Le distopie via smartphone di Replica

Lorenzo Bonaffini
The Shelter
Published in
4 min readAug 10, 2016

Più Orwell che Hannah Arendt, nonostante qualche somiglianza con Papers, Please, Replica si configura come una buonissima esperienza atta a farci riflettere sul tema della paranoia della sicurezza, il problema della privacy e più in generale su tutta quella sindrome da assedio che ha pervaso il mondo occidentale nel momento in cui ci siamo resi conti di essere vulnerabili. Sviluppato da SOMI, developer solitario con base in Corea del Sud, Replica ci mette tra le mani uno smarpthone e un caso di sicurezza nazionale.

Il futuro distopico in cui veniamo calati è vicino ad una sorta di totalitarismo destrorso, dalle forti connotazioni anti-comuniste, che in parte ricorda il grigiore delle dittature novecentesche ma decisamente integrato nel nostro mondo nei suoi forti legami con la tecnologia. La dittatura in cui si dipana la storia ricorda una sorta di Stati Uniti d’America che hanno virato pesantemente su posizioni à la Trump, che l’Unione Sovietica, mentre il nemico, il terrorismo, è più vicino a delle sorta di Brigate Rosse in salsa teen, piuttosto che a quello islamico che negli ultimi anni siamo stati abituati a sperimentare sulla nostra pelle.

Lo smartphone, un curioso mix tra una piattaforma iOS e Android.

All’interno di questa cornice sarà nostro compito sbirciare nel telefono di un ragazzino accusato di essere un pericoloso terrorista. Il protagonista che interpreteremo, in una sorta di guerra tra poveri, sarà obbligato a cercare di hackerarlo in ricerca di informazioni sensibili. In caso contrario non solo la sua vita sarà in pericolo ma, prevedibilmente, anche quella dei suoi cari. La Sicurezza Nazionale ha occhi e orecchie ovunque e ci guiderà nel tentativo di ricostruire la vita di un ribelle per trovare prove incriminanti e fare giustizia. Inutile dire che le cose si complicano sin da subito, tra i vari enigmi per trovare password e cercare di sbloccare le svariate applicazioni presenti sullo smartphone, è facile rendersi conto di come le cose non sono così semplici come il governo ci vuole far credere.

Esempio di interazione con lo smartphone.

Tra messaggi e foto, entreremo nella vita privata di quello che a tutti gli effetti è solo uno studente, con una maglia di Che Guevara, una ragazza e un professore-idolo che lo invoglia al pensiero critico e al non lasciarsi abbindolare da chi lo vorrebbe pecora del gregge. Quello che verrà dopo starà solo a noi giocatori, il nostro avatar nel gioco, sebbene abbia linee di dialogo, ha una moralità del tutto indefinita e starà a noi decidere cosa fare delle prove che troveremo. Il protagonista diventa quindi vera e propria estensione protesica del nostro io che ci porterà a dover prendere delle scelte dolorose esattamente come accadeva in Papers, Please. La banalità del male, quindi, che ci costringe a scegliere tra l’apparente male minore.

Replica sa di essere un videogioco ma non per questo rinuncia a farci riflettere e a portarci di fronte temi d’attualità

I dodici finali possibili esplorano un po’ tutte le possibilità, da quella in cui ci faremo patrioti che in poche ore condanneranno il ragazzino reperendo tutte le prove necessarie, fino ad altre in cui porremo in netta antitesti con il governo. Il capire il grado di militanza del possessore dello smartphone — volgarmente, se davvero stia organizzando un attacco terroristico — è lasciato a noi giocatori ed è parte dell’esperienza stessa che si dipana su un gameplay molto semplice, sebbene qualche enigma sia particolarmente riuscito, che lascia il resto all’immedesimazione nella storia e al fare delle scelte di campo.

Proverete a contattare i genitori del ragazzo che ci subissano di notifiche mentre cerchiamo qualche foto da passare alla Sicurezza Nazionale, oppure vi ritroverete ad hackerare ogni singola applicazioni in modo da garantire al governo il maggior numero di prove? La scelta è qui e il gioco ci lascia liberi di farla, sempre con il sacro mantra in mente che ad ogni decisione scatta una reazione. E le conseguenze sono ben delineate nei finali, mettendoci di fronte a una presa di responsabilità necessaria quando la nostra scelta cambierà i destini di altre persone. Il forte del gioco sta qui: saperci far calare in un’esperienza moralmente forte, abbellita da una pixel-art che riesce a ricreare in modo interessante uno smartphone con enigmi molto intelligenti.

Sono presenti numerose “parodie” di famose app, questo è ovviamente Twitter.

Replica riesce a dirsi videogioco pur facendo dell’esperienza il suo focus. Questo genere di operazione è sempre rischiosa, si finisce per cadere in un’esperienzialità fine a se stessa che può risultare indigesta a chi non è predisposto ad una certa forma mentis. Per fortuna, non è questo il caso visto che il risultato riuscito: Replica sa di essere un videogioco, ma non per questo rinuncia a farci riflettere e a portarci di fronte a temi d’attualità molto importanti se vogliamo decriptare questo nostro mondo. Il gioco è possibile trovarlo su Steam al prezzo di 2,99€ tra l’altro tradotto in italiano, ulteriore incentivo a provare un’esperienza curiosa e ben progettata.

Ho affrontato Replica grazie ad un codice gentilmente offertomi dallo sviluppatore.

7,5

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Lorenzo Bonaffini
The Shelter

Avrebbe voluto essere il capitano di un rimorchiatore, invece si ritrova a scrivere di videogiochi.