Breve storia del Dark Universe

La rivalità tra Bela Lugosi e Boris Karloff

Alessandro Di Romolo
The Shelter
10 min readJun 9, 2017

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Ed Wood, di Tim Burton, anno 1994. Bela Lugosi, interpretato dal premio Oscar Martin Landau, è seduto su una poltrona in attesa del ciak quando un tecnico gli si avvicina chiedendogli un autografo; mentre l’attore verga il foglietto bianco, il tecnico fa l’errore di esprimergli la sua ammirazione per il ruolo di spalla di Boris Karloff ne Il Raggio Invisibile. Lugosi sbotta mandando all’altro paese il malcapitato, aggiungendo che Karloff non era degno nemmeno di portargli le borse (edulcoriamo) e che il ruolo di Frankenstein non era minimamente paragonabile a quello di Dracula dal punto di vista attoriale. Burton, nello spazio di un minuto, romanzando il giusto, fa conoscere a una generazione di giovani cinefili una, anzi LA rivalità per eccellenza della storia del cinema. La rivalità che alimentò quello che si può considerare l’antesignano del Dark Universe inaugurato dall’uscita nelle sale de La Mummia con Tom Cruise e Sofia Boutella.

“Karloff’s sidekick? FUCK YOU!”

Ma andiamo con ordine: Nell’estate del 1927, dopo aver recitato per anni a Broadway in numerose rappresentazioni, Bela Ferenc Dezso Blasko, in arte Bela Lugosi, viene scritturato per il ruolo di Dracula nell’adattamento di Deane & Balderston del romanzo di Bram Stoker. La rappresentazione sarà un vero successo di pubblico, al punto da essere ripetuta ben 261 volte. È proprio durante una delle repliche che un divertito produttore della Universal Pictures nota la performance di Lugosi e lo propone come attore protagonista nella trasposizione cinematografica dell’opera a un perplesso Carl Lemmle Jr., direttore dello studio e figlio del fondatore, inizialmente esitante a cimentarsi nell’azzardo di produrre un film horror.

Leggenda vuole che la prima scelta della Universal per il ruolo di Dracula fosse Lon Chaney, attore feticcio del regista Tod Browning e padre dell’attore che salirà alle luci della ribalta grazie al ruolo de L’Uomo Lupo, e che il ruolo fosse stato assegnato a Bela Lugosi solo dopo la morte di Chaney per un cancro ai bronchi, avvenuta nell’agosto del 1930. Se è vero che Lugosi inizialmente non rientrava nei piani di Lemmle, sulla veridicità di questo rumor regna l’incertezza, alimentata da almeno un paio dati di fatto che sembrano smentirla: Lon Chaney era sotto un contratto di esclusività a lungo termine con la Metro-Goldwyn-Mayer dal 1925 e aveva negoziato il lucrativo rinnovo poco prima di morire, mentre Browning fu assunto come regista dalla Universal solo all’ultimo minuto, dopo la morte del regista designato Paul Leni.

In ogni caso, Lugosi sconfisse la concorrenza di una decina di attori di spicco dell’epoca, anche e sopratutto perché accettò un contratto tutto sommato poco remunerativo anche per gli standard dell’epoca: 500 $ a settimana per un totale di 7 settimane di lavorazione.

Sono molte le leggende metropolitane che ruotano attorno alla produzione del film: una su tutte quella che voleva che Lugosi non sapesse parlare l’inglese e avesse imparato a memoria foneticamente le battute da recitare. Falso. Sebbene l’accento di Bela tradisse le sue origini straniere, era dal 1919 che recitava in lingua inglese. La straordinaria e particolarissima performance di Dracula fu dunque tutta farina del sacco dell’attore ungherese: Lugosi caratterizzò il personaggio con la sua camminata, i suoi sguardi e il suo modo esotico di parlare la lingua anglosassone, ispirando gli attori che vennero dopo di lui e che tentarono di imitarlo, a volte fallendo miseramente, offrendo una versione caricaturale e a tratti comica della fonte originale.

Un’altra leggenda, stavolta vera, parla del fatto che Browning, ancora scosso dalla dipartita di Chaney, disprezzasse la sceneggiatura, ritenuta ridondante e pacchiana, e che spesso lasciasse il set affidando i ciak al direttore della fotografia Karl Freund, futuro regista de La Mumma del 1932. Di conseguenza il film non sorprese la critica dal punto di vista registico, anzi sono molti a considerare la versione in lingua spagnola del film, che veniva girata di notte negli stessi set da troupe e cast diversi, fosse migliore sotto molti punti di vista. C’è chi addirittura ha ipotizzato che il film ideale sarebbe stato quello spagnolo con Lugosi nel ruolo di Dracula.

Il film uscì al Roxy Theatre di New York il 12 febbraio 1931 e fu un successo clamoroso: le recensioni pubblicate sui quotidiani fecero leva soprattutto sullo shock del pubblico, alimentato dal discorso finale dal vivo di Edward Van Sloan (Van Helsing nel film) che affermò che “queste cose esistono”. In 48 ore furono staccati ben 50.000 biglietti: una scommessa vinta dalla Universal che aveva già avviato la macchina organizzativa per realizzare il secondo grande film horror della storia del cinema americano, Frankenstein.

