La rivincita di Zelda

Storia di una donna che ha lottato per emergere

Lucia Marinelli
The Catcher
5 min readMar 8, 2017

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Marriage of Cana

Siamo abituati a considerare Zelda Sayre Fitzgerald a metà tra la matta invidiosa del successo del marito di cui scrive Hemingway in A moveable feast e la prima it girl, almeno secondo le cronache del tempo.
Una sorta di trisavola di Kate Moss che infiammava le feste più scintillanti di New York, accompagnando il famoso consorte in giro per il mondo. In aggiunta a questo, la diagnosi di schizofrenia e la fine drammatica in una clinica psichiatrica hanno contribuito a relegare Zelda al ruolo di semplice e fragile comparsa della cultura dell’epoca.

Star of Bethlem

Ma non è così. Nei suoi 47 anni di vita, Zelda ha sempre lottato per rifiutare il ruolo di spalla di un marito di successo, dedicandosi attivamente alla scrittura, alla danza e soprattutto all’arte. Se dagli anni ’50 il suo Save me the waltz (pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri nella traduzione di F. Abbinante) sta venendo rivalutato, è la produzione visiva a essere la maggiore risorsa di Zelda. Un aspetto di cui, tuttavia, si sa ben poco.

The lobster quadrille

La futura signora Fitzgerald, che aveva dimostrato attitudini pittoriche già dal liceo, riprende seriamente in mano tela e pennello solo a partire dal 1925, in Italia. Si era appena concluso il soggiorno parigino a casa di Gertrude Stein dove aveva potuto conoscere Fernand Léger, Constantin Brancusi, Pablo Picasso, Matisse e Georges Braque.

Proprio a Capri, prende lezioni di teoria del colore come manifestano i toni brillanti dei suoi primi lavori. E, sempre in questo periodo inizia a comporre quadri a tema floreale, un elemento che ritornerà spesso in tutta la sua produzione. Esattamente come ogni artista che si rispetti, anche Zelda si rifà ai maestri che l’hanno preceduta. E nel dipingere fiori esprime le atmosfere captate dalle tele di Vincent Van Gogh e Georgia O’Keeffe. Proprio sul pittore olandese dirà:

Those crawling flowers and venomous vindictive blossoms are the hallucinations of a mad-man — without organization or rhythm but with the power to sting and strangle . . . I loved them . . . they reassured me.

The marriage

Sempre nello stesso periodo Zelda frequenta spesso il salotto della scrittrice e poetessa Natalie Barney dove conoscerà la pittrice Romaine Brooks e altri artisti della corrente modernista. È a questo punto che la produzione artistica si interrompe. Scott deve andare a Parigi e lei lo accompagna, iniziando a seguire lezioni di danza. Risoluta a diventare una star del balletto prende lezioni per otto ore al giorno e proprio in questo periodo ha la prima crisi nervosa.

The circus

Siamo nel 1930, l’America è stata appena colpita dal crollo dei mercati, e Zelda si ritrova rinchiusa per la prima volta in una clinica psichiatrica. Lo scopo del soggiorno, che si protrarrà un anno, è di rieducarla per farle accettare il suo ruolo di moglie e madre.

Una volta uscita ricomincia a dipingere e pubblica il suo romanzo Save Me the Waltz. Ma ormai la notizia della sua malattia mentale si è diffusa in America come in Europa. Sul pubblico ha un impatto talmente importante da superare il valore artistico delle sue creazioni. Infatti Scott ha appena pubblicato il suo capolavoro Tender is the night, ispirato proprio alla follia della moglie e alla turbolenta relazione con lei. Risale a questo periodo il commento dello scrittore Ring Lardner:

Mr. Fitzgerald is a novelist and Mrs. Fitzgerald is a novelty”

Un episodio, accaduto un anno prima della pubblicazione di Tenera è la notte, è utile a capire quanto il ruolo di Zelda fosse ormai irrimediabilmente compromesso. Nel 1933 la giornalista Sarah Haardt intervista Zelda per la raccolta Good Housekeeping, una serie sulla vita delle mogli di autori famosi. Ma l’editore W.F. Bigelow, saputo della sua malattia si rifiuta di pubblicare l’intervista reputandola del tutto inappropriata.

Pur avendo ricevuto l’ennesima conferma di non riuscire a farsi accettare dal pubblico come un’entità indipendente, nel 1934 organizza la sua unica esposizione: Parfois La Folie est La Sagresse (qualche volta la follia è saggezza). Il magazine «Times» ne parlerà solo per raccontare che Zelda era stata accompagnata alla mostra da due infermieri, avendo lasciato la clinica per un giorno contro il parere dei medici.

Eppure, come testimonierà la figlia Scottie, Zelda dipinge i suoi quadri durante i periodi di stabilità. Una lucidità che traspare dalla composizione di ogni tela, costruita secondo una tecnica e un sentimento specifico. Tenendo conto dei soggetti che riflettevano il suo interesse per i racconti fantastici, i paesaggi naturalistici ed il senso per l’assurdo — come dimostrano le tele ispirate a Alice in Wonderland.

The queens croquet ground

La critica d’arte Jane Livingston ha trovato nei lavori di Zelda riferimenti non solo a Picasso, per via della distorsione della figura, ma anche ad altri artisti americani dell’epoca come Thomas Hart Benton, Charles Demuth e Stuart Davis. “L’arte è il mio modo di comunicare con qualcuno”, dirà Zelda verso la fine degli anni ’30 quando ormai si vedeva come un’artista professionista. Fino a poco prima della sua morte, aveva iniziato a tenere quaderni nei quali scriveva idee e tracciava i bozzetti dei suoi dipinti. Lavorando ai suoi progetti tutti i giorni. Purtroppo molte delle sue opere vennero distrutte nell’incendio in cui perse la vita. Era il 1948 e si trovava ricoverata in una clinica ad Asheville, poco prima di sottoporsi a una seduta di elettroshock.

Times Square

Eppure, nonostante le circostanze dolorose, quello che Zelda è riuscita a creare con i suoi dipinti rimane uno sfolgorante invito a celebrare la vita. Che tutti meritano di conoscere.

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Lucia Marinelli
The Catcher

I'm bringing Hegel back (e nel frattempo studio Reporting alla Holden) Editor per https://thecatcher.it