Alla scoperta di Pokémon GO

Jacopo Di Iorio
The Shelter
Published in
11 min readJul 19, 2016

Come si legge anche troppo sul web e come ci ricorda anche Friederich Nietzsche, tabaccaio dietro l’angolo delle nostre adolescenze, la Storia è ciclica. I mari del tempo si alzano e si abbassano seguendo spesso un andirivieni inaspettato sempre pronto a sorprenderci. Così, in questo rovente ma non troppo luglio 2016, tornano gli echi di quindici anni fa: i Blink-182 scalano di nuovo le classifiche, Tarzan salta da liana a liana sul grande schermo e i Pokémon sono ancora una volta prepotentemente sulla bocca di tutti.

Insomma, Benvenuto 2001!

Eppure è cambiato tutto, o quasi. Sì, la Pokémon mania sembra impazzare ovunque, ma questa volta lo fa fisicamente per le strade delle città di tutto il mondo grazie al nuovissimo Pokémon GO, titolo mobile nato dalla collaborazione tra Niantic e The Pokémon Company. Passando dalla console portatile Nintendo agli schermi touch dei nostri cellulari, questa volta ci viene chiesto, armati di GPS e Poké Ball, di “catturarli tutti” vagando non più tra le strade di Kanto, Johto e compagnia, ma tra quelle più amene di Quartoggiaro, Codroipo o San Benedetto del Tronto.

Ed è proprio in quel di San Benedetto del Tronto che ho arruolato Gaia Stefani, eletta a furor di redazione madrina di The Shelter. La nostra rossa non-nerd di fiducia, come era prevedibile, dopo aver incontrato Star Wars per la prima volta a venticinque anni era anche a digiuno dai mostri tascabili di Nintendo.

Quale occasione migliore, quindi, per incontrarla di nuovo e coinvolgerla in quella che sembra un’isteria collettiva senza precedenti? Ma anche cosa pensa del fenomeno del momento lei, che guarda sempre un po’ di traverso videogiochi e compagnia. Accompagnati dalla nostra amica dalla fulva chioma, abbiamo dunque girato per la città, alla ricerca di mostriciattoli tascabili con l’obiettivo di rispondere a una domanda importante: riuscirà Pokémon GO a far urlare “Gotta catch’em all” anche a chi è vergine di videogiochi e delle creature di Satoshi Tajiri?

Gaia Stefani, venticinque anni, 110 cum Laude in Giurisprudenza, rimandata in videogiochi.

Ciao Gaia, finalmente di nuovo sulle pagine di The Shelter a raccontarci una nuova esperienza con il mondo “nerd”. Siamo partiti con Star Wars e ora passiamo ai Pokémon. Raccontaci la tua esperienza con i mostriciattoli tascabili firmati Nintendo. Li conoscevi? Hai mai provato dei videogiochi a loro dedicati?

Ho conosciuto i pokémon quando avevo ancora i denti davanti larghi e storti e mi ero appena trasferita dalla capitale a un paese di provincia sul mare. La socializzazione non è mai stato il mio forte e comprare le carte dei Pokémon per poi scambiarle a scuola rappresentava per me un contatto con i miei simili necessario e sufficiente. Detto questo penso di non aver mai imparato un solo nome di quegli esserini colorati, a parte Pikachu ovviamente (come si scrive l’ho dovuto controllare su internet, lo ammetto). Già con le medie i Pokémon erano per me morti e sepolti: dopo aver assolto alla loro funzione, che senso avrebbe avuto continuare a frequentarli? Non erano per me così attraenti. Poi mi sono trovata a Tokyo due mesi fa, con te, e quando ormai pensavo che i Pokémon si fossero estinti non solo per me ma per il resto del mondo ho scoperto di essere davvero ignorante e, pur essendomisi prospettata la possibilità di colmare tale deficienza immergendomi nel favoloso palazzo dei Pokémon, ho deciso ancora una volta di passare. Mi sono rifiutata categoricamente di recarmi nel mega negozio a tema di quegli esseri per me insignificanti. Penso sia inutile aggiungere che ovviamente non avevo mai, prima dello scorso fine settimana, provato videogiochi a loro dedicati. Per essere sincera non ho proprio mai giocato con i videogiochi: non hanno mai retto il confronto con le Barbie prima e con i giochi da tavola dopo.

