Una post produzione

Oggi molti fanno foto tecnicamente perfette, ma quanti fanno davvero fotografie?

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4 min readJul 30, 2016

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Innanzitutto: non l’ho detto io, bensì David Alan Harvey. Parlando della differenza fra il fare foto e fare fotografia, che significa dire qualcosa con una macchina fotografica che non sia semplicemente una bella foto.

Ormai tecnicamente è possibile e semplice fare foto ineccepibili. Anche una scimmia ci riesce. Molto più difficile è fare foto che abbiano un significato e che non siano semplicemente belle (le belle foto — e questo lo dico io invece — sono noiose).

Quindi, per contraddirmi subito parlo di una mia foto che è bella e vuota, ma per parlare d’altro, cioè di come l’ho post-prodotta e come e quante cose belle si possono fare ormai con un semplice smartphone.

Ho scattato questa foto mentre me ne andavo dalla spiaggia di Masua nel sud-ovest della Sardegna giorni fa. L’ora era perfetta: il sole stava scendendo ma non era ancora troppo diretto e basso all’orizzonte e formava un riflesso bianco e abbacinante sull’acqua. Qualsiasi sagoma si stagliasse diventava una silhouette interessante. Fotograficamente si tratta di un pezzo facilissimo. Non c’è storia, non succede niente, non ci vuole davvero niente a fare uno scatto “bello”. Difficile resistere. Infatti non ho resistito. Quello che mi interessa dire è invece perché dallo scatto originale sono arrivato a quello finale, editato mentre andavo a prendere la macchina parcheggiata, quindi post-prodotto letteralmente in 10 minuti, forse meno.

La sequenza

Innanzitutto: lo scatto scelto è uno di una serie di 6/7 fatti con iPhone 6. Il motivo è semplice: si vedevano 2 persone e la loro sagoma mi piaceva. Fine, non c’è altro motivo.

Il raw

Anche se tecnicamente non si tratta di raw (il formato senza compressione con cui le macchine digitali producono uno scatto, cosa per ora non ottenibile con iPhone che scatta in formato compresso jpg) c’erano cose che non mi piacevano nell’originale: la tonalità troppo calda e il flare dell’obiettivo (in questo caso una croce a tre bracci che aveva come centro il sole). Ho editato il fotogramma con un po’ di enfasi in Snapseed per tirare fuori un po’ di dettaglio e per cancellare il flare. La foto era un controluce pieno, quindi non potevo comunque avere molti dettagli e non mi interessavano. Il contesto era una cornice che doveva portare l’attenzione sui soggetti al centro e sul riflesso dell’acqua.

L‘originale (sx) e il primo editing in Snapseed senza flare, con enfasi e con orizzonte in bolla

Il viraggio finale

La cosa che mi piaceva meno era la tonalità eccessivamente calda dell’immagine. Per smorzarla avevo due scelte: desaturarla e toglierle colore oppure andare verso l’estremo opposto dei toni di colore: dal caldo al freddo. Il paradosso dell’immagine è che la desaturazione avrebbe reso la foto ancora più innaturale e sterile emotivamente rispetto al viraggio finale che è cromaticamente freddo ma che la rende irreale, perché quel tono ciano non è credibile, non può darsi in natura a quell’ora e non di certo in estate. Ed è estate, lo si capisce facilmente perché ci sono due persone in acqua e in cielo splende il sole. Il risultato è un po’ grezzo, specie nella grana del sole. Tecnicamente è una foto imperfetta e la cosa mi piace: è fatta con un telefono e non me ne frega niente che si veda. Ci sta (la perfezione è noiosa).

Un’interpretazione

Questa foto non è niente di che ma ha una qualità, oltre al suo valore estetico soggettivo: è fuorviante e spiazza chi la guarda. Provoca — o almeno credo provochi — uno scarto nella percezione dell’osservatore. “Sto vedendo davvero due persone che fanno il bagno immerse in questa luce irreale?”. Mi piace immaginare che chi la osserva si ponga questa domanda o che almeno percepisca che c’è qualcosa fuori luogo. Ecco, se ho provocato questa reazione, anche con una foto modesta, so di aver ottenuto un risultato.

Alla fine mi piace più pensare che chi guarda una mia foto non pensi “Bella”, ma pensi invece “Sto vedendo quello che credo o mi sbaglio?” o semplicemente “Cosa sto esattamente vedendo? Non sono sicuro di aver capito”.

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Martino Pietropoli
The Punctum.

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com