Il diamante secondo Out of the Park Baseball 18

Lorenzo Bonaffini
The Shelter
Published in
7 min readMay 12, 2017

Ogni anno un italiano sa che due cose sono certe come la morte: la dichiarazione dei redditi e l’uscita di un nuovo Football Manager dove sublimare le delusioni derivanti dal fatto di non tifare Juventus. Oltreoceano il soccer non ha certo lo stesso peso sociale che ha nel Vecchio Continente, ma quando c’è da fare un po’ di sano nerding con la statistica sportiva di certo non abbiamo molto da insegnarli. I classici sport americani si sono sempre adatti benissimo a declinazioni videoludiche di tipo manageriale e i ragazzi di OOTP Developments sono negli Stati Uniti sostanzialmente quello che è Sports Interactive per noi. Specializzati in manageriali di sport americani da quasi vent’anni, i loro lavori toccano baseball, hockey e football americano, andando a coprire egregiamente il macrocosmo sportivo in Nord America.

Il loro prodotto di punta è sempre stato Out of the Park Baseball, il baseball in America è probabilmente lo sport più diffuso, non solo a livello di praticanti e tifosi, ma mazza e guantone fanno parte dell’immaginario collettivo. Ogni anno quindi l’attesa per la nuova edizione di un OOPT è sempre tanta: anche quest’anno OOTP Developments non ha mancato l’appuntamento portandoci di fronte una declinazione credibile e piena di dettagli, non solo del mondo della MLB, ma del baseball mondiale, consentendoci di giocare anche in campionati esteri e finanche il World Baseball Classic, ossia i campionati mondiali di baseball.

Il menù iniziale mostra tutte le opzioni di giochi possibili, la modalità storica è una vera chicca.

Anche se non ho mai seguito il baseball con grande attenzione, al contrario di basket e hockey che mi appassionano soprattutto lato spettatore, mi è capitato di giocarci. A livello amatoriale ovviamente, la scena italiana è geograficamente molto contratta e diventa difficile per chi non vive nelle zone di massima diffusione. Per quanto vi dicano che il baseball sia uno sport noioso, e lo può diventare senz’altro per noi europei non abituati a certe tempistiche in una gara sportiva, giocarlo è dannatamente divertente e devo ringraziare il mio vecchio professore di ginnastica al liceo per aver convinto la mia classe a provarlo, nonostante gli ovvi malumori di sedicenni che volevano solo giocare a calcio.

Proprio per questo una volta che ci si butta a capofitto nella miriade di cose che è possibile fare su OOTP 18 è impossibile non rimanerne stregati. La profondità della simulazione è di altissimo livello e la narrativa emergente funziona bene, calandoci in un macrocosmo sportivo fittizio ma credibile. Aiutato da un’interfaccia grafica che migliora ogni anno sempre di più, diventando più pulita e chiara, ma soprattutto usufruibile anche da chi si lascia scoraggiare da troppi menù e sottomenù, OOTP non stravolge nulla della sua anima, ma decise di raffinare ciò che di buono avevamo già visto nei precedenti titoli con una serie di aggiunte e di miglioramenti a un gameplay sempre in evoluzione.

Inizia la mia avventura in Italia a Novara, l’obbiettivo è quello di rubare la scena alle grandi dell’Emilia-Romagna.

Scegliendo la squadra da gestire, in una modalità ibrida tra allenatore e manager del tutto simile a quella di Football Manager, è già possibile notare quanto lo sconfinato database di squadre e giocatori sia uno dei punti forti di questo gioco. Non solo c’è la possibilità di giocare con i roster e le squadre della MLB, riprodotta con tanto di licenze ufficiale, ma anche di affrontare i campionati esteri più importanti (e sì, c’è anche l’Italia!) per una visione globale di uno sport che troppo spesso viene ridotto alla semplice MLB in modo decisamente più pervicace rispetto all’equiparazione basket e NBA, complice anche il netto maggiore successo della pallacanestro da noi. La possibilità poi di giocare a livello storico, ossia di poter iniziare la propria carriera in un punto qualsiasi della storia della MLB è qualcosa di davvero incredibile. Forse lato che a noi europei dirà poco, a parte quelli più fanatici di baseball americano, ma che dimostra comunque una cura dei dettagli maniacale e da cui è impossibile non rimanere affascinati.

