Gamerland, Gametime, il Drago D’Oro e il Fratello Scemo

Marco Tassani
The Shelter
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5 min readMar 12, 2014

Io ci credevo tantissimo. Sono stato per giorni un fiero difensore dell’unico premio italiano dedicato al nostro medium preferito, ovviamente il tutto sulla fiducia, non avendo visto la prima edizione l’anno scorso. Quando sentivo snobbare l’evento quasi mi arrabbiavo: in un paese come il nostro dove i videogame spesso vengono tirati in ballo da un popolo di Giulietti solo quando si parla di tragedie, problemi comportamentali e di bambini che si sparano guidando la macchina rubata al papi, la sola esistenza di un premio dedicato ai “giochini” è già una vittoria. Purtroppo c’è sempre un “ma”.

Da qualche anno stiamo provando, qui nel Bel Paese, a liberarci dal concetto “I videogiochi son per sfigueiri, cazzo perdi tempo con quella roba ma va a figa oh, ma la strada è ancora lunga. Basta dare una veloce occhiata alla TV: attualmente gli unici programmi che riescono a trattare -quasi- serenamente l’argomento sono Gamerland su Italia 2, condotto dallo scopabilissimo Dino Lanaro, e Gametime su AXN, comandato da Roberto Buffa. Sì, entrambi sono trasmessi su canali secondari e ad orari relativamente scomodi. Giustamente noi potremo lamentarci di questo, tentare in qualche modo di far sentire la nostra voce e tentare di portare questi programmi su canali più “importanti”, ma purtroppo basta aprire un attimo gli occhi per accorgersi che le critiche superano di gran lunga i complimenti. Non critiche costruttive, sia ben chiaro. Sarebbe troppo facile aiutare i suddetti a migliorarsi dicendo cosa non ci piace, cosa ci piacerebbe vedere e proporre nuovi argomenti. Meglio insultare a prescindere, sparare commenti poco gradevoli ed “elevarsi” dalla folla decidendo di non guardare tali programmi giudicandoli a prescindere merda.

Io a Gamerland gli voglio bene.

Bene o male la stessa cosa è capitata al Premio Drago D’Oro, il primo evento tutto italiano dedicato al mondo dei videogames, giunto quest’anno alla seconda edizione. Parlando con gente a destra e a manca ricevevo spesso la stessa risposta: “Io non lo guardo, tanto è merda”. Mi incazzavo, per lo stesso motivo scritto qui sopra. Ancora boicottaggio. Non lo nego: il mio interesse per la serata di premiazione era altissimo, sopratutto dopo esser rimasto a dir poco deluso dai VGX americani capaci di uccidere ogni nostro neurone in pochi minuti. Ecco così che, tutto bello eccitato, già due ore prima l’inizio dell’evento ero davanti al PC a sistemare lo streaming della serata (ho rubato spudoratamente il codice html dal sito ufficiale, roba da hackeraggio dei server dell’FBI proprio) e ad organizzare alla bell’e meglio (ovvero a cazzo de cane) l’hangout con i più belli della festa. Ecco però la prima tragedia: le danze si aprono alle 19:30. Scomodo? Di più. Chi torna dal lavoro, chi cena, chi è imbottigliato nel traffico. Sicuramente non sarebbe stato male posticipare il tutto di almeno un’oretta, ma fortunatamente essendo italiani ed avendo il ritardo nel DNA comunque il LIVE ufficiale è cominciato sulle 20:00. In perfetto orario per vedere morire il sito ufficiale. La nostra fortuna è aver appiccicato il video sulle nostre pagine, potendo “goderci” fin da subito lo show, senza cercare disperati alternative o altri siti che offrissero il servizio. Le sofferenze, si sa, non vengono mai sole, ed ecco scoprire che dietro l’unica telecamera a riprendere la premiazione c’è una regia ballerina con attacchi acuti di Parkinson accompagnata, a causa della banda di trasmissione probabilmente insufficiente, da lunghi periodi in cui l’unica cosa visibile era la piccola scritta “OFFLINE”. Aggiungiamoci anche qualche attimo di feticismo con lunghi primi piani sui piedi dei presentatori.

Il Trio Medusa, che conduceva la serata, si è rivelato purtroppo fuori luogo, quasi spaesato in un mondo che ovviamente non gli appartiene, e il ritmo delle premiazioni ha fin troppo ricordato qualche tombolata in parrocchia, dove con poca enfasi si chiamava volta per volta sul palco il vincitore del momento. I ringraziamenti e le belle parole purtroppo sono andate perse nell’etere per colpa della scarsa qualità audio. Ovviamente trovarci davanti a qualcosa di così “triste” ha in qualche modo dato il colpo di grazia alle mie speranze. Insomma, forse chi ha deciso di snobbare l’evento non aveva poi tutti i torti, dico bene?

È tempo di videogiochi!

No. Per fortuna oggi, a mente lucida e fredda, mi sento di dire che con le risorse che abbiamo, con i problemi che ci possono essere stati e ancora tanta inesperienza (dopotutto questa era la seconda edizione), il Drago D’Oro è riuscito nel suo intento. L’elenco dei vincitori comunque sta girando per i social network e qualche telegiornale parla dell’evento. La gente bene o male ne parla. I videogame sono riusciti a ritagliarsi il proprio piccolo momento di gloria, strappandolo con i denti ai fratelli maggiori Cinema, TV e Libri. Chissà, magari ora ci sarà addirittura più spazio nel palinsesto televisivo per parlare del nostro media preferito, magari Dino avrà un paio di orette da riempire, magari Roberto avrà due appuntamenti settimanali, o, perché no, magari nascerà un nuovo programma in barba a tutti.

Il vero problema è che noi videogiocatori siamo una brutta razza. Ci sentiamo eletti, parte di una cricca che vorrebbe tenere per sé i discorsi, spesso e volentieri filosofici pregni di seghe mentali, che hanno come protagonisti eroi virtuali che ci accompagnano ormai da anni. Ci incazziamo quando qualcuno “non degno”, che non passa “abbastanza tempo” con il pad in mano si permette di parlare del NOSTRO hobby. A mio avviso è proprio per questo motivo che programmi ed eventi dedicati fanno fatica a prendere piede, soprattutto in Italia dove siamo, di base, indietro qualche anno rispetto ad altre realtà.

And the winner is…

Sono anni che si parla bene e male di Film e Libri, mentre il capro espiatorio di tutti i mali è ancora il Videogame, così difficile da concepire come mezzo ma così facile da piazzare sotto i riflettori quando si deve fare scalpore. La folla vuole la propria strega da bruciare. Ecco perché, amici miei, siamo proprio noi che amiamo i “giochini per sfigueiri”, noi che desideriamo vedere sempre più spesso discussioni interessanti riguardo console e titoli in uscita su qualsiasi rivista o canale televisivo, siamo proprio noi gli stessi che dovremmo difendere i pochi programmi ed eventi dedicati, dando il modo anche “ai babbani” di potersi unire alla discussione e, perché no, vedere i poveri videogame finalmente affiancati ai suoi fratelli maggiori. Dopotutto siamo stati noi poco furbi. Abbiamo scelto di amare il fratello scemo.

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Marco Tassani
The Shelter

Scrive cose su The Games Machine, videogiocatore vecchio dentro e, inspiegabilmente, medico.