Italia + Colombia: ritratti oltreoceano

Il mondo visto da Torino e da Cartagena de Indias

The Catcher
The Catcher
3 min readMar 7, 2018

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(elaborazione grafica The Catcher)

Testo a cura di Alessandro Mari e Silvia Schiavo

Un giorno ci siamo guardati negli occhi e ce lo siamo chiesti: se il nostro obiettivo alla Scuola Holden è fare la scuola che sognavamo quando andavamo a scuola, perché provarci solo a Torino e in Italia? Ecco. Da quel giorno ci siamo messi in testa di provarci lontano da casa e alla fine, quest’anno, il momento è arrivato. Tre aerei, una ventina di ore tra voli e scali, destinazione finale Cartagena de Indias. Colombia. Siccome ci piace insegnare a raccontare storie, volevamo capire se aveva senso farlo fuori dall’Europa, farlo dall’altra parte del mondo. Una piccola follia. Una follia cui però hanno creduto sia l’Ambasciata italiana in Colombia sia quattro università di Cartagena, che ringraziamo subito: la Universidad Tecnológica de Bolívar, la Universidad Jorge Tadeo Lozano, la Universidad de Cartagena e il Colegio Mayor de Bolívar.

Dal 5 all’8 febbraio 2018, insieme ad Alessandro Baricco e Mauro Berruto, abbiamo aperto la nostra cassetta degli attrezzi affinché i narratori colombiani, dando un’occhiata, potessero magari trovarci qualcosa che faceva al caso loro.

Quattro giorni. Otto ore al giorno. Una di quelle situazioni dove, parlando di ciò che sai, scopri ciò che ancora non sai. Una di quelle situazioni dove, se l’umore è quello giusto, ti metti a nudo come poche volte nella vita. E l’umore era quello giusto.

Quattro giorni. Otto ore al giorno. A pochi metri dalle ceneri di Gabriel García Marquez o nella piazza in cui Florentino aspetta Fermina in L’amore ai tempi del colera. Quattro giorni. Otto ore al giorno. Assaggiando frutti che in Europa semplicemente non esistono, e sentendo in corpo la voglia di aprirsi al calore, alla luce, ai ritmi del Caribe. Quattro giorni. Otto ore al giorno. Parlando una lingua che non è l’italiano, e ascoltando gli allievi raccontare la Colombia del post-conflitto, ossia il presente di un Paese dopo cinquant’anni di lotta armata.

A Cartagena, noi della Scuola Holden abbiamo imparato moltissimo. Che la cadenza spagnola del Caribe può addolcire ogni cosa, addirittura i ricordi più dolorosi di una guerra, per dire. O che García Marquez non ha inventato niente — basta camminare per strada e ascoltare le persone per capire che Macondo esiste, e mentre tu cammini su quelle strade e parli con quelle persone anche tu diventi Macondo (però García Marquez è l’unico ad averlo saputo raccontare, Macondo, e l’ha raccontato da Dio).

Le tante altre cose che abbiamo imparato, forse, si possono riassumere così: bisogna tornare in Colombia, e in America latina, almeno una volta l’anno.

Fa bene alla mente, allo sguardo, all’anima. Ti schiude. E anche se non siamo sicuri di aver insegnato altrettanto ai nostri amici colombiani, una cosa l’abbiamo fatta. Abbiamo unito due punti sulla mappa. Talvolta le storie ci riescono: alimentano la curiosità riducendo distanze. Adesso un filo corre tra Torino e Cartagena. Al di qua e al di là dell’oceano ci sono holdeniani che si parlano. Nel video qui sotto trovate i primi centimetri di questo filo teso tra Italia e Colombia.

Domande a cura di:
Alessandro Baricco, Mauro Berruto, Alessandro Mari, Silvia Schiavo

Riprese a cura di:
Mauro Berruto
Fabio Ortolan, Chiara Troisi e Alessandro Zoni Berisso del College Cinema

Regia e montaggio a cura di:
Chiara Troisi e Alessandro Zoni Berisso del College Cinema

Traduzioni a cura di:
Elisa Tasca

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