La dieta di Santa Clarita fa abbastanza schifo

Matteo Cinti
The Shelter
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3 min readMar 1, 2017

È il 2017. Abbiamo supermercati con reparti bioecovegan che ingombrano sempre di più le corsie; i social sono invasi da video che sensibilizzano la popolazione sull'allevamento intensivo di polli, maiali e foche. In quest’era di biopermalosi, cosa ti tira fuori Netflix dal cilindro? Santa Clarita Diet, la serie che propone una dieta sanissima a base di proteine umane, featuring Drew Barrymore. Non so se il mio problema è l’essere schizzinoso ma ho provato un certo disagio già dal trailer. Mi sono detto che finché vedo il logo Originale Netflix posso, anzi, devo buttarmi e scavalcare i pregiudizi. Magari è la serie dell’anno. E invece no. Proprio no.

Santa Clarita Diet è la storia di Sheila che, dopo aver contratto uno strano virus di origini mitologiche, diventa uno zombie. Lei resta comunque cosciente e vive la sua vita normalmente ma in modalità La morte ti fa bella, con occhi che cadono, dita che si rompono e si riattaccano con la colla e simili amenità. La famiglia, che per forza di cose viene coinvolta subito nella faccenda, convive con la particolare inclinazione di Sheila e anzi, il marito la aiuta a trovare cibo, ovvero persone: in teoria solo delinquenti, in pratica quello che capita.

Sulla carta è tutto allettante, originale, sicuramente nuovissimo. Carina l’idea grottesca della dieta di carne umana, carina la famiglia che di fronte a una cosa del genere prosegue la politica del “è tutto normale”. Fa anche ridere di tanto il tanto. Il vero problema è che per la maggior parte del tempo la serie annoia che è un piacere. Non è brillante nei dialoghi. Non ti sconvolge con i colpi di scena. Ti fa solo un po’ senso mentre vedi Drew Barrymore tentare di mangiarsi un cadavere intero in una vasca da bagno. Ma, in tutta onestà, che me ne faccio di una serie che mi disgusta?

Gnammi.

Ci ho pensato un po’ e secondo me l’errore alla base di Santa Clarita Diet sono i suoi personaggi. Non hanno carattere, sembrano marionette inutili. Si può essere demenziali senza sembrare deficienti e mantenere un ritmo comunque brillante, ne è un esempio Unbreakable Kimmy Schmidt. Sempre prodotta da Netflix, Kimmy è una serie che raggiunge livelli di demenzialità quasi ridicoli, ma i suoi personaggi sono adorabili, ben delineati pur avendo in comune un’inverosimile idiozia. Immaginate Unbreakable Kimmy Schmidt senza Titus. Praticamente non resterebbe nulla, praticamente otterreste Santa Clarita Diet. Nessuno del cast sembra crederci veramente in quello che succede, del resto è uno scenario impossibile, ma almeno loro dovrebbero darci l’idea che stiamo vedendo qualcosa di reale. A parte la protagonista, che per ovvie ragioni ha nuove inclinazioni e ha un nuovo carattere più peculiare, il resto del cast ha lo spessore emotivo di uno scontrino del Conad. Il padre e la figlia sono anche difficili da distinguere, reagiscono allo stesso modo alle follie di Sheila. Non c’è drama. Non c’è comedy. Non è ne carne né pesce, è solo schifo.

Immaginate Unbreakable Kimmy Schmidt senza Titus: non resterebbe nulla, praticamente otterreste Santa Clarita Diet

Mi dispiace dirlo ma stavolta Netflix non convince. I prodotti demenziali sono scivolosi come pochi altri, il rischio che lo spettatore alzi gli occhi al cielo è altissimo e Santa Clarita non fa nulla per evitarlo. Qualche risata scappa pure, ma mai genuina, mai veramente brillante. Come già detto, c’è solo splatter e humor nero, ma del tutto fini a loro stessi, senza una morale o un sottotesto sociale che possa far riflettere. Non che fosse necessario, intendiamoci, ma poteva tornare utile nel rendere più interessante la serie. Mi viene in mente, di nuovo, Unbreakable Kimmy Shmidt: lì gli autori sono stati in grado di sfruttare l’ignoranza di Kimmy per mostrare le assurdità della nostra società (Jacqueline ne è l’esempio lampante). Qui l’unica cosa che resterà non è né una grassa risata né una riflessione sulla caducità della vita, ma solo quel sapore amaro di un piatto che ci hanno fatto assaggiare e ci ha fatto abbastanza schifo.

5

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Matteo Cinti
The Shelter

Vorrei dire di saper scrivere bene ma non posso. In compenso guardare serie tv e leggere fumetti mi riesce benissimo anche a testa in giù.