CHUCHEL e l’arte di tornare bambini

Federico Bortot
The Shelter
Published in
5 min readApr 20, 2018

Le avventure punta e clicca non sono mai state il mio genere preferito: alcuni titoli sono riusciti a catturarmi, come Primordia e Gemini Rue, ma più per l’ambientazione e per gli sviluppi della trama che per le meccaniche piuttosto legnose. Amanita Design, però, è sempre riuscita a mantenermi attaccata allo schermo vibrante di emozione non solo per l’aspetto narrativo, ma anche per tutte le meccaniche di gioco che riuscivano a suscitare in me un ampio spettro di sensazioni. Con Machinarium prima e Botanicula poi, i piccoli personaggi teneri e grotteschi si sono scavati un posto nel mio cuore con le loro mosse e il loro modo di interagire con l’ambiente circostante: sono il fulcro dell’esperienza e al giocatore resta la possibilità di esplorare il più possibile questi mondi fiabeschi e onirici. CHUCHEL, ultima opera di Amanita Design dopo il precedente Samorost 3, mi ha conquistato ancora di più, eppure non è facile trovare le parole per descriverlo, per recensirlo o per consigliarlo. Forse per una mia immaturità linguistica ed espressiva, oppure forse perché c’è così tanto da dire che non so da dove cominciare.

CHUCHEL è coerente anche a livello grafico con al sua semplicità ed eccentricità.

CHUCHEL potrebbe essere la quint’essenza della filosofia di Amanita Design, il non plus ultra di queste meccaniche. Le premesse e lo svolgimento, infatti, sono estremamente semplici: una piccola pulce nera e goffa vede una manona gigante sottrarle la sua amatissima ciliegia rossa. L’obiettivo sarà dunque recuperare il frutto perduto, affrontando puzzle ed enigmi organizzati in quadri autoconclusivi. Ogni quadro prevede l’interazione con l’ambiente tramite pulsanti pop-up contestuali, che permettono diversi approcci con gli elementi. La soluzione spesso sfuggirà alla logica ferrea, e richiederà più che altro diversi tentativi per scoprire la relazione azione-reazione, per poi mettere insieme tutte le informazioni raccolte eseguendo le azioni giuste nell’ordine più adatto. Tutto qui. E proprio qui sta il pregio di CHUCHEL. Già altre volte in passato mi è capitato di non avere ben chiaro il piano d’azione, o come sbloccarmi da una situazione di stallo: l’unica soluzione diventava interagire a caso con gli oggetti dello scenario, combinare diversi oggetti tra di loro e sperare di risolvere il problema. E la frustrazione cresceva. Con CHUCHEL non scompare questa meccanica, anzi, diventa il fulcro: ma invece di frustrare il giocatore succede il contrario, ovvero l’esplorazione e l’interazione “casuale” diventano il centro dell’esperienza, e a ogni possibile azione corrisponde una folle, pazza e squinternata reazione del mondo di gioco. E c’è da sbizzarrirsi!

CHUCHEL è un piccolo capolavoro che fa tantissimo con pochissimo

CHUCHEL è veramente un titolo basilare: basta spostare il puntatore con il mouse e cliccare per interagire, e il resto viene da sé. A sentire queste parole sembra di avere a che fare con un clicker (un gioco in cui si deve solo fare clic senza sosta), ma proprio la filosofia di Amanita Design confeziona invece una esperienza favolosa, indimenticabile e stupefacente, perché riesce a fare una cosa sempre più difficile di questi tempi: farci davvero tornare bambini, facendoci meravigliare e ridere anche per le dinamiche più banali e archetipiche della storia dell’uomo. E infatti non sta solo nel clic il fulcro dell’esperienza, ma in tutto ciò che esso comporta: i personaggi surreali e pazzoidi si deformano, schizzano da una parte all’altra dello schermo, stravolgono e manipolano lo spazio e il tempo, si rotolano, si aprono e si chiudono con scherno dei principi bioregolatori. CHUCHEL è un piccolo capolavoro che fa tantissimo con pochissimo. Il clic del mouse è il mezzo per accedere a questo mondo delirante e suggestivo e che ci permette di aprire il vaso di Pandora.

La risoluzione dei quadri porterà delle scenette conclusive surreali e grottesche.

E CHUCHEL è uno di quegli esempi in cui non è possibile valutare la narrazione escludendo l’aspetto grafico, oppure valutare la colonna sonora senza prendere in considerazione i personaggi e le situazioni in cui sono calati: tutto concorre allo scopo ultimo di creare un’esperienza giocosa e surreale, emozionando e strappandoci sorrisi. Ogni componente si rinforza a vicenda, non cerca di ritagliarsi il proprio spazio, ma si mette al servizio degli altri e del giocatore, ottenendo un prodotto coerente e coeso. CHUCHEL è questo: un gioco in cui usare il mouse e in cui vedere personaggetti bizzarri muoversi animatamente per lo schermo, il tutto condito dallo squisito gusto che caratterizza le produzioni di Amanita Design. I gesti sono esagerati, i suoni sono per lo più riprodotti tramite pernacchie e boccacce, i mostriciattoli sono goffi e buffi, ma tutti insieme spalancano il cuore e mettono di buon umore. Non raccontano esplicitamente una storia tragica o una commedia, non ci fanno una morale e non ci dicono quasi nulla di diretto: come bambini che ascoltano la nonna raccontare storie davanti al focolare, così noi vivremo queste avventure oniriche immaginandoci retroscena, storie pregresse e possibili contesti.

CHUCHEL tiene MOLTO alla sua ciliegia, non provate a rubargliela.

Se siete degli inguaribili sognatori, degli eterni bambini, se sapete prendervi il vostro tempo, allora CHUCHEL fa per voi: installatelo e godetevelo senza fretta, sperimentando, assaporando e gustando ogni pietanza di questo ricchissimo e variegato buffet. Se siete delusi, se siete disillusi e amareggiati, vi consiglio una doppia dose: non prendetevi troppo sul serio, lasciate che Amanita Design giochi con voi e con le vostre emozioni, e forse potreste anche riacquistare la speranza perdute. Infine, se cercate l’azione cinetica, l’iperrealismo e l’ultraviolenza, allora cascate male: CHUCHEL vi sembrerà semplicemente un giochetto da nulla. Un nulla in cui, però, c’è veramente di tutto.

Ho provato CHUCHEL grazie a un codice gentilmente offerto dagli sviluppatori. Il gioco è fluido, non ho riscontrato bug e mi sono divertito un mondo.

9

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