Il ritorno delle ragazze Gilmore: imperfetto ma necessario

Matteo Cinti
The Shelter
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5 min readDec 7, 2016

“C’è odore di neve” è una delle frasi più iconiche della serie ad aprire il revival di Una Mamma per Amica, nove anni dopo l’ultima, discussa, stagione. E dunque, ecco Gilmore Girls: A Year in the Life: quattro episodi, uno per ogni stagione (parliamo di quelle naturali stavolta), per ritornare a Stars Hollow ancora una volta in compagnia delle ragazze.

Emily

La Gilmore più grande, è anche quella che in questo revival vive il percorso più drammatico. Dopo la morte di Richard (dovuta alla scomparsa dell’attore Edward Herrmann), Emily non trova più un senso alla sua vita. È stata per anni una moglie, l’ombra di Richard, nonché il suo pilastro. Dopo cinquant’anni di matrimonio è costretta a riordinare le sue cose e rinascere in una veste più personale, diversa, ma necessaria per andare avanti senza il marito. L’eterno conflitto con la figlia trova un nuovo svogo in Inverno, dove ancora una volta Lorelai agisce impulsivamente ed Emily non riesce a comprenderla, come ai vecchi tempi. Il punto di svolta arriva però in Autunno: una toccante telefonata sul ricordo che ha Lorelai di suo padre, che porta finalmente a superare il loro lutto. Una scena estremamente importante di questo revival ed essenziale per chiudere degnamente il percorso dei due personaggi.

Lorelai

All’inizio del revival, Lorelai e Luke sono rimasti esattamente dove li avevamo lasciati: non si sono sposati, non hanno avuto figli e dopo la morte di Richard, Lorelai si rende conto di essere insoddisfatta. È in questa occasione che Emily fa il punto sul personaggio di Lorelai nella sua totalità, ripercorrendo tutte le scelte egoistiche della figlia. È stata egoista quando ha avuto Rory e si è allontanata, quando ha coinvolto i suoi genitori solo per chiedere soldi, per non parlare delle sue relazioni, dove ha sempre trattato malamente i suoi compagni, troppo presa dal vivere nella sua sfera à la Gilmore, in cui parla veloce, mangia crocchette sui tacos e via dicendo.

Solo Luke è riuscito a entrare in questa sfera e a conviverci, ma a Lorelai servirà un viaggio solitario in stile Wild (libro, non il film) per farle capire che è lui l’uomo della sua vita, è lui l’uomo che più potrà compensare la figura protettiva, sicura, e accondiscendente che è mancata quando è mancato il padre. La già citata telefonata ad Emily è importante sia per l’intensità emotiva che ci ha lasciato, sia perché è un sincero punto di riconciliazione tra Lorelai e la madre, un punto di arrivo definitivo per il personaggio di Lorelai, che può finalmente godersi un lieto fine.

Rory

La Rory di questo revival è allo sbando. Ha un ragazzo, Paul, che spesso e volentieri si dimentica di chiamare e di incontrare. Ha un amante, Logan, a sua volta traditore della fidanzata parigina. Infine, ha il suo primo rapporto occasionale durante un viaggio a New York. Sono lontani i tempi della ragazza modello che frequentava ottanta corsi in contemporanea a Yale e che faceva liste di pro e contro anche per decidere la cena da ordinare. L’aver perso la retta via sembra il tema portante del suo personaggio, che conclude il suo percorso addirittura con una gravidanza inattesa e un futuro lavorativo ancora tutto da giocarsi.

Gli indizi che lasciano intendere che tutto vada bene oltre quello che abbiamo visto ci sono tutti: Jess è l’unico personaggio che riesce a sbloccarla dandole l’idea del libro, e quando si separano è evidente che tra loro la storia non è finita; il libro Gilmore Girls lascia sperare un grandissimo successo se pensiamo alla serie che porta il suo stesso nome e che stiamo guardando noi stessi (Dawson’s Creek vi dice niente a tal proposito?). Una piega inaspettata per la protagonista, forse un po’ troppo forzata in certi punti — soprattutto la riconciliazione inspiegata con Logan — e lascia l’amaro in bocca per non aver dato esplicita risposta alla questione della scelta. Ma mi piace pensare che la storia di Rory sia già stata raccontata con la vita di Lorelai, e che rapportando Logan e Jess a Christopher e Luke (tra l’altro, solo in questo revival diventa evidente la loro somiglianza), è come se già sapessimo chi sceglierà.

Questo revival non toglie nulla all’originale, anzi lo arricchisce e ne ripercorre lo stile

Nonostante qualche difetto, A Year in The Life è un evento riuscito, oserei dire essenziale per comprendere le necessità dell’autrice, Amy Sherman-Palladino, di chiudere la storia così come ha sempre voluto. Mi rendo conto che, rispetto a come è finita la serie originale, il percorso di Rory prende una piega totalmente opposta e il significato di imperfezione delle Gilmore trova più ragione d’essere in questo nuovo finale. Peccato che, accecata dal perseguire il suo scopo, la Palladino abbia forzato non poco gli eventi e sembra non aver tenuto conto degli anni che sono passati (in nove anni Lorelai e Luke parlano solo ora di un bambino e di matrimonio? E Rory ancora non ha un lavoro fisso?). Anche la settima stagione, quella che ha disconosciuto, sembra infilarsi a fatica nella continuity, come se questo revival servisse più a sovrascriverla che a proseguirla.

D’altro canto, il ritorno a Stars Hollow è stato come tornare a casa: i personaggi erano tali e quali a come li avevamo lasciati, sempre bizzarri ma più veri di quel che sembra. Ognuno ha avuto il suo spazio (particolarmente apprezzata Paris e la backstory di Michel), l’inconfondibile musica era di nuovo lì a incorniciare i cambi scena… Gilmore Girls è stata la prima vera serie dramedy, tra le più apprezzate degli anni Duemila, capace di unire due tipologie di pubblico e ritagliandosi un suo stile peculiare inconfondibile. Questo revival non toglie nulla all’originale, anzi lo arricchisce, ne ripercorre lo stile (salvo un paio di imperdonabili eccezioni dovute all’eccessiva libertà che Netflix offre ai suoi autori, tipo l’eterno musical in Estate) e riporta i personaggi sui binari che la creatrice aveva preparato fin dal principio. Assolutamente e ovviamente imperdibile per i fan delle Gilmore Girls.

8,5

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Matteo Cinti
The Shelter

Vorrei dire di saper scrivere bene ma non posso. In compenso guardare serie tv e leggere fumetti mi riesce benissimo anche a testa in giù.