Lo spirito della fantascienza di Bolaño

Guida galattica per nottambuli

Cartografi Letterari
The Catcher
6 min readJan 30, 2018

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Collage a cura di Andrea Falcone

Ogni guida onesta ripete al lettore la stessa promessa: seguimi e non ti perderai. Non questa. Stavolta, perdersi è l’unico itinerario possibile. Lo spirito della fantascienza racconta un pezzo di vita di due ragazzi a Città del Messico. Altri luoghi citati sono: Andromeda, lo Spazio, gli Stati Uniti d’America. Il tempo è quello di alcune notti, il mese potrebbe essere aprile o maggio, e siamo nei primi anni Settanta.

Un’altra possibilità è che la notte sia una sola, interminabile, stesa su tutto il romanzo. I momenti diurni, brevissimi, sarebbero allora un abbaglio. Nel corso della narrazione, l’alba arriva otto volte. Il tramonto non scende mai.

“Avrei dovuto chiederlo a qualcuno o consultare qualche almanacco, a volte sono sicuro che quella fu la notte più lunga dell’anno. Anzi, a volte sarei pronto a giurare che non finì come finiscono tutte le notti, inghiottite di colpo o ruminate a lungo da un’alba lenta. La notte di cui parlo — notte gattesca a sette vite e con stivali delle venti leghe — sparì o se ne andò in momenti diversi e man mano che se ne andava, come in un gioco di specchi, arrivava di nuovo o ne persisteva una parte e quindi tutta.” (Lo spirito della Fantascienza, Milano, Adelphi, 2018, p.110)

Roberto Bolaño è maestro di quella forma di trekking dello spirito chiamata nightwalking: perdersi nelle città di notte.

E in questo senso compare di fianco a Shelley e Dickens in uno studio dello storico della letteratura Matthew Beaumont:

Tra le sue pagine si smarriscono (in maniera più o meno letterale) amanti e criminali, prostitute e detective, poeti e altri spiriti inquieti. Sottrarsi al giorno significa rinunciare a una vita produttiva e sicura per inseguire fantasmi. Queste fughe — «incontri inaspettati ed escursioni senza senso» — in sella a vecchie moto leggendarie, sembrano non finire mai. Se è vero che “dietro ogni uomo vivente stanno trenta spettri”, non può stupire che Città del Messico sia così affollata di apparizioni inquietanti.

APPARIZIONI NOTTURNE

Riviste fantasma: «El Norte volante», «Historia y Mundo», «Boletín Lírico del Distrito Federal», «Mi Pensil», «Paraíso perdido y recobrado» e altre 656 riviste letterarie.

Presagi di personaggi futuri: Auxilio Lacouture, le sorelle Font, Arturo Belano, Ulises Lima.

Incubi: la miseria della poesia, la guerra, “l’Incubo Chiave, ma nessuno lo ricorda”.

Remo e Jan, i due protagonisti, sono giovani scrittori, hanno ventuno e diciassette anni, leggono libri di poesia e fantascienza. Il romanzo intreccia le loro voci in una sequenza di contributi brevissimi. Remo parla per dar sfogo ai ricordi, Jan per rispondere a un’intervistatrice nella serata di un premio letterario.

E poi, ci sono le lettere tenere e allucinate da lui scritte agli autori americani di Science Fiction, come Fritz Leiber, Ursula K. Le Guin e Alice Sheldon. Queste lettere, insieme agli episodi che compongono il romanzo, mostrano che ogni storia, anche la più visionaria, corrisponde a un corpo. E viceversa: ogni figura incontrata, dal barista asiatico alla vagabonda sdentata, ha una poesia in tasca, vuole raccontare la sua parte di mondo.

C’è chi la chiama struttura ad albero, chi tendenza frattale, Nicola Lagioia ha mostrato che i personaggi dei libri di Bolaño sono come “dei cervelli misteriosamente interconnessi tra di loro, un’intelligenza collettiva che però volta per volta parla con voci individuali”.

È una sorta d’internet umano, una rete di testimoni che può essere sfruttata per condurre ricerche, ma che in genere finisce per smarrire il detective che se ne serve. E il lettore, naturalmente.

RAPPORTO COSE TROVATE/PERSE: 30/29 (e siamo punto e a capo)

Per tornare alla proposta iniziale, con questo libretto dalla copertina bella e inquietante, si ripete il rovescio di ogni promessa onesta: seguimi e ti perderai, ci perderemo insieme. Per chi non ha paura degli spiriti e della fantascienza è un’offerta da prendere in considerazione. Magari con un bicchiere di chacolì o di tequila, la finestra aperta, e tutto il tempo del mondo, prima che venga l’alba.

Testo e dati: Andrea Falcone
Concept e realizzazione grafica:
Alice Rebolino

COME SUONA UN’OSCILLOGRAFIA DEGLI STATI D’ANIMO? (SPIEGATA BENE!)

La parte fondamentale di ogni sintetizzatore è un oscillatore e l’oscillografia mi ci ha fatto pensare subito. Su vari sintetizzatori software si può disegnare la propria forma d’onda, che determina il timbro di ciò che sentiamo: ogni suono è ripetizione periodica (più rapida è questa ripetizione, più alta sarà l’intonazione; infatti l’intonazione si misura in Hertz — il LA su cui ci intoniamo noi sta a 440 Hz –, un’unità di misura di frequenza che è letteralmente la frequenza con cui si ripete un evento al secondo) di una forma d’onda — la sua oscillazione, appunto. Il problema con l’oscillografia di Bolaño è che è divisa tra la parte positiva e quella negativa, quindi non riconducibile ad una singola forma d’onda. Quindi ho pensato a un’altro modo di rappresentare le due facce dell’oscillografia: un misto tra sintesi additiva e sintesi FM.
La sintesi additiva è la forma più semplice di sintesi sonora elettronica. Ogni suono è formato da una fondamentale (la “nota”) e le sue varie armoniche (di frequenze diverse) a diversi volumi che ne creano il timbro: a causa delle armoniche una tromba suona diversa da una chitarra, anche se la nota è la stessa (mi perdoneranno i fisici e gli ingegneri del suono per questa che è un po’ una semplificazione). La sintesi additiva non fa altro che permettere a chi la usa di aggiungere alla fondamentale varie armoniche a scelta per scolpire suoni timbricamente più ricchi.

Quindi ho preso le oscillografie e creato due forme d’onda differenti; ho messo le 23 armoniche successive a dei volumi che corrispondevano alle frequenze trovate dai cartografi (più volte c’era l’aggettivo, più alto era il volume della relativa armonica) e creato una forma d’onda per i positivi e l’altra per i negativi. All’inizio si sente solo il suono generato dalla forma d’onda dei positivi; verso metà della clip subentra, a modulare la prima in regime di Modulazione di Frequenza (la sintesi FM), la seconda forma d’onda che cambia completamente le armoniche, così otteniamo un suono completamente diverso, come se gli aggettivi negativi modulino quelli positivi in maniera diretta ma imprevedibile — che è più o meno quello che succede. Il tutto su un accordo volutamente molto strano (l’accordo di Prometeo di Scriabin) e bagnato con un po’ di riverbero.

Sonorizzazione e testo: Mattia Pianezzi

Infografiche letterarie è una rubrica per maniaci lettori e infaticabili cercatori.

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Cartografi Letterari
The Catcher

Libera Società di Navigazione letteraria, Mappatura dell’Immaginato e Commercio con l’Ignoto; fa porto alla Scuola Holden a Torino