OOTP si inserisce in quel solco di manageriali sportivi che non dimenticano l’importanza di creare storie mentre giochiamo a inventare campionati

Fatta la propria scelta, il primo impatto che abbiamo è quello con il lato più manageriale: trasferimenti, impostazione della tattica e della squadra, nonché il sistema di media fondamentale per creare una certa atmosfera e aiutare quella narrativa emergente che, partita dopo partita, ci porterà ad affezionarci a giocatori di campionati minori come fossero nostri figli. Per chi viene dalla tradizione degli sport europei, il sistema di trasferimento potrebbe lasciare spaesati essendo particolarmente basato sugli svincolati e gli scambi, ma dopo poco non sarà difficile abituarcisi. Passando alla parte tattica, per quanto la mia conoscenza strategica del baseball sia limitata, è facile comprendere come la profondità sia molto elevata e le opzioni tattiche riguardano ogni singolo aspetto: sia di squadra che individuale. Ovviamente bisogna avere una certa conoscenza pregressa dei fondamentali del baseball, in caso contrario sarà difficile godere in toto del gioco; questo però non significa che con pazienza e voglia di imparare, non si possa tranquillamente superare lo scoglio della ripidissima curva di apprendimento del gioco visti i tanti dettagli lasciati dagli sviluppatori.

La rappresentazione 3D è leggermente migliorata ma ancora insoddisfacente, non aiuta l’interfaccia un po’ confusionaria in fase di partita.

Scesi sul diamante, però, le sensazioni si fanno più contrastate a causa di qualche problema che storicamente OOTP si porta dietro. Sebbene nella mia esperienza la risposta dei giocatori alle istruzioni tattiche mi sia sembrata più che soddisfacente, dall’altra abbiamo un’interfaccia grafica della partita assolutamente insoddisfacente. Le informazioni a schermo appaiono in modo fin troppo confusionario, a volte non sarà semplice trovare la giusta opzione per intervenire sul match o cercare un certo dato statistico in modo rapido e indolore. Non aiuta anche un motore grafico 3D che lascia ancora a desiderare, con animazioni che definire antidiluviane sarebbe poco, e con i giocatori che ancora sono dei semplici token che si muovono in uno stadio in bassa risoluzione. Questo porta a un certo scollamento tra quello che leggiamo nel play-by-play testuale e quello che vediamo. Se molti preferiscono ancora giocare text-only in questo tipo di giochi, credo che una migliore presentazione grafica in fase della partita aiuti a calarsi meglio nella propria avventura sportiva, nonché a rendere più esaltante osservare una giocata particolarmente efficace di un proprio giocatore nei minimi dettagli.

Tornati dalla partita sarà ovviamente possibile perdersi nel mare di classifiche di ogni tipo, nonché purtroppo assaporare ancora qualche piccola pecca di bilanciamento nella simulazione. Mi riferisco soprattutto agli infortuni, troppi e decisamente troppo duri, nonostante OOTP Developments affermi di avere lavorato a un nuovo injury system. Oltre a questo, il livello di dettaglio delle leghe non è uniforme in tutto il mondo: chiaramente il gioco dà il meglio di sé quando affrontato per giocare in MLB e, per quanto mi sia divertito da nerd sportivo a giocare in Italia, i campionati minori come il nostro hanno ricevuto un trattamento sicuramente inferiore a livello di realismo. Questi piccoli difetti sono mitigati però da alcune gustose funzionalità: da una parte la possibilità di creare leghe personalizzate sia utilizzando il database reale, sia creando giocatori fittizi, dall’altro il challenge mode, una sorta di livello di difficoltà più elevato dove determinati aiuti e facilitazioni sono disabilitate in cambio dell’inserimento del proprio punteggio in una sorta di classifica mondiale.

Le notizie e gli articoli che appaiono nella mailbox sono molto ben fatti, qui una riflessione dopo il mio acquisto di un giovane giapponese promettente.

L’esperienza complessiva che regala Out of Park Baseball è sicuramente di valore, inserendosi in quel solco di manageriali sportivi che non dimenticano l’importanza di creare storie mentre giochiamo a inventare campionati. La forza di questo genere di giochi risiede sicuramente in questo ritorno al fanciullesco, riportandoci a quando da bambini giocavamo campionati finti tirando dadi e segnando i risultati su un taccuino che magari conserviamo ancora in soffitta. OOTP 18 non fallisce sotto questo punto di vista ma, è ovvio, presuppone un certo amore, o comunque curiosità, verso il mondo del baseball. In caso contrario sarà difficile provare quelle determinate sensazioni che vi permettono di avere un’esperienza completa e soddisfacente. Se, però, questo mondo vi attrae, allora OOTP è sicuramente un must-have capace di farvi perdere cognizione del tempo, affetti, relazioni sociali e quant’altro stia al di fuori del vostro magico mondo in cui allenate in MLB. In ogni caso lo potete trovare su Steam al prezzo di 36,99€, tutto sommato un costo più che adeguato a fronte di qualità e longevità del gioco.

Ho affrontato una stagione di MLB, due nel campionato italiano e uno scampolo di campionato giapponese grazie ad un codice gentilmente concessomi dagli sviluppatori.

8

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Lorenzo Bonaffini
The Shelter

Avrebbe voluto essere il capitano di un rimorchiatore, invece si ritrova a scrivere di videogiochi.