Ragionamenti

Un racconto di Elio Satta

The Catcher
The Catcher
6 min readFeb 15, 2018

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Come riuscire a tenersi a dieta se consegnando pizze ne hai sempre una in omaggio? Come spiegare che si può fare un rinfresco di laurea anche essendo vegetariani? La voce narrante di Ragionamenti affronta con ironia quelle cose che, della vita, non è facile capire: i piccoli pregiudizi di paese che ci appiccicano addosso, l’utopica comprensione tra uomo e donna e, soprattutto, perché l’amore di una nonna per un nipote vada in frantumi in nome del presunto fascino di Marco Carta. Porto Torres è il paesaggio che fa da cornice di questo racconto, e strappa inevitabilmente un sorriso e una sana malinconia, se osservato ascoltando i Depeche Mode.

Questo racconto è apparso su ‘tina, è stato selezionato per Atlante Nazionale da Elisabetta Ceroni.

Zona: Sardegna

Io temo l’estate che se mi levo la maglietta si vede che mi piacciono i ravioli. Eppure durante l’inverno ci tento con la dieta ma consegnando le pizze a domicilio a fine serata mi spetta sempre una pizza, io ci provo a non mangiarla, a evitare i carboidrati per cena, ma verso le nove, nove e un quarto mentre sono negli ascensori inizio a sentire i fori del cartone e ne parte questo odore buono di mozzarella e non resisto.
In pizzeria non capiscono questa cosa che alcune cose non le mangio perché sono vegetariano: “Eh e quando fai la festa di laurea come fai quando inviti al rinfresco?” e io a spiegare che non è che a tutti i rinfreschi di laurea c’è l’obbligo di mangiarsi il porcetto.
Però questa cosa del vegetariano, lì nel mondo della pizzeria e fuori, ti dà quasi un’aria intellettuale, quindi ne approfitto e rincaro la dose e dico che sono pure agnostico, che come parola è bella e spiego il significato facendo la differenza con ateo, che è diverso.
Agnostico è una parola così poco usata che non puoi che fare bella figura usandola:
“Mi, Jessica, lui è vegetariano ed è pure agnostico.”
“Agnostico cioè che non crede?”
“No quello è ateo, agnostico è che non gliene frega un cazzo.”

In teoria le due parole non sono associate, però poter dire IO SONO AGNOSTICO BARRA VEGETARIANO, dà il potere; non voglio immaginare quanto potere nelle mani di un APOSTATA BARRA VEGANO; ma ho scelto l’altro per non rubare le ragazze ai miei amici.

C’è questa tipa che vuole scoprire cosa si prova a uscire con un vegetariano agnostico, ha deciso di accettare un mio invito; volevo cucinare qualcosa per lei da me, ma oggi è domenica: la casa è tutta di mia madre che invita le sue amiche a cena. La cena di zitelle, divorziate e vedove: si mangiano gamberoni e si guardano un film con Antonio Banderas.

E allora andiamo a mangiare in una pizzeria a Porto Torres, sotto la luna estiva.
Vado in auto con lei passando per Platamona, non passo per la 131: c’è l’estate di notte, c’é il mare, c’è il finestrino appena abbassato e c’è tutto il passaggio dalla Torretta a Balai che fa atmosfera e nello stereo ci ho zaccato Free Love dei Depeche Mode.

Lei mi piace parecchio quando sorride. E lei ride e quanto è bella.
È bella quanto puoi capire che un film è bello, quando al cinema anche i bambini stanno tutti zitti zitti. E ha un profumo di bagnoschiuma e balsamo dolce.
Potrei continuare a descriverla per venti pagine ma sarebbe paraculo e io consegno pizze in via Baldedda, non sono Fabio Volo.

Lei mi mette in guardia sui suoi gusti in fatto di ragazzi: vorrebbe qualcuno con cui discutere non soltanto di cerchioni, assetto, subwoofer; qualcuno con un minimo di interessi con cui scambiare pareri. Allora le sparo il mio abbonamento alla stagione di prosa, la mia tessera del cinema, il libretto universitario, la tessera della biblioteca e lo scontrino di un prestito interbibliotecario: quando si dice la prostituzione intellettuale.

