Le sorprese della Games Week 2017 — Parte 1

The Shelter
The Shelter
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7 min readOct 2, 2017

Lo viviamo come un rito ormai, lo Shelter si raduna e fa festa per la Milan Games Week. Non ci sono malattie, interventi o spese che tengano, anche perché ci fa sempre piacere girare per gli stand della fiera, incontrare vecchi e nuovi volti e scambiare due chiacchiere su ciò che ci aspetta per il futuro. Ecco perché desideriamo condividere con voi quanto siamo riusciti a vedere, nella speranza di non dover attendere troppo prima di poter (ri)mettere mano a queste nuove promesse del panorama italiano. Chiediamo scusa a tutti gli assenti: sarà nostro interesse venirvi a disturbare quanto prima visto che quest’anno i titoli proposti erano veramente tanti!

Sangue e botte con Frankie Bortot

MILANOIR

Già provato alla scorsa Games Week e poi all'ultima edizione del Game Over, Milanoir cresce visibilmente. Il sistema di puntamento è sempre un po’ traumatico all'inizio, ma una volta presa confidenza con i controlli, l’azione scorre che è un piacere. Senza contare le situazioni folli da Italietta anni ’70, tra storie di assassini, droga e prostituzione; il tutto condito da dialoghi sopra le righe e personaggi fenomenali. La grafica è curatissima, sia per quanto riguarda il design dei protagonisti che delle ambientazioni, ricchissime di dettagli. Sarà di certo una goduria per chiunque viva l’ambiente milanese, proprio come il sottoscritto: tra Brera e Navigli (i due livelli provati fino ad ora) le citazioni pulp e pop sono una botta di risate che non ti aspetti. Già adesso mi ritrovo per le vie di questi quartieri e immagino il devasto che mi attende non appena uscirà!

FALL OF LIGHT

Fall Of Light, come ci hanno spiegato gli sviluppatori, nasce dall'incontro di due titoli storici: Dark Souls e ICO. Il risultato è un gioco a visuale isometrica con combattimenti ostici e un’ambientazione molto evocativa. La mia prova è stata piacevole, con molteplici morti e risate (soprattutto del Kelvo che mi guardava perdere male). La grafica, per quanto minimalista, riesce comunque a essere efficace, e non manca una narrazione ambientale particolarmente riuscita. Ammetto che la visuale isometrica sia sempre un po’ un azzardo in questi giochi che richiedono precisione nei movimenti ma per fortuna, ad aiutare il mio poco feeling, è intervenuto il sistema di “mira automatica” (lock on). Rimanete sintonizzati, perché la recensione non tarderà ad arrivare!

LAND OF PAIN

Uscito quasi un mese fa, ho sentito parlare bene di The Land Of Pain dal mio amico Orso, appassionato di giochi survival/horror. Pur non essendo uno dei miei generi preferiti ho colto la palla al balzo e ho approfittato della Games Week per provarlo. Tralasciando il casino e l’illuminazione della fiera, che tolgono il 90% dell’atmosfera, The Land Of Pain mi ha colpito per la cura riposta nella ricostruzione dell’Altopiano di Asiago. Non manca qualche richiamo alle mostruosità lovecraftiane, che aggiunge quel tocco esotico mescolando località italiane e minacce ultraplanetarie; quindi prima di farmela nei pantaloni, ho ringraziato gli sviluppatori e mi sono complimentato sperando che si dimenticassero delle urla che ho lanciato.

Il mondo colorato di Francesco Riccobono

SELLING SUNLIGHT

Ammetto che avevo deciso di provare il gioco solo perché tra gli screen di presentazione c’era una sorta di ninfa azzurra con i capelli verdi e le orecchie a punta, e chi mi conosce sa quanto subisca il fascino delle orecchie a punta. A ogni modo, le simpatiche Giada e Chiara mi hanno introdotto nel loro curioso GDR tutto acquerelli e dialoghi grazie a un sistema di gioco molto interessante, basato su attitudini e dialettica. Nei panni di un mercante senza volto dovremo dipanare (e ricostruire) la nostra storia mentre esploriamo il fantastico mondo di Selling Sunlight. Un titolo ben lungi dall'essere completato ma, viste le premesse, comincio a preve un po’ di ore di gioco.

