Katana Zero è come una sirena

Giuseppe Colaneri
The Shelter
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3 min readMay 14, 2019

Katana Zero è davvero una strana creatura. Ti prende inizialmente per la sua colonna sonora e ti trascina dentro con una buona pixel art e un’azione furiosa, chirurgica, violentissima. Quasi un Hotline Miami a scorrimento laterale, con tanto di meccaniche alla “one hit one kill” e la necessità di ripetere la sessione/stanza ad ogni morte del giocatore. Ad ogni dipartita, l’azione riprende immediatamente al pigiare di un pulsante. Proprio come nel capolavoro pubblicato da Devolver.

Di sangue pixellato ne scorrerà a fiotti.

Le ragioni di tanta violenza? Inizialmente, neanche a dirlo, è tutto fumoso. Dopo periodiche visite da uno psichiatra, un samurai metropolitano riceve sia la consueta dose di medicina, sia incarichi e contratti da assassino a pagamento. Neanche a dirlo, per arrivare al bersaglio prescelto sarà quasi sempre necessario affettare molti suoi scagnozzi, utilizzando sia la proverbiale agilità del guerriero orientale sia particolari abilità, tra cui la più importante è la “preveggenza”. In poche parole, un bullet time, utile sia a pianificare la propria mossa che, soprattutto, a rallentare i proiettili avversari per effettuare una provvidenziale deflessione.

Eleganza, velocità, furia omicida, precisione: ogni stage di Katana Zero unisce bene questi elementi, coadiuvati da un level design molto semplice ma preciso nel suo obiettivo. Quello di darci un “playground” dove affettare tutto e tutti, piccoli rompicapo fatti di spadate, oggetti da lanciare e percorsi efficaci. Sebbene sia possibile una certa libertà di svolgimento dei suddetti stage, è infatti palese — nonché caldamente suggerito — che alcuni percorsi siano più fruttuosi di altri. Il tutto quindi diventa a metà tra improvvisazione fulminea e trial & error, ricordando così un altro capolavoro indie: il mai troppo celebrato Super Meat Boy.

Una sala che vedrete spesso. Molto spesso.

E proprio perché si gode con pad alla mano che, almeno inizialmente, i numerosi contrappunti narrativi appaiono una necessaria scocciatura. Dialoghi piuttosto lunghi, necessità di attendere il finire delle frasi, finte scelte multiple di dialogo. Insomma, pesante. Introduttivo ai personaggi, ma pesante.

Ma pian piano la narrazione ti entra sottopelle, fino a diventare potente, preponderante, avvincente. Nel mentre, anche se livello dopo livello il gioco prova a introdurre di tanto in tanto nuovi elementi, la frenesia del gameplay diventa quasi una — pur piacevole — abitudine. E non si vede l’ora di raggiungerle, quelle sezioni più verbose, proprio per sbrogliare la matassa, capire elementi prima accennati e che man mano si incastrano per poi lasciare più evidenti nuovi buchi da riempire, mentre la membrana tra scene narrative e giocose crolla, fondendo storytelling e gameplay.

Il quadro ambientato in discoteca è forse uno dei più divertenti.

Ancora una volta, piacevolmente, ritornano echi di Hotline Miami. E se finisci a pensare ogni volta alla serie di Dennaton Games, qualcosa di buono in questo Katana Zero deve esserci. Certo, non sarà così deflagrante come la prima scorribanda del delinquente mascherato, né — nella sua breve durata — è possibile del tutto soprassedere su evidenti problemi di ritmo nella prima parte del gioco e un level design fin troppo scolastico. Ma Katana Zero ha un gran cuore e soprattutto è in grado di sorprenderti, prima attirandoti per un motivo, per poi colpirti al cuore per tutt’altro, proprio come una sirena ammaliatrice. Un buon centro, insomma, per gli Akiisoft.

Ho giocato a Katana Zero grazie a un codice Steam gentilmente offertomi dagli sviluppatori. Ho ovviamente usato un buon pad Xbox One, data la natura del gioco.

7,5

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Giuseppe Colaneri
The Shelter

Mi annoio. Quindi vomito idee e parole per annoiare anche voi.