“Tipo il mio ex che era fisso a pensare alla palestra, non mi portava mai da nessuna parte a mangiare, aveva la dieta bilanciata, e quando andavamo al cinema, un gay sembrava quando mi portava a vedere i film d’azione − ohia amò guarda ogni trapezi Vin Diesel; essu maria ogni definizione quel quadricipite −. E poi che siccome era militare voleva a tutti i costi fare carriera nell’esercito e non parlava che di quello.”
“A me lo dici che sono stato esonerato dalla marina, dall’esercito, dai barracelli e non sono tanto bravo a Risiko.”
“Non credere che a me piacciano i ragazzi palestrati, oh zero, a me del fisico non interessa, mi piacciono quelli normali… uno come… Cristiano Ronaldo mi andrebbe bene.”
“Beh non hai grosse pretese… Cristiano Ronaldo in effetti non è un esempio di fisicità, è soltanto uno dei migliori atleti del pianeta.”
“Ecco, ecco. Per questo tu non hai nessuna possibilità con me, sai parlare solo di calcio.”

Sono arrivato alla conclusione che le “femmine” come le chiama mio zio quando a tavola si pulisce l’orecchio con lo stecchino, ragionino in maniera diversa; non puoi tenere testa in un dialogo, vincono loro.
Esempio: mia nonna che da piccolo mi diceva sempre “itte beddu pizzinnu” e penso che per me sarebbe stato meglio nascere negli anni ’20, magari lì sì strage di cuori, vestito da balilla, tutto nero nero, cantando le canzoni di nonna che ascoltava solo Luciano Tajoli e da lì non si è spostata per anni e anni.
Le sono passati davanti lasciandola indifferente tutti i grandi degli anni ’60: Paoli, Celentano, Tenco e Morandi e i cantautori degli anni ’70, tutti evitati dal suo animo democristiano.
L’amore per Tajoli era indiscutibile; qualche corna gliela poteva anche mettere con Claudio Villa e c’era stato un breve flirt con Nicola di Bari; ma alla fine tornava sempre dal suo grande amore e sarebbe durato per sempre se non fosse comparso… Marco Carta.

Sono stato scalzato dalla posizione di beltà che per anni mi vedeva in cima alle classifiche di mia nonna. Ora esiste solo Marco Carta e guai a cambiarle canale quando lo invitano a Canale 5 a far vedere quanto è bravo in playback.

Comunque la dimostrazione che con le femmine non ci puoi ragionare è data da questo evento in particolare: ero seduto sul divano a casa di nonna, lei guardava la tv mentre io bevevo il caffè. In quel momento decido che era giunto il momento di farle crollare il mito di Marco Carta. Scelgo di attaccare laddove cominciavano i suoi preconcetti, ignaro della lezione di logica che stava per darmi.
Bevo il caffè, mi avvicino, le tocco la spalla e le faccio:
“Nonna… pare che Marco Carta non sia eterosessuale.”
“Ah???”
“Sì che a Marco Carta piacciono gli uomini. È gay nonna.”
“Vai! Cosa gay, se è sardo.”

ATLANTE NAZIONALE è una collana di racconti con un’ambientazione circoscritta e ben delineata, che si pone l’obiettivo di rappresentare, da nord a sud, l’Italia attuale.

Racconti apparsi negli ultimi anni su alcune delle più interessanti riviste letterarie indipendenti, riscoperti e selezionati dagli allievi del corso “Editoria per esploratori coraggiosi”, impreziositi dai collage di Andrea Falcone e dagli acquerelli di Alice Rebolino. Una collana a cura di Francesco Sparacino, per raccontare l’Italia di questi anni e approfondire il mondo delle riviste letterarie.

Elio Satta è nato a Sassari nel 1982, è laureato in Scienze delle lettere e della comunicazione multimediale con lode e per questo ha lavorato per una decina di anni come portapizze. Ora fa vigilanza presso l’ospedale civile di Alghero e collabora come social media manager e curatore del sito del festival letterario della Sardegna, “Sulla Terra Leggeri”, che lo ha portato inoltre a pubblicare Sassari a fine luglio per la raccolta Scrittori da palco. Ha inoltre pubblicato racconti brevi per la rivista «‘tina» di Matteo B. Bianchi e il racconto Un’idea di bellezza per la raccolta Uno sputo di cielo a cura di Carlo Deffenu.

«‘tina» è una piccola rivista di letteratura: così la presenta Matteo B. Bianchi, curatore e fondatore. Il primo numero è del 1996 e non aveva alcuna pretesa di diffusione, ma l’entusiasmo l’ha resa tra le più significative riviste di racconti inediti in Italia. Dopo un lungo periodo in cui la si è potuta trovare solo online, da qualche anno è tornata al cartaceo.

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