Più Guardiani della Galassia, meno Vendicatori

Matteo Cinti
The Shelter
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4 min readMay 2, 2017

Chris Pratt qualche mese fa disse che Guardiani della Galassia Vol. 2 sarebbe stato il film più spettacolare di tutti i tempi. Chiaramente non c’ha creduto nessuno, e otto mesi e 136 minuti di film dopo sono abbastanza sicuro che siamo un filino lontani dal più grande spettacolo dopo il Big Bang. Ammetto però, ora che l’ho visto, che c’era della buona fede nel tenero Chris quando ha detto quelle cose: magari tutti i cinecomic fossero come Guardiani della Galassia. E magari è quello che accadrà nel prossimo futuro.

Tre anni scarsi dopo il primo volume, Star-Lord, Gamora, Rocket, Drax e Baby Groot tornano a brillare nella galassia come guardiani. Sempre scanzonati, sempre più atipici rispetto ai seriosi colleghi coi loro superpoteri da divinità. Sempre gli stessi, praticamente, ma un po’ meglio di prima. A tal proposito, vi confesso che il primo film non mi aveva entusiasmato. Non sono neanche riuscito a concedergli una seconda visione, non mi aveva lasciato molto a parte la colonna sonora (quella sì, si era fatta notare, grazie Bates). Troppe gag banali e spinte, e sentivo che c’era una forzatura nel voler apparire a tutti i costi diversi dagli altri cinecomics. Non mi aveva convinto. Tre anni dopo le gag idiote sono ancora lì a farmi alzare gli occhi al cielo ma la chimica tra i protagonisti è cambiata, si è evoluta al suo massimo splendore. Una famiglia vera, quella dei Guardiani, che non ha niente da invidiare ai tanto osannati Avengers, anzi, sono molto meglio assortiti, sia come famiglia in senso stretto, sia come personaggi con qualcosa da dire.

Non sto neanche a sottolinearvi quanto Baby Groot sia un valido motivo per vedervi questo film.

Faccio questi paragoni perché? Perché che lo si ammetta o no, Guardiani della Galassia appartiene a un genere, quello dei cinecomics, che in questi anni ha dettato una serie di format e di aspettative verso lo spettatore medio, dalle quali è difficile provare a uscirne senza fallire. Team-up da nerd-gasmi, cazzottoni, super effetti speciali, battute maliziose e megavillain in CGI sono elementi tipici di questa narrativa, qualunque variazione sul tema è altamente rischiosa e non tutti riescono a gestirle come si deve. Basta confrontare due film con un team di disadattati come Suicide Squad e i Guardiani. Il primo è probabilmente tra i più banali cinecomics esistenti, noioso, incoerente; il secondo invece è decisamente più fresco. Un discorso che vale sia per il primo che il Vol. 2, e se pensate che sia perché i personaggi sono più interessanti, più belli e fighi, vi sbagliate. Non è questione di bellezza, né di essere più divertenti o di far parte del grande disegno della continuity del MCU. No, non è questo il punto, non è una questione di gusti.

I Guardiani della Galassia sono una famiglia vera che non ha niente da invidiare agli Avengers

La questione è saper raccontare i personaggi. È come se James Gunn avesse preso la squadra suicida e l’avesse plasmata a mo’ di Avengers di Whedon. Sono personaggi che si muovono coerentemente; reagiscono alle conseguenze delle loro azioni senza apparire pilotati; fanno una famiglia che condivide lealtà e amore, si portano dietro un’ideale di appartenenza, sono veri, o almeno è quello che riesce a trasmettere allo spettatore. David Ayer, per esempio, nel suo Suicide Squad non c’è riuscito.

Al netto di due ore abbondanti di girato, Guardiani della Galassia Vol. 2 riconferma positivamente il talento di Gunn nel raccontare i personaggi. Ha imparato a gestire ancora meglio le dinamiche di gruppo rispetto al primo capitolo e si è dato da fare per venderci un film divertente, coerente, dal ritmo sempre vivo. L’ultima scena è forse la migliore di tutto il MCU, se non altro è tra le più intense; nonostante tutto il background comico di entrambi i film, c’è un alto rischio che riesca a commuoverci (a me è successo, e davvero non me l’aspettavo). Sempre perché, al di là di tutte le sovrastrutture dell’eroe, del sacrificio, degli effetti speciali e bla bla bla, alla fine ciò che conta sono i legami, le relazioni, la famiglia. Ed è quello che troverete in sala.

8

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Matteo Cinti
The Shelter

Vorrei dire di saper scrivere bene ma non posso. In compenso guardare serie tv e leggere fumetti mi riesce benissimo anche a testa in giù.