POTION EXPLOSION

Da amante dei giochi da tavolo, vedere la riproposizione di uno di questi presentato per di più su un megaschermo touch è stato come vedere il messia. Palline giganti che scorrono, esplosioni e ampolle da riempire sono solo la superficie di quello che sembra un party game competitivo tanto immediato quanto strategico che contiamo di recensire presto. Non solo, dopo aver sbeffeggiato Jacopo per la lentezza decisionale, mi ha pure umiliato con una semplicità tale che manco si era reso conto di aver quasi vinto; e credo che non abbia mai giocato ad altro che non fosse Uno! In ogni caso, un gioco tanto simpatico e comodo che trovate già su mobile… chi sta pensando alla storica rubrica di Giochi da trono?

OKUNOKA

Qui c’è da giocarsi la scusa: perdonatemi, ma la sera prima avevo davvero ecceduto con l’alcol a una festa. Capitemi… cibo gratis, alcol gratis, come si fa a non lasciarsi andare? Ecco perché mi sono bloccato all'ultimo livello della demo di questo generatore carpiato di bestemmie “con la grafica più stilosa” rispetto a Super Meat Boy: non appena ne avrò la possibilità, dimostrerò di poter finire quel DANNATO livello. Detto ciò, oltre alla simpatia dei ragazzi e la gentilezza nel discutere di possibili modifiche, Okunoka è già bellissimo così com'è: fresco, colorato e pronto a farvi compagnia sia che siate mostri dei platform o semplici curiosi. A noi l’approccio è piaciuto e la cattiveria intrinseca pure, quindi siamo sicuri che sarà regalare ore e ore di divertimento.

OOPS!

Dovrei fare la persona seria e dirvi che Oops! è un puzzle game con un lavoro alle spalle enorme, un titolo che, ricordandomi The Dream Machine, è stato creato in stop motion costruendo tutto a mano, dall'ambientazione, ai personaggi (i vestiti sono stati fatti con i ferri della signora Carmelina che salutiamo!), così come qualsiasi altro elemento. Un lavoro stratosferico tutto regionale che il buon Michele ci ha spiegato con grande passione, nonostante fossa ora di pranzo e lo stessi disturbando invece di farlo rilassare un attimo. Quindi ecco, non farò la persona seria e non vi dirò che Oops! meriterebbe di fare il botto tanto per l’impegno, quanto per l’obiettivo di sensibilizzare i più giovani a tematiche sempre attuali come l’inquinamento. Insomma, non vi dirò che questo gioco ha dei punti di forza solidi e concreti dietro l’aspetto fanciullesco, ma è come se l’avessi fatto.

XYDONIA

Quando arrivi davanti alla postazione con uno schermo a tubo catodico e Dario Fantini ti dice: “Ah ma sei di The Shelter? Siamo amiconi di Giuseppe Colaneri!” capisci che ci può essere solo tanto amore. Tantissimo amore. Ma anche invidia, perché gli shoot’em up sono un piezz’ ‘e core pure per me e il Colaneri è brutto e cattivo! Scherzi a parte, essendo assente il buon Peppone, ho fatto team con Jacopo per vedere se Xydonia rispettasse davvero le premesse esposte nella pagina del Kickstarter e la risposta è “decisamente sì”. Capolavori sonori a parte che causa delirio della fiera ci siamo persi, il feel e gli auto-insulti per inadeguatezza mi hanno subito fatto capire che Xydonia è un gioco per mostri, per fan e per chi davvero vuole tornare agli shoot’em up storici. Tra mille proiettili e boss megagigantosauri, Xydonia è già in wishlist e non credo di essere in grado di poter attendere ancora molto, nonostante i recentissimi Super Hydorah e Cuphead.

Per adesso ci fermiamo qui, ma torneremo a breve con la seconda carrellata di titoli. Sappiamo di sembrare pedanti, ma davvero, tenete sott’occhio questi gioiellini!

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