Nella versione ufficiale della storia si legge che inizialmente furono scritturati Robert Florey alla regia e Lugosi nel ruolo del mostro. Tuttavia la creatura tratteggiata nello script di Florey era una macchina della morte priva di pathos e di umanità, ben diversa da quella ammirata nel film. Inoltre i provini del make-up su Lugosi furono disastrosi: una volta applicato il trucco le uniche parti del volto che rimanevano scoperte erano gli occhi e il mento; tanto bastò a Lugosi, divenuto ormai una star, per rifiutare il ruolo. A dirigere fu chiamato James Whale, che notò in un bar un mestierante di lungo corso delle major hollywoodiane, al secolo Boris Karloff, e lo invitò a fare un tentativo; in seguito a un provino con il fantastico make-up di Jack Pierce, votato nel 2002 come “il miglior make-up della storia” dalla rivista Make-Up Artist Magazine, Karloff venne scritturato.

Bela Lugosi però, fornisce una versione diversa della storia: “Fui ingaggiato per il ruolo e feci un provino che piacque alla produzione. Poi lessi lo script e non fu di mio gradimento: sia io che Florey ci chiedevamo come un attore con una voce superba come la mia potesse interpretare un ruolo senza dialoghi. Allora chiesi di essere scartato dal progetto. Lemmle accettò ma a una condizione, ovvero che trovassi io stesso un degno sostituto. Mi misi a spulciare le agenzie e alla fine trovai Boris Karloff e lo raccomandai a Lemmle. Così lui fece i provini e divenne una delle più grandi star del cinema Horror. Il mio rivale a tutti gli effetti.”

Sta di fatto che il film fu un successo stratosferico di pubblico e di critica: debuttò al Mayfair Theatre il 4 dicembre 1931 e in una settimana incassò 53.000 $. Il critico del New York Post, Mordaunt Hall, lo definì “di gran lunga il migliore nel suo genere” e aggiunse che “nonostante sia prodotto dalle stesse persone, Dracula messo affianco a Frankenstein sembra insulso”. Il valore aggiunto della pellicola fu, senza voler togliere nulla alla fresca regia di Whale, l’interpretazione di Karloff basata essenzialmente sulla gestualità del corpo. La Universal tenne il massimo riserbo non solo sul look del mostro, per creare la giusta suspance e mantenere intatto il terrore al primo impatto, ma anche sull’attore che lo interpretava. Infatti nei titoli di testa nel cast appare un punto interrogativo alla voce “Il Mostro”.

Addirittura, per suscitare interesse nel film, i produttori misero in giro la voce che ad interpretarlo sarebbe stato Bela Lugosi, al fine di sfruttare l’onda del successo di Dracula: alcuni giornali riportarono erroneamente la notizia e su un manifesto pubblicitario apparve addirittura il nome di Lugosi e il mostro con un look completamente diverso da quello definitivo, con degli strani raggi elettrici uscenti dagli occhi.

Il nome di Karloff fu rivelato nei titoli di coda, accompagnato dalla dicitura “A good cast, is worth repeating”. Nello stesso anno erano nate due stelle, due rivali che si sarebbero incontrati sul set solo due anni dopo, durante le riprese di The Black Cat. Karloff divenne un attore famoso e apprezzato tanto quanto Bela Lugosi, se non di più. La Mummia, nel 1932, fu l’ennesimo successo straordinario di pubblico, che ebbe la possibilità di apprezzare le doti attoriali di Karloff nel doppio ruolo del sacerdote Imhotep e, sotto il make-up del solito Jack Pierce, della mummia.

Con un budget di realizzazione di ben 90.000 dollari e 15 giorni di riprese (altri tempi sul serio), Black Cat di Edgar G. Ulmer divenne il maggior incasso del 1934 per la Universal, ma le critiche non furono esaltanti: i produttori infatti, dopo una proiezione di prova, ritennero che il film fosse troppo shockante e chiesero a Ulmer di utilizzare altri 3 giorni e mezzo di riprese (facendo lievitare di 5.000 $ il budget) per modificare alcune scene. Il risultato fu disastroso, il film divenne confusionario e criptico, incomprensibile ai più. Tuttavia nessuno poteva negare l’elettricità palpabile e il magnetismo che suscitavano i due attori protagonisti quando duettavano sul set.

Karloff raccontò un aneddoto interessante sul suo rapporto con Lugosi: “Bela all’inizio era molto sospettoso sul set. Sospettoso che io adottassi dei trucchi per potergli rubare la scena in qualche modo. Quando più tardi capì che io non stavo cercando di fare nulla di tutto questo, diventammo grandi amici.” Bisogna diffidare di chi parla di screzi tra i due: magari non si può dire che fossero intimi, ma che ci fosse un’amicizia e il massimo rispetto reciproco è indubbio ed è evidente dalle dichiarazioni di entrambi: Lugosi ad esempio, nel 1939 rivelò ai giornalisti di quanto fosse contento per la nascita della figlia di Karloff, Sara Jane, e di come uscissero spesso insieme e fantasticassero sul fatto che in futuro sarebbe stato bello se i loro figli si fossero innamorati.

