L’adolescenza di The Walking Dead: The Final Season

Francesco Riccobono
The Shelter
Published in
6 min readAug 17, 2018

Quando uscì il primo The Walking Dead di Telltale non mi feci prendere dall’entusiasmo e non lo giocai nell’immediato. Non ero particolarmente fan dell’ambientazione o del telefilm e aspettai fino all’uscita del suo DLC, 400 Days, quando il buon Fabio di Felice mi disse una roba come “aò ma che stai a fa, nun perde tempo, movete”. Non ricordo nemmeno se me lo regalò lui stesso, sta di fatto che quando feci partire il gioco e indossai i panni del buon Lee (pace all’anima sua) il tempo si fermò. Il ritrovarsi in medias res, l’impatto immediato con quelle scelte a tempo, la fuga, l’incontro con la piccola Clem che, all’epoca, mi aspettavo fosse un semplice png random. Erano decisamente altri tempi, tempi in cui le avventure non erano ancora pensate per essere sotto forma di serie e la tradizione resisteva nel suo “le avventure grafiche sono morte”.

Oggi è cambiato tutto: il concetto di stagione è diventato parte integrante dei generi più disparati, Telltale domina incontrastata il mercato senza cambiare una virgola (o quasi) da 6 anni e Clem è diventata un’adolescente. La saga ormai diventata culto ha visto la sua crescita, forgiata dagli eventi, da TUTTI gli eventi delle stagioni passate, la quale volge al termine (metaforico) in questa stagione finale.

Cosa insegneremo a AJ?

Questa premessa è vitale, perché l’idea di approcciarsi a The Walking Dead: The Final Season senza aver vissuto le esperienze di Clementine è da criminali sconsiderati. Significa non portarsi dietro un determinato bagaglio emotivo che in questa ultima serie sarà fondamentale sia per rendersi conto di che tipo di scelte dovrà prendere la giovane protagonista, sia per interiorizzare quello che è (e sarà presumibilmente) un po’ il segno distintivo di questa ultima stagione: il rapporto tra Clem e AJ. Proprio come successo tra Lee e Clem, la giovane adolescente sarà ora colei che guida, che prende decisioni e che influenza in un modo o nell’altro il piccolo amico che abbiamo avuto modo di incontrare nelle stagioni precedenti. Clem non è più una bambina, è una ragazza che, forgiata dal tempo, sta cercando il proprio posto al mondo e con The Final Season si spera che riesca a trovarlo.

Clem non è più una bambina, è una ragazza che sta cercando il proprio posto al mondo

Ma se la protagonista è cambiata, anche il mondo attorno a lei si è trasformato e così le situazioni che dovremo fronteggiare. Senza incappare in uno spoiler troppo grande, Clem e AJ si ritroveranno presto a contatto con un mondo totalmente nuovo, una comunità interamente gestita da ragazzi; un mondo senza adulti. Una scuola in cui i personaggi attorno a noi si divertono a disegnare, si stupiscono per cose semplici e, di riflesso, vengono sconvolti da traumi terribili. Il setting dell’ultima stagione di The Walking Dead è probabilmente quello più critico e che inevitabilmente richiede un livello di sensibilità superiore visto che, ora più che mai, saremo ben consci del fatto che ogni nostra scelta rilevante avrà un impatto fortissimo sulla psiche di chi ci sta attorno e di AJ. Non mi stancherò mai di ripeterlo, ma il profilo psicologico ed emotivo che bisogna considerare richiede uno sforzo aggiuntivo, nella speranza di rendersi conto di cosa possa voler dire, per un bambino, dover fronteggiare i casi terribili che la stagione finale ci metterà davanti.

In perfetta coerenza con ciò, gli amici di Telltale hanno ben pensato di fare in modo che anche le scelte del passato ritornino con forza su questa ultima serie, o attraverso il caricamento del salvataggio di A New Frontier (locale o via account Telltale) o attraverso un generatore di scelte passate: certo, così facendo vi perdereste molta dell’enfasi delle decisioni, ma per i pazzi che non vogliano recuperarsi tutti i capitoli precedenti (disponibili su console ora anche con la The Walking Dead: Collection), si tratta certamente di un rapido escamotage.

Le dinamiche di gruppo sono sempre alla base di ogni gioco Telltale.

Non solo, a voler sottolineare ulteriormente l’importanza dell’immedesimazione con la giovane Clem, per la prima volta avremo anche un sistema di esplorazione leggermente differente, passando dalla visuale da lontano a un punto di vista alle spalle della giovane. Che Telltale voglia sperimentare qualcosa di nuovo? Che sia l’ennesimo colpo per dare colore a uno dei propri prodotti (si pensi al taglio cinematografico di Tales From The Borderlands)? Solo il tempo ce lo dirà, sta di fatto che il cambio di inquadratura mi ha creato un minimo di straniamento nelle scene interessate, senza però rovinare l’esperienza o il pathos dei momenti.

Se quindi The Walking Dead: The Final Season inizia così il suo canto del cigno con questo primo episodio (chiamato “Basta Fuggire”), corto ma pregno di situazioni clou, sul piano tecnico decide per un restyle con quello che probabilmente sarà uno degli ultimi giochi a sfruttare il motore proprietario. Lo fa però migliorando la resa grafica, accentuando ombre e contorni e dando un senso molto più opprimente e oscuro all’intera avventura. Il risultato è ottimo e, a parte un paio di rallentamenti, il gioco scorre via liscio. Come sempre non mancheranno Quick Time Event, scelte a tempo e il classico riassuntone finale sulle statistiche decisionali: insomma, un gioco Telltale a tutti gli effetti, tecnicamente e narrativamente. Continuo a soffrire molto questa struttura a episodi e, con il cliffhanger finale di questo primo episodio, non c’è bisogno che vi dica quanto desidererei poter mettere subito le mani sul secondo. Ma come sempre ci sarà da aspettare e, se la matematica non mi tradisce, potremmo riuscire a vederne la conclusione per fine anno.

Insomma, la formula Telltale è ormai affermata e conosciuta: o la si ama o la si odia. Ma nel caso vi siate incrociati con una delle stagioni passate, soprattutto con la prima, non c’è davvero motivo per lasciarvi sfuggire l’intero arco narrativo della giovane Clementine. Le criticità sociali, l’importanza dei dialoghi e delle scelte fatte in tempi brevi, la crescita di una bambina che ha perso i genitori e deve capire come funziona il mondo (fino a diventare una piccola adulta), le scelte e le conseguenze che cambiano come giungeremo al finale (ma senza modificare il finale preimpostato) sono tutti elementi che hanno determinato la fortuna della casa americana. A tal riguardo, ne approfitto per citare Andy Kelly di PC Gamer che ha colto perfettamente l’anima di Telltale nel suo articolo: “Alterare il tono della storia e come il protagonista si fa strada è ciò in cui eccelle Telltale. Ciò che conta è come ti approcci a una situazione, non come puoi cambiarla”. Nel momento in cui interiorizzerete questo concetto, subirete lo stesso shock di Clementine di “Basta Fuggire” e dei prossimi episodi.

Concludo dicendo che trovate il gioco su Steam (oltre che su ogni altra piattaforma possibili e immaginabile) a 23,99 euro sottotitolato in italiano. È la prima volta che Telltale decide di affidarsi a un’azienda di professionisti e i risultati, e la qualità, si notano.

Ho indossato nuovamente i vestiti della giovane Clem grazie a un codice gentilmente concesso dagli sviluppatori.

8,5

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Francesco Riccobono
The Shelter

Translator and Language Project Lead, gamer and entertainment lover, editor-in-chief of https://theshelter.online/