Blockchain e il coronavirus

In Cina sono stati avviati alcuni progetti blockchain-based nell’ambito della lotta alla Covid-19. Ma la reale efficacia è dubbia.

Federico Bo
the grove
3 min readMar 18, 2020

--

Le tecnologie e gli strumenti che stanno compiendo l’ennesima rivoluzione digitale, come Intelligenza Artificiale e Big Data, sono stati cooptati per la lotta alla diffusione del coronavirus e per la ricerca di cure e farmaci efficaci.

Anche le blockchain sono oggetto di sperimentazioni in questa guerra contro la pandemia.

I primi focolai si sono sviluppati in Cina quindi è naturale che sia in quel paese e in quell’area che si concentrano, al momento, la maggior parte dei progetti.

Nel paese asiatico, negli anni del terremoto del Sichuan, un grande scandalo ha coinvolto la Croce Rossa locale, provocando nei cittadini un calo di fiducia nella pratica delle donazioni. Hyperchain, startup blockchain con sede a Hangzhou, ha sviluppato una piattaforma di tracciamento delle donazioni: gli utenti possono vedere chi ha bisogno di fondi e monitorare la propria donazione fino al destinatario. Diversi ospedali nella provincia di Hubei specializzati nell’assistenza ai malati infettati dal coronavirus stanno ricevendo le donazioni per mascherine, materiali medici e altre necessità.

La startup cinese FUZAMEI, oltre a donare quasi 13.000 euro in attrezzature mediche e cash, ha lanciato “33 Charity”, una piattaforma blockchain-based, con lo scopo di rendere più efficiente, trasparente e credibile il sistema delle donazioni. Attraverso il rilascio e la trascrizione nella blockchain di certificati digitali che comprovano l’identità di donatori e richiedenti fondi, come gli ospedali, si rende l’intero processo aperto e tracciabile.

La piattaforma di pagamenti online Alipay ha lanciato una piattaforma di informazioni blockchain-based sulla sua app mobile; il progetto, in collaborazione con la Commissione provinciale per la Salute dello Zhejiang e dal dipartimento Economia e Tecnologia dell’Informazione, consente la verifica, la registrazione e il monitoraggio della domanda di forniture e della logistica dei materiali di prevenzione dell’epidemia. Il processo, afferma Alipay, è a prova di manomissione e interamente tracciabile.

Anche il comparto assicurativo si sta muovendo, con l’obbiettivo di snellire e velocizzare le richieste degli utenti/clienti.

Ant Financial del Gruppo Alibaba, attraverso la sua piattaforma di mutuo soccorso “Xiang Hu Bao” (circa 100 milioni di utenti) permette, in maniera sicura e trasparente, di richiedere rimborsi e risarcimenti, consentendone il controllo rapido e l’effettuazione di pagamenti veloci.

La Blue Cross Insurance di Hong Kong ha utilizzato la sua blockchain per ridurre l’uso di documenti cartacei, velocizzando le procedure di rimborso e anche evitando contatti personali per il disbrigo delle pratiche.

Di queste sperimentazioni si hanno poche notizie e aggiornamenti che ne possano dimostrare la reale efficacia.

In generale però, le caratteristiche delle tecnologie blockchain e DLT potrebbero risultare particolarmente appropriate alla situazione attuale.

Un articolo di Cointelegraph sintetizza tre possibili utilizzi (tra parentesi mie aggiunte):

1. Le organizzazioni sanitarie multinazionali (o i vari sistemi sanitari regionali in realtà come quella italiana) possono usare una piattaforma blockchain-based per collegare ospedali locali e organizzazioni sanitarie (oltre che produttori e fornitori sia vecchi che nuovi, come aziende riconvertite alla produzione di mascherine, gel disinfettanti o alcool).

2. Gli ospedali potrebbero registrare dati medici su pazienti che presentano sintomi simil-influenzali o virali sotto forma di un documento pubblico di identità anonimizzato.

3. Questi dati saranno ulteriormente monitorati dalle organizzazioni sanitarie al fine di prevedere la diffusione del virus.

Se, inoltre, si ipotizza il tracciamento dei positivi al coronavirus come misura pervasiva di limitazione del contagio, le blockchain potrebbero aiutare a rendere anonima (o meglio pseudoanonima) l’identità del cittadino pur condividendo pubblicamente altri dati come gli spostamenti.

Una postilla che riguarda l’Italia, anche se più in tema criptovalute. Sulla piattaforma italiana Helperbit la Croce Rossa Italiana | Comitato Colli Albani, ha attivato una raccolta fondi in Bitcoin e in altre criptovalute per procedere all’acquisto e setup di un Posto Medico Avanzato di secondo livello per pre-triage COVID-19. Al 17 marzo la raccolta ha superato l’obbiettivo di 10.000 euro.

update Punto 2) Secondo le normative vigenti o ipotizzate in vari paesi compreso il nostro, i dati sul tracciamento dei positivi dovrebbero essere conservati solo per il periodo dell’emergenza. Quindi probabilmente utilizzare “immutabili” blockchain non è una strada percorribile per questo tipo di progetti.

--

--

Federico Bo
the grove

Computer engineer, tech-humanist hybrid. Interested in blockchain technologies and AI.