Il mondo nel 2018

Riepilogo semiserio di quello che è stata la politica mondiale nel 2017 e una previsione di quello che succederà nel 2018

Elisa Tasca
The Catcher
6 min readDec 29, 2017

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Immagine via / Elaborazione grafica The Catcher

In molti ricorderanno l’anno che ci lasciamo alle spalle come uno dei più funesti di sempre. Dagli attentati di matrice islamica alle calamità naturali, dalla crisi dei migranti alle molestie sessuali.

Visto da questa prospettiva il 2017 non può che sembrare una tragedia.

Ma se vale la regola del cogliere gli aspetti positivi (e divertenti) anche dalle brutte notizie, l’anno appena trascorso offre spunti interessanti.

Il racconto del 2017 non può che intitolarsi Covfefe. Era il 31 maggio quando Donald Trump ha twittato una parola incomprensibile, facendo impazzire il web e provocando l’ilarità di mezzo mondo.

La rete si è scatenata a suon di meme e gif: c’era chi scommetteva si fosse addormentato sul suo smartphone o avesse twittato da ubriaco. Per dimostrarsi uno di noi, il tycoon è stato al gioco con un secondo tweet. Probabilmente questo passerà alla storia come uno dei momenti in cui ha registrato il suo più alto indice di gradimento.

Trump ha dominato lo scenario politico internazionale, diventando il simbolo indiscusso del 2017. Sin dalla cerimonia d’insediamento con la citazione di Bane, l’arcinemico di Batman, The Donald ha fatto parlare di sé: dal Russiagate al riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, passando per l’uscita dagli accordi di Parigi e dal TPP.
Ma non solo. È riuscito perfino a inimicarsi l’altro protagonista dell’anno: l’imprevedibile Kim Jong-un.

Proprio nel momento di maggiore tensione, quando gli occhi di tutto il mondo erano puntati sulla Corea del Nord, Trump ha stuzzicato il nordcoreano. Ne è nato un botta e risposta divertente, in cui Kim ha dato a Trump del “folle rimbambito” dopo essere stato definito “rocket man” dal tycoon. Chissà come si sarà sentito Elton John ad essere citato nella diatriba.

Birdwatching? (via). Ah, no. (via)

Anche per l’Europa è stato un anno importante. In particolare, gli astri sembrano essere favorevoli a Emmanuel Macron. Una serie di fortunati eventi, dalla campagna elettorale in poi, gli hanno permesso di avere la strada spianata direzione Eliseo. La vittoria di Fillon alle primarie di destra e lo scandalo che lo ha coinvolto subito dopo, la decisione di Hollande di non ricandidarsi e la sconfitta di Marie Le Pen nel duello decisivo, hanno decretato la vittoria del più giovane presidente della storia della Francia. In Germania, invece, le trattative per la formazione di un governo arrancano, la politica tedesca è nel caos, e Angela Merkel guarda Macron con invidia. Della serie, l’erba del vicino è sempre più verde.

Ma tra i temi caldi ricorderemo i movimenti indipendentisti e secessionisti. Primo fra tutti, quello catalano che ha infiammato l’autunno europeo. Anche qui è facile sdrammatizzare, con un Carles Puidgemont da Oscar come leader più indeciso di sempre (e per di più fuggitivo), e un maldestro Mariano Rajoy, incapace di gestire la situazione. Qui sotto, un video che riassume il conflitto Madrid-Barcellona offerto da Leonardo Pieraccioni nel lontano 1996, a testimonianza del fatto che, già allora, Madrid si chiedeva “ma Barcellona m’ama o non m’ama?”.

Il Ciclone (1996)

Last but not least, un fatto nostrano e internazionale allo stesso tempo, che ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso per mesi: l’on the road del latitante Igor il Russo. Un caso del tutto eccezionale dato che il fuggitivo in realtà non si chiama Igor (ma Norbert Feher) e non è russo (ma serbo). La sua fuga è terminata due settimane fa quando è stato catturato e arrestato in Spagna. Inutile dire che la faccenda ha scatenato l’ironia della rete con pagine ed eventi dedicati al fuggiasco più famoso d’Italia (degno anche di una pagina Wikipedia).

