Caduto fuori dal tempo

un libro di David Grossman

Giordano

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Quello che Grossman ha fatto, o ha provato a fare, nel suo libro “Caduto fuori dal tempo”, penso che possa essere un forte esempio da seguire.

Spesso scegliamo di non metterci in gioco per svariati motivi. Scegliamo di non dare la nostra opinione. Un silenzio insomma, ma un silenzio statico che non ha nulla a che fare col “silenzio poetico” del libro di Grossman.

Un silenzio statico non contiene idee, spiegazioni, tentativi, e può essere facilmente riempito da parole non nostre che ci possono rendere sempre più distaccati da noi stessi. Una cosa raggelante, forse quanto la morte.

Bisogna avere il coraggio di dire l’ultima parola e Grossman ci dimostra che è “lecito” averne anche nei confronti della morte, che troppo spesso lascia dietro di sé solo un’inesorabile scia di silenzio.

Il silenzio è micidiale: porta a fraintendimenti, incomprensioni, tensione, nervosismo, chiusura, deformazione della realtà.

Una parola, anche se l’ultima, porta una brezza di serenità, viene a far parte di noi. Parola è vita e per costruire la nostra vita dobbiamo usare le nostre parole.

“Tutta la mia vita

ora,

tutta la mia vita

in punta di penna.”

Penso che stia a significare proprio la forza di queste parole, capaci di farti sentire incredibilmente vivo, anche se stai scrivendo della morte.

Forse più che scrivere la morte del figlio, Grossman ha scritto la sua vita, quella che al figlio aveva donato e che ha visto scomparire all’improvviso.

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Giordano

Bergamasco, non amo né il verde né la secessione. Pallavolista. Leggo, penso e scrivo. Sociologia in UniTn. 20 primavere alle spalle. Ignoro chi non rispetta