I voti mancanti di questa elezione: perché avere oltre 700mila schede nulle è un problema

Giacomo Bagarella
The Envoy
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5 min readMar 18, 2018
L’elettore italiano sommerso dalle opzioni (e dalla modalità) del voto.

Il numero elettorale che più di ogni altro sottolinea il fallimento dello Stato nelle ultime elezioni è 634.589. Questa cifra, che è destinata a crescere di circa altre 100mila unità quando verranno ufficializzati i dati per il Lazio, rappresenta gli italiani che sono andati a votare, ma le cui schede sono state dichiarate non valide. Si tratta del 2,1 percento dei votanti; centinaia di migliaia di persone che si sono impegnati per andare alle urne, ma il cui sforzo non avrà alcun peso sulla bilancia elettorale.

Sottrarre questi voti dal conteggio equivale a cancellare tutti i voti di Milano o del Friuli-Venezia Giulia, qualcosa che verrebbe giustamente ritenuto inaccettabile.

Mentre a livello nazionale può non sembrare un numero alto — già solo la coalizione del centrosinistra ha ricevuto 10 volte tante preferenze — sono voti che avrebbero potuto fare la differenza nei molti seggi maggioritari (uninominali) in cui la distanza tra i primi due candidati era di qualche centinaio o migliaio di voti. A Modena, dove il candidato del Partito Democratico avrebbe superato quello della Lega di soli 46 voti, il leader della Lega Matteo Salvini ha già chiesto che vengano ricontrollate le 4.409 schede invalidate, una dimostrazione della criticità di questo tema. Come si vede nella mappa qui sotto, tratta dal sito del Corriere della Sera, sono infatti tante le circoscrizioni schiarite dove il candidato vincitore ha avuto un vantaggio inferiore di 5 punti percentuali.

Mappa tratta dal Corriere della Sera.

Ci possono essere varie spiegazioni per questo altissimo numero di schede nulle. La prima, e la più rassicurante, è che le schede considerate non valide siano state “rovinate” apposta dagli elettori con più segni o scritte per manifestare la loro insoddisfazione con l’offerta politica. (Le schede bianche, un numero a parte che rappresenta un evidente gesto di protesta, sono state oltre 350mila, l’1,1 percento del totale.) In secondo luogo ci sono schede giustamente annullate perché contengono scritte o altre tracce proibite. È la terza opzione invece quella più preoccupante: che sia la configurazione stessa della modalità di voto e delle schede elettorali a portare gli elettori a compiere errori che causano l’invalidazione della loro scheda.

Si è infatti discusso a lungo sulle difficoltà di votare con l’attuale legge elettorale, il “Rosatellum”. Ciò che era permesso (votare tracciando un segno su una lista o sul nome di un candidato all’uninominale) o proibito (votare un candidato all’uninominale e una lista diversa al proporzionale) costituiva un cambiamento rispetto a elezioni politiche passate, o anche solo rispetto alle modalità utilizzate per le elezioni regionali. Senza dubbio, quindi, il formato e la modalità del voto avranno contribuito a confondere molte persone, portandole a fare errori che hanno causato l’annullamento delle loro schede.

Questa, almeno, era la mia teoria prima di andare in cerca di dati sulle scorse elezioni. A sorpresa, invece, ho scoperto che la percentuale delle schede non valide e bianche è in diminuzione rispetto alle due scorse elezioni, nel 2008 e 2013. (La proporzione di schede non valide al Senato è generalmente simile.)

Analisi dell’autore su dati attuali e storici del Ministero dell’Interno.

Questa è una tendenza sicuramente positiva, ma rimane sconcertante quanti voti vengano accantonati. In confronto ad altri Paesi europei (si veda la tabella qua sotto), si nota come la Germania (1,5 percento) e la Spagna (0,9 percento) abbiano tassi di schede non valide significativamente inferiori rispetto a quelli italiani. Il Regno Unito, invece, raggiunge una proporzione di schede non valide inferiore di quasi un ordine di grandezza (0,2 percento). La Francia rappresenta l’altro lato della medaglia, con le schede annullate che costituiscono oltre il 3 percento di tutti i voti.

Se l’Italia riducesse il numero di schede annullate ai tassi della Spagna, quasi mezzo milione di voti in più verrebbe conteggiato.

N.d. = non disponibile. * Escluse le circoscrizioni estere. I dati per il 2018 includono stime per il lazio (102.459 schede non valide e 36.417 schede bianche). ** Secondo turno. *** Stime calcolate su basi percentuali. Fonti: Ministero dell’Interno, Interieur.gouv.fr, Bundeswahlleiter.de, Electoralcommission.org.uk, Infoelectoral.mir.es.

Le cifre discusse finora escludono il voto estero per corrispondenza. Nel voto estero infatti queste problematiche si amplificano: per le politiche del 2018, nel collegio dell’America settentrionale e centrale (l’unico per cui esistono risultati ufficiali in questo momento) erano state dichiarate non valide 13.383 schede su 108.729, il 12,3 percento (altre 942 erano bianche, lo 0,9 percento). Nel 2013 le proporzioni per tutti i collegi esteri (1.103.989 voti totali) erano del 9,5 percento di schede non valide e 1,5 percento di schede bianche.

Per un’analisi più approfondita, e per poter capire quanto i voti annullati avrebbero potuto alterare i risultati nei seggi maggioritari, bisognerà aspettare che il Ministero dell’Interno confermi i dati ufficiali per tutti i collegi. (Sperando anche che i dati finali del Viminale vengano rilasciati in formati che permettano elaborazioni migliori senza dover passare ore a pulirli e formattarli in Excel.) Sarebbe anche interessante capire come il tasso di schede annullate vari da partito a partito.

Rimane il fatto che si può e si deve fare molto di più per permettere che i cittadini italiani possano votare senza correre il rischio che i loro voti vengano esclusi dai conteggi. Per questo serve ripensare la legge elettorale per renderla migliore non solo sotto il punto di vista di come distribuisce seggi in proporzione ai voti ricevuti da ciascuna coalizione, partito o candidato, ma proprio per come viene configurata l’espressione del voto.

Il design stesso delle modalità di voto e delle schede elettorali devono essere strutturate per fare si che gli elettori debbano preoccuparsi di scegliere il partito che più li rappresenta, non di come e dove mettere un segno.

In fondo, la democrazia passa anche da come si garantisce al cittadino che il suo voto — il suo diritto — non venga scartato nel retro di un seggio in una lunga notte elettorale.

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Giacomo Bagarella
The Envoy

Passionate about policy, technology, and international affairs. Harvard, LSE, and LKY School of Public Policy grad. All views my own.