Wow! Nessun videogioco? #Gaianonmentire che un periodo eri fissata con Monument Valley! Chissà i risvolti sociologici nel farti provare Dark Souls! Possiamo quindi dire che la tua prima esperienza ludica con questa serie è stata con il nuovo titolo per mobile Pokémon GO: raccontaci in breve in che è consistita la tua sessione di prova.

Sei stato sempre tu, mio caro intervistatore, a illustrarmi la necessità di provare questo fantastico nuovo gioco, un’avventurosa ricerca di animaletti selvatici in giro per le vie della città. Ho pensato che piuttosto che camminare su e giù per le solite strade senza meta avrei potuto farti contento e finalizzare il tutto alla cattura degli agognati esserini. E così è stato. Mi aspettavo di essere più inetta e invece devo dire che Pokémon GO è assolutamente alla portata di tutti.

Pensavo che i Pokémon si fossero estinti, non solo per me ma per il resto del mondo

Come hai potuto sperimentare, Pokémon GO è un titolo che si distacca dall’archetipo classico e usuale del videogioco anche per il semplice fatto che va giocato all’aria aperta! Sotto il sole che non perdona dove ti sei avventurata? Che posti hai visitato? La tua routine e i tuoi percorsi cittadini sono stati influenzati dal gioco? Hai utilizzato delle particolari strategie per riuscire a coprire più velocemente le distanze?

Penso che Pokémon GO abbia come principale obiettivo il dimagrimento mondiale. Camminando in lungo e in largo si ottiene un effetto ulteriore rispetto a quello ludico. La prima volta che l’ho provato era sera, caldo e afoso ma, per fortuna, era comunque sera. Il vero incubo è stato il giorno dopo, di pomeriggio, con il sole delle 18 che è quello che ti scalda orizzontalmente e non ti lascia tregua. La location in compenso era romantica: il braccio del molo di San Benedetto del Tronto con sosta alla palestra del faro, quella che non siamo riusciti a conquistare. Sicuramente siamo andati a cercare i Pokémon nei luoghi più carini della nostra città, la prima volta perché era venerdì sera e ci meritavamo quanto meno un giretto in centro, e il giorno dopo perché, dovendo scegliere dove trasportare faticosamente i nostri corpi stanchi, abbiamo scelto un posto tranquillo e indubitabilmente affascinante. Per i tragitti più lunghi abbiamo invece optato per la bicicletta: se si supera il problema dell’equilibrio si procede nel gioco a ritmi serrati!

“Secondo me il coso verde è da questa parte!”

Come hai detto tu, oltre a quello ludico c’è un secondo obiettivo, diciamo estetico. Insomma… di calorie ne abbiamo bruciate, no? Domanda sciocca ma inerente: credi che la struttura di Pokémon GO possa aiutare l’umanità tutta nella continua lotta contro i carboidrati e nel raggiungimento delle fantomatiche “chiappe d’acciaio”?

Ecco appunto: la mia risposta è sì. Purtroppo le chiappe di acciaio non vengono con una semplice sgambettata per la strada, però ci si può sempre accontentare di un leggero dimagrimento ottenuto senza alcuna rinuncia. Quindi ben vengano i mostriciattoli se spingono noi poveri umani pigri a sperimentare più spesso la posizione eretta e il conseguente azionamento dei muscoli.

Tornando seri: hai catturato tanti Pokémon? C’è qualche mostriciattolo che ti ricordi bene o che ti ha colpito particolarmente? Perché?

Catturavo Pokémon a non finire e devo ammettere che non è una cosa poi così difficile. Considerando la mia poca esperienza con la materia, i Pokémon mi sembrano tutti uguali, però quello che più ricordo è lo struzzo a due o più teste (Doduo e Dodrio, n.d.i.) che infestava ogni singolo angolo della città. Sì, una bestiaccia caruccia e simpatica, ma dopo un po’ anche basta! Non attirando più la mia attenzione, ho deciso di lasciarlo vivere tranquillamente per i fatti suoi. Ah! poi c’era quel cattivone verde, basso e grasso. La mia araba fenice di Pokémon GO (Bulbasaur, n.d.i.). Non solo mai catturato, ma perso di vista all’inizio di ogni ricerca. Fallimento.

