“Racconti” di Ian McEwan

In un solo libro tutti i racconti dello scrittore inglese

Stefano Rossetti
The Lighthouse
2 min readOct 27, 2017

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“Dopo sì, avrei dovuto voltarmi lentamente, e ricevere il loro applauso con l’accenno di un sorriso. […] Le occasioni sono rare, come le farfalle. Allunghi la mano, e sono andate “

(dal racconto “Farfalle” in “Primo Amore, Ultimi Riti”)

Ian McEwan è una scoperta fatta per caso, un nome citato durante una lezione ma subito registrato e impresso nella mente.

Il suo ultimo romanzo, “Nel guscio” (“Nutshell”), pubblicato l’anno scorso, racconta una storia in tutto e per tutto simile all’ “Amleto”: una donna e il suo amante pianificano di uccidere il marito di lei. Questa volta però il tutto è narrato dal bambino che la madre porta ancora in grembo… certamente un autore capace di reinterpretare i classici.

Ma è nella lettura delle due raccolte di racconti, “Primo Amore, Ultimi Riti” (1975) e “Fra le Lenzuola” (1978), primissime pubblicazioni dell’autore, che si scopre un mondo forse orribile, forse raccapricciante, forse abominevole… ma proprio per questo pienamente umano.

“Credo che nei miei racconti si proietti un senso del male che è un genere ben preciso, quello per cui uno cerca di pensare il peggio possibile così da propiziarsi il bene”

E il Male, se così si vuol chiamarlo, è davvero onnipresente nei quindici racconti di McEwan: i tabù più osceni e sepolti vengono riesumati e raccontati da personaggi che, lungi dall’essere spaventati dalle loro passioni, invece le accettano e le vivono.

“Racconti”, Giulio Einaudi editore

Ma molto altro si può trovare nelle pagine dei “Racconti”: soprattutto l’Amore, che è forse il vero protagonista delle due raccolte. L’amore spogliato di ogni preconcetto e messo in scena in tutte le sue sfaccettature, dalla gelosia alla fedeltà, dal tradimento all’amicizia. L’amore romantico e l’amore filiale, fino a scavare a fondo nei meandri più nascosti della natura umana. L’amore che nasce dal Disgusto, che nasce dalla Morte. E proprio la Morte è l’altra grande protagonista: l’Atto finale che dà senso a una vita, o a un racconto.

Un cortometraggio tratto da “Farfalle”, forse il racconto più scabroso (e triste) delle due raccolte

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