Le 3 cose che un giornalista detesta quando inviate un comunicato stampa

The Press Match
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4 min readNov 20, 2017
(Photo by Adam Jang on Unsplash)

(di Barbara D'Amico)

Torino — 20 novembre 2017 C’è un rapporto di amore e odio tra i giornalisti e gli addetti stampa (sia professionisti sia inesperti). Tra chi fa informazione e chi vuole diventare o fornire quell’informazione. Il motivo è questo: i giornalisti, piaccia loro oppure no, non sono ancora pronti a rinunciare alle public relations e alla pagina word con su scritte le cose fondamentali di un evento, un’azienda, il lancio di un servizio o le dichiarazioni del politico di turno. E’ un aiuto enorme poter contare su un tramite con la fonte della propria notizia.

Ma avere a che fare con gli uffici stampa spesso è come uscire al primo appuntamento con un partner un po’ troppo “goal oriented”: lui/lei vuole la promessa di amore eterno già dopo il secondo spritz, mentre il giornalista sta ancora cercando di ricordasi il suo cognome.

Chiedersi a chi inviare un comunicato stampa e come inviarlo è cosa buona giusta. Ci sono però delle dinamiche che un giornalista detesta e che bisogna imparare a gestire: sia per chi comunica — così può vedere pubblicata la propria notizia — sia per chi fa informazione — per trarre il massimo dal rapporto con l’addetto stampa e migliorare la qualità di quello che divulga.

Ecco la top 3 delle cose che un giornalista detesta quando inviate un comunicato stampa:

1. Ricevere un comunicato che non c’entra niente con gli argomenti trattati dal giornalista;

Prima di inviare una notizia bisognerebbe scoprire di cosa si occupa la persona a cui la stiamo inviando. Capiamo tutto, anche la gioia che avete provato quando un altro addetto stampa ha fatto “inoltra” di un’email indirizzata a mezzo ordine dei giornalisti con tutti i contatti in chiaro, ma occhio: segnalare l’apertura della polpetteria a chi si occupa di notizie sugli animali può avere effetti indesiderati (oltre a denotare la totale assenza di pianificazione e studio dei contatti). Una delle funzionalità che abbiamo sviluppato subito su The Press Match è stata proprio la possibilità di categorizzare il comunicato stampa: se la notizia è di “Economia”, il/la giornalista che usa la piattaforma e che ha impostato tra i suoi filtri “Economia” sarà felicissimo/a di ricevere la vostra notizia. Chi invece si occupa di Moda e che non ha impostato quel filtro non riceverà quel CS. Alè.

2. Essere contattati unicamente per intervistare il CEO di XYZ;

“Buongiorno, volevo proporle in esclusiva l’intervista con Pinco Pallo”, “Uhm, ma perché?”, “Bé, perché Pinco Pallo è il massimo esperto di questo e quello”. FINE COMUNICAZIONE. Va bene dare un suggerimento da casa su chi sentire o intervistare per realizzare un articolo o un servizio, però fare un comunicato basato solo e unicamente sul fatto che qualcuno è disponibile per un’intervista è un po’ come lasciare il numero di cellulare in un bagno pubblico (retaggio degli anni Novanta): solo un’ubriaco proverà a contattarlo. Il giornalista è libero di scegliere se scrivere o meno di un ARGOMENTO e in seconda battuta di una PERSONA (ma la sua storia deve essere davvero particolare o abbracciare il taglio di una rubrica già tarata sugli interventi di personaggi, voci, ecc..ecc..). Allora partiamo sempre dalla cosa più semplice: la notizia. L’argomento prima di tutto, i protagonisti immediatamente dopo (i protagonisti, anzi, possono essere suggeriti come fonti da sentire per approfondire quell’argomento). Una delle cose su cui abbiamo investito molto tempo e progettazione qui a The Press Match è stato decidere come impostare la sezione “contatti” di chi invia i comunicati. Quelle informazioni infatti finiscono nell’interfaccia visualizzata dai giornalisti che quei contatti li vedono. Inserire l’etichetta “disponibile per intervista” con la possibilità di indicare una fonte da sentire in modo diretto ci è sembrato il modo più utile per aiutare il giornalista a velocizzare il proprio lavoro evitando all’addetto stampa la stesura di preghiere in aramaico per diffondere il contatto dell’intervistato senza distogliere l’attenzione dall’argomento trattato. Non è obbligatorio ma garantisce sonni tranquilli e scongiura figure imbarazzanti.

3. Ricevere 4 telefonate perse di seguito, appena 8 secondi dopo aver ricevuto un comunicato stampa;

Qui siamo in un ambiente climatico ostile, del genere Kiev a gennaio: è vero, il rapporto umano batte la comunicazione via mail 10 a zero, però il confine tra l’interesse specifico per il giornalista tal dei tali e lo stalking è sempre molto labile. Il problema è lo stesso del cane che si morde la coda: voi non avete idea se quella notizia potrà interessare o meno al giornalista e per scoprirlo volete sentirlo direttamente, coccolarlo e taaaaac piazzare l’informazione del secolo. Ma ricordate: è al giornalista che dovete lasciare il controllo della situazione, perché è il giornalista che decide di contattarvi per arrivare alla fonte del comunicato/segnalazione. Quando usare il telefono allora? Semplice: quando già avete creato un rapporto pregresso con il giornalista o quando volete lasciare solo a quel giornalista o a quel giornale l’esclusiva della notizia. Per assicurarvi che la vostra email non finisca nello spam però dovete essere chiari sin dall’oggetto: se per capire di che si tratta devo scorrere il cursore vostro destra per un chilometro, non aprirò mai la mail del vostro comunicato. Abbiamo preso in considerazione tutti questi inconvenienti quando abbiamo creato The Press Match: volevamo una piattaforma che fosse un territorio neutro in cui chi comunica non si sentisse uno stalker e dove il giornalista potesse avere l’assoluto controllo sulle informazioni senza essere subissato di spam. Per questo abbiamo puntato molto sulla dashboard e su un sistema di notifiche personalizzato dal giornalista che può ricevere in email non il comunicato, ma qualcosa di meglio: il suo riassunto con le info di base. Tutto quello che serve sapere è in poche righe. Tutto il resto sulla nostra piattaforma.

Originally published at blog.thepressmatch.com on November 20, 2017.

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