno da ribelli, quasi 40 persone al lavoro gratis, giorno e notte. Noi emiliani “doc” quando partiamo andiamo a tutta velocità.

La vostra casa editrice è nata il primo gennaio del 2001. In oltre sedici anni di lavoro quali sono i tre libri di cui andate più fieri?

Il primo albo, Mi piace il cioccolato, uscito nel settembre 2001. Premio editoriale, dodici traduzioni nel mondo, tre edizioni italiane sold-out. Bravo. Chissadove, la storia perfetta incontra Philip Giordano all'apice della sua arte. Un albero, un seme, un adulto, un piccolo. Just life, direbbe qualcuno. Bravo. Ligabue. Il mio nome non ha importanza, il libro dei desideri esauditi. Lavorare per la prima volta con un maestro come Hannes Binder, la perfetta combinazione di grande artista e grande uomo, sulla storia di Antonio Ligabue, il mio pittore preferito. Bravo.

E quali le uscite più attese?

Ne segnalo una in particolare, Voglio il mio cappello di Jon Klassen, l’albo illustrato che ha rivoluzionato il mercato degli ultimi anni: almeno fino al 2020 tutti si ispireranno a quell'albo. A parte l’Italia, praticamente unico Paese dove non ha avuto alcuna segnalazione di merito, premio, menzione, se ne sono accorti davvero ovunque.

Salone del Libro di Torino perché…

Perché da qualche parte bisogna pur cominciare. E questa del 2017 è stata l’edizione perfetta per un gruppo di ribelli.

CHIARA VIGNOCCHI — redattrice Minibombo

Come altre case editrici specializzate in libri per bambini, anche il vostro nome è molto animalesco. Qual è la sua origine?

Nella fase iniziale del nostro progetto cercavamo una mascotte, un animale che si prestasse a sintetizzare in maniera azzeccata la nostra attitudine editoriale. Il bombo evoca un’idea di spensierata leggerezza (perché vola e lo fa ronzando!), ma anche di pienezza, sia per il suo aspetto tondo e rassicurante che per il suo nome, che quando viene pronunciato riempie la bocca come un succoso bon bon.

Rispetto a una storia tradizionale, che cosa possiede in più un libro per bambini?

Il privilegio di un testo essenziale e ridotto all'osso che dialoga e interferisce costantemente con le immagini, il piacere della scoperta e delle prime volte.

I vostri autori e illustratori sono quasi tutti italiani, a cosa dobbiamo questa scelta?

Il nostro è un gruppo di lavoro prevalentemente interno alla casa editrice: sia le illustrazioni che i testi nascono quasi sempre da idee pensate e sviluppate insieme. Questo non esclude ovviamente possibili future collaborazioni con autori o illustratori esteri (una c’è già ed è quella con Teresa Sdralevich, autrice di La mia famiglia è uno zoo): amiamo però lavorare in gruppo e farlo gomito a gomito, seguendo collegialmente ogni aspetto della parabola creativa.

Da tempo come editore vi muovete anche nel mondo digitale. Parlateci ad esempio di Grande gatto, piccolo gatto, che non termina con l’ultima pagina ma continua da un’altra parte…

Alla base del progetto Minibombo sta l’idea che un libro sia un’esperienza aperta, potenzialmente senza fine, un punto di partenza per altre storie, altri racconti e nuovo divertimento, a prescindere dal supporto su cui il gioco viene sviluppato. Così abbiamo pensato di rendere il più possibile concreta quest’intuizione realizzando anche altre declinazioni dello spunto di base (che resta quello tradizionalmente cartaceo): in primo luogo i mini-siti dedicati a ogni titolo, che contengono spunti e idee rivolti agli adulti per giocare con il libro di partenza; in secondo luogo le applicazioni, destinate direttamente ai più piccoli.

L’app di Grande gatto, piccolo gatto, come tutte le nostre app, è pensata come un’esperienza di gioco complementare al titolo cartaceo da cui nasce, ma può essere fruita anche indipendentemente dal libro. I personaggi sono gli stessi, ma la vicenda cambia e costituisce un universo a sé.

Quali sono i tre titoli Minibombo a cui siete più legati?

A rischio di sembrare eccessivamente diplomatici vi diciamo che è troppo ardua la scelta per noi e la lasciamo volentieri ai lettori. Sicuramente però siamo tutti molto legati a Il libro bianco, che è il primo titolo uscito e che abbiamo sempre considerato una sorta di manifesto, perché racchiude tutte le suggestioni visive e concettuali che stanno alla base del progetto editoriale: la storia senza parole, che richiede sforzo e partecipazione; il gioco, che si scopre progressivamente, pagina dopo pagina; infine la semplicità e chiarezza delle immagini, nell'ottica della piena leggibilità, anche per i più piccoli.

E quali i tre libri del 2017 da attendere con maggior trepidazione?

In primo luogo il rivoluzionario Questo libro fa di tutto, che gioca con la fisicità stessa dell’oggetto libro invitando a farne quasi letteralmente ciò che si vuole; poi la nuova coppia di Tutini autunnali, Tutino ha un po’ di fame e Tutino non ha sonno, in cui il nostro amatissimo esploratore travestito da animaletto sarà alle prese con due spinosissime questioni infantili.

Salone del Libro di Torino perché…

Perché è un appuntamento ormai irrinunciabile per chi lavora nell'editoria!

Questa intervista è a cura di Valentina Rivetti, Sebastiano Iannizzotto, Vittorio Polieri, Virginia Giustetto.

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