Chiaramente, avendo incontrato dei Pokémon, hai anche sperimentato la realtà aumentata che permette, durante la cattura, di vedere la creatura all’interno del mondo reale tramite la fotocamera. Non essendo abituata a questa esperienza, quali sono state le tue reazioni? So che ti sei anche divertita a scattare delle foto, no?

La realtà aumentata è la cosa più divertente del gioco. Io personalmente avrei aumentato l’aumentabile e reso anche la mappa reale, una sorta di Google Earth. Vedere i Pokémon nei posti di tutti i giorni, accanto agli esseri umani, che svolazzano o ti guardano in modo minaccioso… ecco, questa è stata per me la vera novità. Le foto poi sono divertentissime: qualunque occasione è buona per spararsi le pose e l’essere in compagnia di un piccolo Pikachu è sicuramente un’occasione imperdibile.

La realtà aumentata è la cosa più divertente del gioco

Rimanendo nell’ambito della cattura, vorrei sapere se ti sei facilmente abituata alla dinamica di ricerca, tramite la mappa di gioco, e se sei diventata brava nel lancio delle Poké Ball. Mi spieghi meglio la critica sulla mappa?

Come ho detto prima, la mappa non mi ha soddisfatta. La volevo esteticamente meno minimale, più realistica. Inoltre sarebbe stato comodo avere una bussola che ti indicasse la direzione del Pokémon perché, per ora, non è che quello che ti appare sullo schermo sia di qualche utilità, almeno per me. La mappa non può neanche dirsi carina o curata sotto altri punti di vista: la definirei infinitamente approssimativa. Le Poké Ball invece sono carine e facili da usare, persino per una polla come me.

Passiamo ora a qualcosa di leggermente meno istantaneo da comprendere e al momento ancora da ottimizzare: le lotte in palestra. Di che team fai parte? Che palestre hai sfidato? Hai provato a conquistare qualche palestra avversaria? Hai rinforzato qualche palestra del tuo team sfidandola in un’amichevole? Raccontaci.

Team Blu. Con le palestre ho cominciato a familiarizzare solo il secondo giorno della nostra prova. I combattimenti sono carini, anche se dopo due o tre diventano una noia mortale. Forse anche per il fatto che il gioco (provato quando ancora non era uscito in Italia) si bloccava spesso e volentieri, decretando inesorabilmente la mia sconfitta. Nonostante questo però non mi sono tirata indietro, e che la palestra fosse della mia stessa squadra o di quella avversaria mi fermavo, mettendo in campo i miei Pokémon migliori dopo averli curati, ristorati, massaggiati e rimessi totalmente a nuovo. Ho conquistato una palestra, sì, anche se temo sia stata mia solo per poco purtroppo. In ogni caso ho contribuito nel mio piccolo alla causa comune.

Tiriamo le fila: giocando a Pokémon GO, che esperienza ti sei fatta del mondo dei Pokémon? Cosa credi di esserti persa in questi venti anni di PokéMania?

Sinceramente? Nulla. Nel senso che sì sono carini e simpatici ma non indispensabili. Almeno per me.

La Poké Ball è stata lanciata.

Più nel dettaglio, che ne pensi di questa app di successo? Credi che riuscirà a fare breccia nel cuore delle persone che, come te, non conoscono i videogiochi e tantomeno i Pokémon? La gente la scaricherà e continuerà a giocarla assieme agli amici per molto tempo o semplicemente si stuferà presto di avventurarsi nelle strade del mondo per qualche nuovo Pokémon? Chiaramente, come nei test universitari, ti tocca motivare la risposta.

