“Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo” di Stefan Zweig

Glancing through the bookshelf #2

Alessandra Villa
The Lighthouse
4 min readMay 5, 2017

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Edizione Oscar Mondadori Classici Moderni

“Non è facile descrivere alla generazione di oggi, cresciuta in mezzo a catastrofi, crisi e cataclismi, per la quale la guerra è da sempre una minaccia costante e quotidiana, l’ottimismo e la fiducia nel mondo che animavano noi giovani all'inizio del secolo”- S. Zweig

Queste parole Zweig le pronuncia nel 1942, in un libro che, oltre a essere la sua biografia, è anche la testimonianza spirituale di un’epoca. Il Mondo di Ieri è il libro che celebra l’Europa intesa come culla della cultura occidentale, come un luogo in cui regnano la libertà ma soprattutto la speranza per il futuro, prima che la prima guerra mondiale e poi la violenza distruttrice del nazismo, liberassero “le inclinazioni più oscure, e gli istinti più primitivi della belva umana”.

L'Autore

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Stefan Zweig si definisce “austriaco, ebreo, scrittore, umanista, pacifista”. Nasce nel 1881 in Austria, o meglio, nell'Impero Austroungarico, un luogo che come dice lui: “nessuno pensi di poterlo trovare sulla carta geografica , giacché esso è sparito senza lasciare traccia”. Dopo aver frequentato di malavoglia università di Filosofia, inizia a viaggiare per l’Europa, spostandosi da Vienna a Berlino, da Londra a Parigi, dal Belgio alla Svizzera, da Salisburgo al Sud America. È lo stesso autore che, nel “Mondo di Ieri,” racconta delle sue peregrinazioni intorno al mondo e i suoi incontri con le più grandi personalità dell’epoca: tra questi, James Joyce, Auguste Rodin, Benedetto Croce e Maksim Gor’kij. La storia della sua vita sembra simile a un resoconto di viaggio, arricchito da aneddoti e curiosità che contribuiscono a creare una vera e propria atmosfera in grado di riportare in vita un mondo che non c’è più. Rifugiatosi in Svizzera durante la prima guerra mondiale, dopo la presa di potere del nazismo, si rifugerà prima a Londra e poi in Brasile, dove, incapace di vedere una via d’uscita per la direzione verso cui sta precipitando il mondo, deciderà di suicidarsi, nel 1942, insieme alla moglie.

Il Mondo di Ieri. Ricordi di un Europeo (1942)

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E’ stato notato dalla critica che il “Mondo di Ieri” non è un romanzo imparziale. Con la sua “enfasi sentimentale e ingenuità stilistica”, Stefan Zweig, “un umanista nato in ritardo”, propone un’immagine troppo positiva del mondo in cui è cresciuto.

E l’imparzialità di Zweig è data soprattutto dalla sua incapacità di uscire dal proprio passato. Il mondo in cui è cresciuto è crollato, e lui cerca di tenerlo ancora insieme con la forza dei ricordi. Con le sue parole dipinge un mondo dorato, per certi aspetti perfino idealizzato, sicuro e giovane, ma allo stesso capace di lasciarsi sedurre dal desiderio di potere e dalla forza persuasiva della propaganda; un mondo che appartiene al passato ma che lui non si sente ancora disposto a lasciare.

Ma, andando al di là degli aspetti personali e delle esperienze “filtrate” dalla coscienza dell’autore, l’Europa di cui parla Zweig non è quella dei confini geografici, degli stati, o degli accordi economici. Zweig parla di “Europa” anni prima che l’Unione Europea fosse inventata. La sua Europa è un concetto molto più ampio, è un’idea più che un luogo reale, è un territorio che unisce uomini che condividono gli stessi valori e ideali: integrazione, accoglienza, spirito di adattamento, libertà, giustizia. La consapevolezza delle diversità diventa, per Zweig, la ragione della ricchezza culturale. La commistione e la convivenza pacifica di popoli diversi, che lui aveva sperimentato in maniera diretta nell'Impero Asburgico, la possibilità di viaggiare da un luogo all'altro senza mai sentirsi stranieri, e senza mai perdere la libertà individuale, è ciò che rende veramente cittadini del mondo. Parlando dello stato d’animo della sua generazione afferma:

“Potevamo vivere da cosmopoliti perché il mondo intero ci si spalancava davanti. Viaggiavamo dove volevamo senza permessi, senza che nessuno ci chiedesse conto delle nostre idee, delle nostre origini, della razza e della religione. Sono più che disposto ad ammettere che avevamo molta più libertà individuale, libertà che abbiamo amato ma anche saputo mettere a frutto”.

La speranza dei giovani europei all'inizio del secolo, vista con gli occhi di un contemporaneo, è certamente un’utopia. Eppure quest’utopia, nonostante sia trascorso più di un secolo, non perde ancora il suo fascino. Lo spirito europeo che Zweig delinea e che cerca di diffondere, rappresenta una visione certamente non del tutto reale dell’ Europa, ma una visione ideale, è l’Europa in cui l’autore ha vissuto e allo stesso tempo in cui avrebbe voluto vivere, ed è un’Europa che Zweig spera possa rinascere dalle proprie ceneri, e che sappia ritrovare se stessa, nonostante le difficoltà che ha dovuto superare.

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