La musica del futuro si guarda

In viaggio con i Niagara alla scoperta di HYPERLAND

Lucia Marinelli
The Catcher
3 min readMar 25, 2017

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Quando usare lo smartphone a un concerto è passato dall’essere oggetto di critica al diventare uno strumento essenziale per godersi il live?

È una domanda che può venire spontanea difronte a un evento come quello che si è svolto giovedì 23 all’IQOS EMBASSY a Torino quando i Niagara hanno presentato il loro nuovo progetto: HYPERLAND. Un universo virtuale che fa da ambientazione alle tracce elettroniche di Hyperocean, il nuovo disco della band torinese. Per accedere a questo nuovo mondo basta avere uno smartphone ed un paio di visori tipo Google Cardboard o semplicemente fissare lo schermo dietro il palco. Dopodiché, con le prime note, distese oceaniche e strani prismi iniziano a riempire lo spazio. Tutti gli scenari sono in continuo movimento e seguono i suoni della band. Una sincronia, fra paesaggi e musica, non è casuale. Infatti l’ambientazione — dall’estetica a metà fra la psichedelia più classica e la grafica dei primi videogame degli anni Novanta — è audioreattiva, quindi creata da un software che analizza in diretta la traccia audio e MIDI del live e la modella tridimensionalmente.

L’esperimento portato avanti dai Niagara non è che l’ultima caleidoscopica evoluzione di un processo iniziato sette anni fa. Era il 2010 e a Londra nasceva Boiler Room, la prima piattaforma capace di portare online l’esperienza di un concerto. Ora, quello che in origine era una “semplice” trasmissione di concerti dalle warehouse londinesi alla stanza di un utente, sta diventando vero e proprio intrattenimento virtuale. La stessa Boiler Room, insieme a Inception, startup col pallino per il VR entertainement, sta per lanciare il primo palco per concerti in virtual reality del mondo. Una piattaforma dove gli artisti potranno registrare le loro performance in altissima definizione. Così chiunque, da qualunque parte della Terra, potrà vivere un concerto realistico fino all’ultimo granello di polvere posato su un amplificatore.

Ma la realtà virtuale in musica, non si limita a soluzioni come registrare concerti o rianimare vecchie rockstar attraverso ologrammi. Questo nuovo mezzo dà soprattutto la possibilità di potenziare l’esperienza del presente attraverso un fenomeno di “sinestesizzazione”. Non a caso, ad aprile 2016, Google ha presentato Tilt Brush, un pennello 3D con funzionalità audioreattive e dunque in grado di dipingere il suono. Esistono anche videogiochi e app che riescono a concretizzare le onde sonore. Come Audio Shield, un gioco nel quale devi scansare le note delle tue canzoni preferite che ti volano addosso, o InTone che permette di creare scenari a seconda dell’intonazione della tua voce. Simili strumenti lasciano agli artisti infinite possibilità di espandere la propria creazione su più livelli. Mentre per lo spettatore l’esperienza diventa un vero e proprio viaggio psichedelico nel quale vengono sollecitati più sensi contemporaneamente.

Non c’è dubbio che, in cinque anni, eventi come Hyperland saranno la norma e l’estetica digitale si farà sempre più raffinata. Resta da chiedersi se il suono dipinto da un processore possa coincidere con quello che ognuno di noi potrebbe immaginare.

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Lucia Marinelli
The Catcher

I'm bringing Hegel back (e nel frattempo studio Reporting alla Holden) Editor per https://thecatcher.it