Le pagine Facebook dedicate a Igor, per lungo tempo nella top ten delle star del web

IL 2018, MESE PER MESE

GENNAIO. Macron e Merkel si incontreranno per decidere le sorti dell’UE: l’obiettivo è firmare un trattato per rilanciare l’Europa. Tutto dipenderà però dalla salute politica della Cancelliera, dato che, senza l’asse franco-tedesco, Schengen arrancherebbe.

FEBBRAIO. Con 14 gradi sotto zero, le prossime Olimpiadi invernali di Pyeongchang (9–25 febbraio), in Sud Corea, saranno le più fredde di sempre. Anche politicamente. Le relazioni con Kim Jong-un non migliorano e la paura che la guerra fredda tra lui e Trump possa sfociare in una crisi nucleare è sotto gli occhi di tutti.

Chi sarà il nuovo zar del reame? (via)

MARZO. Il 18 si celebreranno le elezioni in Russia. In un Paese in fremito per i mondiali di calcio, Vladimir Putin verrà rieletto, riconfermandosi zar. Tra le questioni che dovrà affrontare, la riforma fiscale, pensionistica e del welfare. E, per ultima, la nomina del suo successore.

APRILE. L’8 scadrà il mandato di Haruhiko Koruda, Presidente della Banca del Giappone. Oltre a lui, Jerome Powell assumerà a febbraio la presidenza della FED. A cambiare, forse, sarà anche la leadership della Banca Popolare Cinese. Tre superpotenze e tre nuovi leader economici. Quali saranno le conseguenze?

MAGGIO. Il 27 le presidenziali in Colombia apriranno la transizione latina che porterà alle urne anche Brasile (a ottobre) e Venezuela (data da definire). Anche Messico e Cuba andranno a votare: due elezioni cruciali per gli equilibri geopolitici mondiali.

GIUGNO. Le relazioni tra Panama e Cina si intensificheranno con l’inizio delle negoziazioni volte a stipulare un accordo di libero scambio. La Cina si dice interessata a costruire infrastrutture a Panama, in particolare porti, che rappresentano un interesse condiviso.

LUGLIO. Il 7 sono previste le elezioni parlamentari in Afghanistan, mentre il 9 in Sud Sudan. In entrambi i casi però, il condizionale è d’obbligo. In Afghanistan l’ostruzionismo dell’attuale governo mette in dubbio il voto. Il Sud Sudan spera nelle elezioni, le prime dopo l’indipendenza; tuttavia, a causa dei continui conflitti interni, non si può dire se il Paese potrà recarsi alle urne o se dovrà aspettare tempi migliori.

Tsipras vs Troika (via)

AGOSTO. La Grecia uscirà dal piano di salvataggio finanziario imposto dalla troika. Il governo di Alexis Tsipras, infatti, ha ristabilito la fiducia nell’economia greca, mettendo fine alle politiche di austerità.

SETTEMBRE. Il 9 gli occhi saranno puntati verso la Svezia, chiamata alle urne per le legislative. Ad oggi la più grande preoccupazione è l’avanzata dei Democratici Svedesi, un partito di destra radicale con posizioni xenofobe ed estremiste.

OTTOBRE. Quello che verrà sarà l’anno della Un-cool Britannia. Il partito conservatore sarà alle prese con le negoziazioni per la Brexit che dovranno concludersi a ottobre, per permettere l’uscita definitiva del Paese dall’UE nel 2019.

Impeachment? Io non credo (via)

NOVEMBRE. Le elezioni di metà mandato, previste per il 6, sono il test politico più importante per Trump, dato che potrebbero ridefinire sostanzialmente la composizione del Congresso. È attesa anche la sentenza sul Russiagate: se i democratici dovessero avere la meglio, il rischio impeachment sarebbe alle porte.

DICEMBRE. Dopo l’estensione approvata dal Congresso, la legge marziale nell’isola Mindanao, a sud delle Filippine, dovrebbe scadere a fine anno. Questa misura è stata voluta dal Presidente Rodrigo Duterte, con l’obiettivo di assicurare l’eradicazione del DAESH (ISIS), di altri terroristi locali, terroristi comunisti, ed eventuali finanziatori o sostenitori.

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