Pensavo che Herald parlasse di mestruazioni e invece…

Jacopo Di Iorio
The Shelter
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4 min readApr 21, 2017

Domanda: “Herald: An Intercative Period Drama di cosa parlerà mai?” La mia risposta? “Secondo me sarà una di quelle opere pretenziosissime, con grafica volutamente disturbante, sul menarca e gli sbalzi dell’adolescenza femminile.” E invece mi sbagliavo. Maddai!

Il gioco dei Wispfire infatti, nonostante il titolo (per me) fuorviante, non parla per niente di quel sangue che mi aspettavo io ma tratta di un tutt’altro tipo di sangue. Herald infatti vuole catapultare il giocatore in un mondo di disuguaglianze, classi sociali e colonialismo. Un mondo ben lontano dagli universi fantasy edulcorati e fatati, insomma. Quello che abbiamo davanti è semplicemente la nostra Terra, con i suoi mari e i suoi paesi, soltanto che alcune cose non sono proprio quelle che ci ricordiamo. Il XIX secolo che ci viene narrato non è quello che possiamo studiare nei nostri libri di scuola: il mondo è infatti banco di lotta di grandi imperi colonialisti, su tutte il Protettorato, superpotenza feticista del colore blu e dei galli dorati. Tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, rivolte sociali represse nel sangue e un’attenzione maniacale al colore della pelle, la nave Herald solca gli oceani diretta verso le colonie Orientali del Protettorato. A bordo di essa, il giovane Devan Rensburg, cittadino della splendente Capitale, si improvvisa marinaio per raggiungere le sue terre d’origini e scoprire le sue radici. Cosa accadrà?

Una “dashing appearance” fa sempre bene, concordo!

Quello che accadrà è il succo dell’esperienza di Herald. I Wispfire vogliono infatti principalmente raccontare una storia tramite l’oramai utilizzatissima struttura ludica a metà tra visual novel e avventura punta e clicca. Insomma niente per cui strapparsi i capelli però, lo devo ammettere, qualche capello me lo sono dovuto strappare (e io non ne ho tanti!). Perché? Perché le vicende narrate in Herald: An Interactive Period Drama sono davvero degne di nota. La trama infatti riesce in poche battute a risucchiare il giocatore, rendendolo sempre più voglioso di scoprirne di più. Ciò che colpisce del titolo non è la fin troppo fastidiosamente solida e colorata trasposizione della nave Herald, né gli splendidi disegni animati dei personaggi, quanto la maestria con cui temi, mai banali e molto spesso addirittura estranei al medium dei videogiochi, vengono trattati. Non c’è infatti alcun timore nel colpire eccessivamente la sensibilità del giocatore mettendolo di fronte a scelte e situazioni davvero scomode o fastidiose. Anzi, si ha spesso la sensazione che i Wispfire si divertano in maniera forse un po’ cattivella a fare i giocolieri con clavi di un certo peso quali schiavismo, colonialismo e pedofilia. E la cosa straordinaria è che poi questi clavi passano nelle mani del giocatore che, in base alle proprie scelte, farà evolvere la storia.

Non c’è alcun timore nel colpire la sensibilità del giocatore mettendolo di fronte a scelte e situazioni davvero scomode

Minimizzare le attenzioni di un uomo maturo verso un giovinetto o, al contrario, additarle in maniera estremamente negativa? Sostenere un proprio connazionale un po’ truffaldino o tenersi alla larga dai suoi loschi traffici? Denunciare la presenza di una bambina clandestina o coprirla per paura delle ripercussioni alla quale potrebbe andare incontro? Sono tutte scelte che toccheranno al giocatore. Insomma, “Belle queste clavi lucide e pesanti, no? Allora beccatele!” Questa sensazione di responsabilità è ben trasmessa anche grazie a una splendida caratterizzazione dei personaggi, tutti magistralmente disegnati, sfaccettati e doppiati. Herald cerca quanto più possibile di non proporre personaggi monolitici facilmente riconducibili a categorie ontologiche distinte, niente “il buono”, “il cattivo” o “la donzella”. Ci troviamo di fronte a delle persone e, in quanto tali, sono tutte dotate di un proprio carattere e di proprie armature, difese perfette dalle tempeste della vita, nascondigli sicuri per i propri drammi.

Un momento Masterchef che, come nella “meglio TV”, evolverà in un momento psicodrammatico.

Tutto molto bello, insomma, se non fosse per quel fianco scoperto che Herald ci mostra fin dalle prime battute: la storia non è ancora conclusa! Sono infatti disponibili soltanto due dei quattro Libri previsti e, come sappiamo tutti, non è mai troppo divertente giocare con un puzzle di cui si ha solo metà dei pezzi previsti. Questa incompletezza di contenuti ha anche il terribile effetto di non permettere la verifica di quanto possano essere pesanti le conseguenze scaturite dalle nostre scelte. Sì, il gioco si apre ricordandoci di “scegliere con cautela perché tutto può modificare il corso delle vicende” ma noi ci vogliamo credere davvero? Vorrei tanto fare come San Tommaso, e forse dovrei, consigliandovi anche di aspettare eventualmente il lancio di tutti i Libri che compongono il titolo, ma la qualità narrativa vista finora mi spinge ad essere propositivo e fiducioso. Fiducioso sì, ma con riserva! Nei prossimi capitoli infatti sarebbe anche cosa buona e giusta accompagnare la strabiliante narrazione già ampiamente decantata sopra con degli enigmi che effettivamente siano degli enigmi, perché dare il pesce o le patate al cuoco non è che sia esattamente emozionante, nonostante il doppio senso a sfondo sessuale. E, si sa, noi amiamo i doppi sensi.

Ho potuto spolverare il mio brillante inglese (il gioco non presenta l’italiano), affrontare i mari e i drammi di Herald: An Interactive Period Drama sul mio computer grazie ad un codice download donatomi dagli sviluppatori.

7,5

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Jacopo Di Iorio
The Shelter

Da piccolo volevo fare il pittore ora come ora il pirata. Scrivo di videogiochi, di cultura pop e di tutto ciò che “c’entra perché ci capa”.