Se non altro si può dire che le carriere dei due artisti furono molto diverse: Karloff riuscì a non fossilizzarsi sul ruolo di Frankenstein e dimostrò uno spiccato acume finanziario, a differenza di Lugosi per il quale aver accettato quel contratto di 500 $ a settimana per Dracula si dimostrò fatale. Dopo la morte di Bela nel 1956, Karloff dichiarò che il suo rivale aveva “ottenuto in vita molto meno di quanto meritasse. Era un uomo timido, sensibile e molto talentuoso, ma commise un errore: non si prese mai la briga di limare il suo accento e imparare la nostra lingua.” Il suo modo di parlare non gli permise mai di ottenere ottimi ruoli da protagonista e il contratto da 3500 $ di cui sopra convinse le major che Lugosi fosse un affare a buon mercato, remunerandolo sempre con cifre ben inferiori dei suoi colleghi. Il caso de Il Figlio di Frankenstein fu emblematico.

Dopo una serie di insuccessi e l’aver perso una quota pari al 40% del mercato estero, la Universal decise di rispolverare i suoi classici e nel 1939 avviò la produzione del sequel del meraviglioso La Moglie di Frankenstein. Fu offerto il ruolo del barone Von Frankestein a Peter Lorre, che però rifiutò; la parte fu quindi offerta a Basil Rathbone al quale fu offerto un lauto compenso simile a quello di Karloff. A Lugosi, scritturato per il ruolo dell’assistente Igor, non andò altrettanto bene: i produttori infatti, conoscendo i problemi finanziari dell’attore ungherese, gli offrirono inizialmente un misero contratto da 1000 $ a settimana, per poi ridurlo ulteriormente a 500 $ e organizzare le sue riprese in modo tale da farle rientrare tutte in un’unica settimana.

“Che brutti figli di puttana! Gliela faccio vedere io a questi. Terrò Bela sul set dal primo all’ultimo giorno di lavorazione di questo film! Viene sottovalutato troppo dallo studio!”

Quando Karloff e Rowland lo vennero a sapere andarono su tutte le furie e il regista decise di riscrivere lo script in modo da rendere il personaggio di Igor centrale e dare carta bianca a Lugosi per la caratterizzazione.

Jack Pierce al lavoro sul make-up di Bela Lugosi.

Lugosi disse: “Per il ruolo di Dracula non utilizzai un pesante make up, ma per Il Figlio di Frankestein… Dio fu grandioso! All’inizio la mia parte era piccolissima, ma poi il regista ogni giorno aggiunse elementi, fino a renderlo il ruolo più importante del film.”

Risale al 1940 l’ultima collaborazione tra Bela e Boris con la Universal: Black Friday, diretto da Arthur Lubin, segnò un drastico calo dell’interesse del pubblico per il duo di star del cinema horror e fu un fiasco al botteghino. La sceneggiatura iniziale, che prevedeva Lugosi in un ruolo principale al fianco del rivale di sempre, fu rimaneggiata da Curt Siodmak, che lo relegò a un ruolo minore dato che, a suo dire: “Bela non era capace di uscire dal suo orticello. Era capace soltanto a dire Mee-Ster Dra-cula con quelle sue movenze ungheresi.” La Universal, quando si rese conto che nel rimaneggiamento non c’era un singolo frame in cui Lugosi e Karloff apparivano insieme, decise di inserire una scena di morte del personaggio di Bela che il regista più tardi definì “una scena di morte orribile!”.

Il produttore Richard Gordon difese Lugosi dall’onta subita da Siodmak, asserendo che Lugosi era uscito da “quell’orticello” quando Siodmak era ancora un bambino.

Lasciata la Universal, le carriere dei due attori presero strade diverse e, mentre Karloff continuava a mietere successi, quella di Lugosi culminò nell’incontro con Ed Wood, il regista protagonista del film di Tim Burton. I bei tempi erano ormai andati, l’abuso di farmaci scandiva le giornate e quelli di Wood erano filmacci a basso budget. Un nostalgico Bela dichiarava a un giornalista: “Un tempo ero padrone del mio destino professionale, interpretavo ruoli che spaziavano da Romeo ai classici di Ibsen e Rostand. Poi divenni il pupazzo Dracula… più di ogni agenzia di casting, a dettare il tipo di ruolo che potevo interpretare fu l’ombra della figura di Dracula… non credo che esista al mondo un altro ruolo che abbia condizionato così pesantemente la carriera di un attore.”

Bela Lugosi morì il 16 agosto del 1956 a 73 anni. Karloff invece continuò a lavorare al cinema, in TV e alla radio in maniera costante fin quando la salute glielo permise. Morì ad 81 anni il 2 febbraio 1969. Fu così che finì la storia di due attori che sopravvissero professionalmente alla fine dei Mostri della Universal. È la storia di due icone tra le più importanti della storia del cinema, una storia di amicizia e di sana rivalità. È la storia delle fondamenta del genere Horror e della definizione delle sue forme. C’è tanto dentro, c’è tutto.

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