Ho paura di apparire disfattista e ingrata verso di te, Jacopo, che mi hai introdotto in questa nuova realtà di cui sei un fan sfegatato… però questa è la verità: mi sono sinceramente divertita ma non ho sentito il bisogno di scaricare l’applicazione, neanche adesso che non mi costerebbe molto in termine di tempo e impegno, essendo uscita in Italia. Innanzitutto credo che non ne avrei proprio il tempo, facendo una vita sedentaria e noiosa alla scrivania e uscendo solo per stare in compagnia, senza poter quindi concentrarmi sulla cattura di mostriciattoli. E poi perché il gioco è privo di colpi di scena, di un non so che di nuovo che ti invogli a continuare. Il numero di Pokémon, di sfide vinte e di palestre conquistate per me non è ancora abbastanza. Dovrebbero esserci vari livelli con elementi di diversità in ognuno. Le sfide potrebbero essere diverse in ogni palestra, e anche il modo di cattura e di evoluzione dei Pokémon potrebbe essere più vario. Magari la possibilità di interagire maggiormente con gli altri giocatori non sarebbe male altrimenti, sai, la noia è dietro l’angolo.

Come hai detto tu, una delle critiche attuali a Pokémon GO è l’estrema semplicità del gioco. Una semplicità che potrebbe sfociare in pochezza di contenuti e ripetitività. Che ne pensi? Il gioco ti è sembrato troppo semplice? Se sì, pensi che sia un male oppure una manna per coloro che non hanno esperienza con i videogiochi?

Il gioco, come detto prima, è molto semplice e intuitivo e non so se una mossa del genere possa essere quella che decreterà una fidelizzazione di chi non ha mai videogiocato. Alla fine, secondo me, chi è ormai adulto e non ha esperienza nei videogiochi è perché non ne è mai stato curioso, non li ha mai trovati interessanti e ha potuto insomma crescere facendone a meno. Per convincerli dopo tanto tempo deve esserci un motivo serio, un gioco davvero stimolante, sbalorditivo. Ho paura che Pokémon GO non sia in grado di convincere chi non ha mai apprezzato nemmeno Snake sul Nokia 3310. Forse potrebbe attirare, con la sua semplicità, un’utenza ancora molto giovane, che si sta avvicinando al mondo dei videogiochi ma non conosce il mondo dei Pokémon. Non credo invece che gli amanti dei videogiochi ma non dei Pokémon inizieranno ad affezionarsi a loro con questa app. Però, come ben sai, non sono esperta di queste cose.

Mi sono sinceramente divertita, ma non ho sentito il bisogno di scaricare l’applicazione

Durante la prova, abbiamo visto altri ragazzi giocare a Pokémon GO come noi. Uno dei pilastri portanti dei titoli Pokémon è l’interazione tra i giocatori: collaborare può davvero fare la differenza! Credi che con Pokémon GO ci siano le basi per creare una community agguerrita? Credi che si creeranno davvero delle dinamiche di gruppo seguendo la distinzione in team proposta dal gioco?

Non so se ciò avverrà o meno ma penso che potrebbe essere l’unica salvezza del gioco. Questo potrebbe essere davvero l’unico motore che possa permettere al gioco di durare nel tempo e non fare la fine dei finalisti non vincitori dei talent show. Anche se renderei l’applicazione ancora più interattiva. Per esempio, se in una determinata zona ci fosse un Pokémon, sarebbe carino che se catturato da un giocatore non fosse più visibile dagli altri. Insomma che la situazione sia uguale per tutti i giocatori, che la sfida sia ancora più agguerrita.

Insomma vorresti più sangue. Mi dispiace che non ti sia ricreduta sul mondo dei Pokémon ma forse non è Pokémon GO il titolo migliore per farlo. Grazie Gaia per le tue preziose opinioni! Oramai sei diventata la madrina di The Shelter e speriamo di incontrarti in futuro per molte altre interviste! Ciao!

Mi dispiace, avrei davvero voluto ricredermi sul mondo dei Pokémon. Spero che sarà per un’altra volta. Grazie a voi! È sempre un piacere collaborare con gli amici di The Shelter. Alla prossima!

Nessun Pokémon è stato maltrattato durante la realizzazione di questa intervista.

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Jacopo Di Iorio
The Shelter

Da piccolo volevo fare il pittore ora come ora il pirata. Scrivo di videogiochi, di cultura pop e di tutto ciò che “c’entra perché ci capa”.