Do Avatars Dream of Pixel Sheep?

Marco Tassani
The Shelter
Published in
5 min readFeb 7, 2014

Internet è un luogo bellissimo. Su internet ci sono i forum con i troll, i siti porno, la roba pirata, i porno pirata, i porno con i troll e probabilmente anche i troll pirata, da qualche parte. Sopratutto, però, ci sono i giochini. Giochini di qualsiasi tipo, ovvio. Ci sono i giochini su Facebook dove devi coltivare i campi e dare da mangiare alle mucche, che ti fanno borbottare contro la tua amica Genogualda perché lei ha un trattore e tu no. Ci sono i giochini in Flash che clonano spudoratamente le vecchie glorie 8-bit ma storpiandone il nome in modi che vanno contro la Convenzione di Ginevra. Ci sono anche i piccoli capolavori, sempre in Flash, che però ci lasciano, dopo i titoli di coda, con quella sensazione di vuoto dentro da riempire obbligatoriamente con dell’ottima birra. A volte è possibile trovare i giochini da manie ossessive-compulsive che ti costringono a mettere la sveglia alle 4 di mattina per lanciare all’attacco tutte le tue navi stellari contro qualche pianeta nemico. Infine, ci sono quei giochini che ti rimangono nel cuore tutta la vita, per cui riesci addirittura a provare nostalgia e tirare enormi sospiri carichi di sentimenti. Che poi, a pensarci bene, questi ultimi non sono proprio dei semplici giochini.

C’era il Derby

L’avete già letto nel titolo, quindi non vi stupirete se vi dico che con quest’ultima frase mi riferivo proprio a mister Ultima Online, uno dei primi veri MMORPG a conquistare i PC (e l’anima) di migliaia di utenti che si connettevano grazie a rumorosissimi modem con i gremlins dentro. Mi manca quel suono. Non mi mancano le bollette da 200 MILA LIRE. Comunque, ci deve essere qualcosa oltre alla semplice nostalgia che mi spinge, quasi quindici anni dopo, a continuare a perdere ore su un dannato client obsoleto, dalla grafica pixellosa e con un’utenza in declino, ma comunque fin troppo numerosa per essere il 2014. Ci penso spesso. Fin troppo spesso. Così è giunto il momento di rompere le palle anche a voi parlando di giochi vecchi.

La vera meraviglia che ha fatto entrare l’opera di Richard Garriott nell’olimpo dei giochi di ruolo online, a mio avviso, è sopratutto una: l’utilizzo di skill con percentuale di riuscita piuttosto che dei dannati livelli con punti esperienza da macinare. Niente mostri di livello 21 che vanno per forza affrontati almeno a livello 19, niente party in cui bisogna obbligatoriamente mantenere basso il gap d’esperienza tra giocatori e sopratutto niente px da raccimolare uccidendo miliardi di mob. Semplicemente ripetendo una azione si migliora, fino a diventare maestri. Va a finire che i monaci shaolin avevano ragione.

Questo Shard è un mortorio

Questa meccanica, forse antiquata e scomoda che spinge i giocatori al cosi detto macraggio, ovvero osservare per ore in stato catatonico il proprio personaggio ripetere azioni come un automa, aveva però l’enorme pregio di non creare differenze tra avatar: il personaggio creato da una settimana poteva tranquillamente andare all’avventura con il personaggio vecchio di anni ed anni. Certo, sicuramente i colpi del novizio saranno più deboli e rischierà più facilmente di crepare, ma comunque potrà nel suo piccolo sentirsi utile!

Poi, la cosa fondamentale, è l’assenza di dannati luoghi istanziati. Tu e il tuo gruppo andate nel pericoloso Dungeon di Peppino il Demone Oscuro? Bene! Non sparirete dal resto del mondo per finire nel vostro personalissimo universo, con tutti i rischi che ne derivano. Avete presente no? Dopo ore di fatiche uscite dal luogo carichi di bottino, ed ecco ad aspettarvi un gruppo di loschi individui che vuole i vostri tesori. Quelle sì che erano spremute di ghiandole surrenali. Il mondo in cui si viveva era davvero vivo, anche in vostra assenza. Diretta conseguenza di questo mondo realmente persistente e funzionante è il sistema di housing: voi comprate una casa che avrà realmente una ubicazione in quel luogo virtuale. Insomma, se un compagno d’arme vorrà venirvi a trovare, può semplicemente venire a casa e bussare alla porta.

Dei soldati Amoniani contro un’armata Orchesca — The Miracle

Non capisco come mai, dopo il grande Ultima Online, siano praticamente spariti titoli di questo genere, sicuramente più pesanti da gestire (mai perso un equipaggiamento costosissimo per poi vederlo, da fantasmini, finire nelle tasche del brigante di turno?) ma in grado di entrare così profondamente nel vostro cuore tanto da scavarsi un angoletto a vita. L’utenza dei MMORPG è sicuramente cambiata in questi lunghi anni, e in pochi hanno ancora il coraggio di investire così tanto tempo in cambio di poche soddisfazioni (rispetto ai giochi di ruolo odierni), ma grazie al cielo esistono ancora piccole comunità di irriducibili, magari sparse su shard non ufficiali in giro per il mondo, che passano le proprie serate in compagnia di altri rinnegati su questa magnifica vecchia gloria. Io, ad esempio, sono quasi otto anni che sto in pianta stabile su uno shard italiano, interamente customizzato a livello di mappe e contenuti, dove vige il full-gdr (si ricopre un ruolo ed è severamente vietato uscire da quel personaggio. Sì dai, non si parla di calcio e dello sprizz serale ma di draghi e complotti tra regni) e che, ancora non mi spiego come, nel 2014 possa vantare diverse decine di giocatori contemporaneamente. Per ora mi fermo qui, ma la prossima volta vi parlerò più nello specifico di questa realtà che conosco bene. Intanto, se volete, vi rimando all’indirizzo dello Shard a cui ho anche dedicato il mio vecchio Diario di Astro Grinward.

Avast, compari!

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Marco Tassani
The Shelter

Scrive cose su The Games Machine, videogiocatore vecchio dentro e, inspiegabilmente, medico.