Tra la rabbia e l’indignazione: intervista a Luca Sofri

Voci sull’Età del Risentimento

The Catcher
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4 min readMar 7, 2017

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(Internet / Elaborazione grafica The Catcher)

Definisci il risentimento.

Il risentimento sta a metà tra la rabbia e l’indignazione.

Un episodio in cui hai provato risentimento.

Tendo a provare risentimento per le persone che tradiscono le mie aspettative. Però non in generale, altrimenti uno potrebbe dirlo anche di un Presidente della Repubblica. No, non provo risentimento per il Presidente della Repubblica se tradisce le mie aspettative. Provo risentimento per le persone con cui ho dei rapporti molto intimi, persone che io mi aspetto complici e invece risultano non esserlo. Non capita, per fortuna, spessissimo.

Un episodio in cui ti sei sentito oggetto di risentimento.

Non vorrei suonasse presuntuoso, ma, secondo me, chiunque si sente oggetto di risentimento molto frequentemente. Basta avere un account su un social network. E la frequenza è proporzionale alla quantità di follower, di persone che ti seguono e ti leggono sui social network. Non è una cosa particolarmente grave perché bisogna imparare a prendere le misure a questi meccanismi. Anche se, forse, non sei nemmeno tu l’oggetto del risentimento. Diciamo che ti senti strumento del risentimento, o, meglio, occasione dell’esibizione del risentimento nelle cose che le persone scrivono sui social network: c’è del risentimento e in quel momento si sta indirizzando verso di te.

Quanto c’entrano le promesse, e forse anche le disuguaglianze, nella genesi del risentimento?

Le promesse c’entrano tantissimo. C’è una specificità attuale del risentimento che è legata a un grandissimo innalzamento delle promesse nelle nostre società.

Ci siamo progressivamente raccontati e abbiamo raccontato a tutti e ci siamo fatti raccontare che qualunque cosa sarebbe stata accessibile, che qualunque cosa sarebbe stata possibile, per ciascuno di noi. Sarebbe una cosa molto bella, se fosse vera.

Ma non lo è, un po’ per ragioni di ingiustizie, un po’ per ragioni di fatto, fisiche: le cose non sono tutte accessibili e possibili per tutti, inevitabilmente. Tutto ciò genera una mole enorme di frustrazione e insoddisfazione. Ci sono stati tempi in cui non diventare Presidente degli Stati Uniti, non andare sulla Luna, non essere protagonisti di un film erano cose normali. Oggi tendiamo a immaginare che dovremmo essere noi il Presidente degli Stati Uniti al posto di quello lì, noi il protagonista di un film al posto di quello lì. Ma in realtà la faccenda è un po’ più complicata. Non dovremmo essere noi, perché abbiamo un sacco di insicurezze, ma vorremmo esserlo e quindi ci inventiamo alibi e presunte ingiustizie che ci impediscono di realizzare i nostri sogni e le nostre aspirazioni. Poi ci sono anche le ingiustizie vere, chiaramente, ma nella maggior parte dei casi le cose dipendono ancora da noi oppure dalle variabili che non sono sotto il nostro controllo.

Il risentimento è una specie di segnale che la democrazia sociale è impossibile o è un passaggio storico?

La crescita del risentimento in questi termini, e di questi tempi, è sicuramente un passaggio storico, inevitabile. Faccio un esempio più estremo: il Grande Fratello. L’unica cosa che devi saper fare è in qualche modo conquistarti e guadagnarti della simpatia e della benevolenza. Delle volte ti guadagni la simpatia anche perché sei più scemo, oppure anche perché sei proprio antipatico. Non ci sono delle qualità costruite o dei particolari talenti che portano il concorrente al successo. Il messaggio che arriva a noi, a chiunque di noi, è che delle cose desiderabili, come il successo o la popolarità o i soldi, sono raggiungibili e alla portata di tutti. Addirittura alla portata di tutti senza competenze o qualità. Tutto ciò può essere una cosa buona per quelli che riescono poi ad entrare nella casa del Grande Fratello e hanno una qualche forma di successo. Per tutti gli altri, che sono una cospicua maggioranza, no. Questo genera inevitabilmente delle frustrazioni, del risentimento e della ricerca di alibi e spiegazioni. L’esclusione si vive allora come una specie di ingiustizia subita per qualche ragione e genera dei dolori e delle sofferenze che l’individuo ha bisogno di sfogare nei confronti di qualcuno costruendo dei meccanismi di risentimento.

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