Le sorprese della Games Week 2017 — Parte 2

The Shelter
The Shelter
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8 min readOct 4, 2017

Eccoci qui con la seconda parte del nostro speciale sui nuovi titoli dell’indie italiano. Tanta bella roba, come dicevamo lunedì, in grado di stuzzicare la nostra fantasia e curiosità visto il grande impegno di quest’anno, ben 50 titoli proposti. Ma bando alle ciance e vediamo cosa ci aspetta per i prossimi mesi/anni di produzione nostrana!

La vita in digitale di Massimiliano Gallo

BLIND

Ancora una volta i ragazzi di Tiny Bull Studios hanno proposto il loro particolare gioco in VR. La demo che lo studio torinese ha portato quest’anno mostrava un titolo più rifinito in illuminazione e texture insieme a dei controlli migliorati e una qualità audio più definita. Gli enigmi si sono spostati un po’ di più sul senso dell’udito e la consequenziale manipolazione degli oggetti, mentre il movimento è lievemente velocizzato, ma rimane comunque un buon compromesso per evitare la motion sickness. L’uscita prevista è entro il primo quarto dell’anno prossimo e non vedo l’ora di poter provare la versione completa.

DETECTIVE GALLO

Non potevo esimermi dal provare il gioco del pennuto con il mio stesso cognome, ovviamente. Come BLIND anche Detective Gallo era presente nella passata edizione. Ho trovato un gioco rifinito in tutti i suoi aspetti, dalla grafica più pulita e dettagliata alle animazioni più numerose e legate in maniera migliore, fino al tweak dei menù, ora più in linea con la grafica di gioco e leggibili. In generale ho notato un miglioramento incredibile e la sensazione di giocare con una storia degna di stare su Topolino me lo fa desiderare ancora di più. Anche per il lavoro dei Footprint Studios l’uscita è prevista per il 2018.

LONG ISLAND SIMULATOR

L’idea del simulatore di sbronza è nata un po’ per caso, come mi ha spiegato Fabrizio Arzani, il game designer. Non potendo costruire una demo funzionale degli altri titoli in cantiere in tempo per la kermesse meneghina, hanno optato per questo bizzarro gioco, anche se allo stadio attuale si tratta solo di una demo. Nei panni di un tizio ubriaco come non mai, dovrete affrontare i pericoli che la vostra casa contiene, in un percorso lineare e ricco di QTE per evitare di vomitare in mezzo al corridoio. Obbiettivo: rilasciare l’alcool di troppo nella tazza del bagno. Sono pochi minuti, ma il divertimento è stellare, anche se sembra uno di quei titoli con cui farsi due risate con gli amici. Il mese prossimo dovrebbe partire il kickstarter per finanziare il gioco, quindi se siete interessati tenete d’occhio i social di Smokin Mirror.

La vera natura di Aurelio Maglione

CIRCLE OF SUMO

Se la vita della redazione di The Shelter fosse il soggetto di una serie TV (immaginatela come un crossover fra The Newsroom e Boris), l’episodio dedicato alla Milan Gamesweek del 2017 sarebbe un piccolo capolavoro. In particolare, i critici si sperticherebbero in lodi per la giustapposizione fra la scena in cui gli affascinanti protagonisti provano Circle of Sumo e il montaggio sincopato che chiude la puntata, dove i nostri si scatenano al ritmo di TWIG (vedi sotto). Le telecamere si sarebbero soffermate sulle risate fanciullesche che hanno accompagnato la sessione ludica, le stesse risate — solo un filo più stanche — con cui hanno accolto la performance canora del Meneo e il travolgente vorticare delle sue gonadi ignude sul palco del Macao. Stacco a nero, titoli di coda che scorrono sulle note di Milano (ci sono giorni che io vorrei dormire / ed altri invece in cui, io vorrei tornare / ma non ci riesco più), fine.

Circle of Sumo tiene fede alle promesse di un titolo così esplicativo da rendere pleonastico ogni tentativo di descrizione: si menano le mani all’interno di arene tondeggianti, seguendo i dettami della celebre disciplina giapponese. Gli scontri hanno un ritmo incalzante, scandito dal rapido susseguirsi di proiezioni offensive, blocchi e schivate eseguibili mediante un sistema di controllo tanto semplice da padroneggiare quanto reattivo. Sulla stessa falsariga, l’estetica del picchiapicchia di Yonder (le menti dietro Red Rope) non brilla per dovizia dei dettagli, ma si fa apprezzare per la notevole pulizia. Il tarlo del dubbio mi spinge a domandarmi se si limiterà a essere un divertissement cui abbandonarsi per fugaci partite da pochi minuti, o se la mole dei contenuti presenti riuscirà a soddisfare anche gli utenti più bulimici. Per avere una risposta dovremo attendere gli inizi del prossimo anno.

Lorenzo Bonaffini e i giochi di potere

RIOT

Sono affezionato al progetto di RIOT, una delle prime cose che scrissi per The Shelter riguardava proprio questo simulatore di “tumulti”. Mi affascinava l’idea di voler dare una propria rappresentazione di una realtà, quella delle manifestazioni e delle rivolte civili che hanno spazzato il mondo negli ultimi dieci anni, senza timori e scegliendo deliberatamente il mezzo videoludico per esprimere una propria visione anche politica di ciò che ci sta intorno. Questa capacità di cogliere lo spirito del tempo si ammantava di una struttura ludica capace di affondare in un genere nobilissimo, e dalla grande tradizione, come quello degli strategici in tempo reale. Da quei tempi della mia prima infatuazione con RIOT sono successe tantissime cose, uno sviluppo travagliato ha rallentato le tempistiche facendo quasi temere in un annullamento del progetto, ma alla fine eccolo qua: lo vedo nella parte della Games Week dedicata agli sviluppatori indie e subito ne sono attratto.

Joypad alla mano, anche se lo stesso sviluppatore ci ha raccontato il gioco è forse anche più godibile con mouse e tastiera, le sensazioni sono buone. Gli scenari sono riprodotti in una pixel art precisa ma nello stesso tempo sporca, quasi paradossalmente reale, e ce ne sono in una quantità spaventosa, riproducendo sostanzialmente qualsiasi tumulto, rivolta o grosso movimento civile di protesta ci sia stato negli ultimi anni. Ho avuto modo di provare a infiltrare i miei No TAV in Val di Susa, come a vedere uno scorcio di Piazza Tahrir in Egitto. Il coraggio di RIOT sta nel farci vedere una realtà senza nessun filtro, avendo anche la cura di mostrarci l’altro lato, quello dei poliziotti e delle forze dell’ordine in generale, permettendoci di giocare anche dalla loro parte. Tutto questo è possibile grazie ad un’ottima gestione della psicologia di ogni singolo personaggio che si muoverà sul “campo di battaglia”. Ciascuno ha le sue proprie reazioni e in base a come lo “scontro” si sta delineando possono avere anche risposte contrastanti rispetto agli ordini impartiti dal giocatore. Applicare troppa violenza in una manifestazione perlopiù pacifica potrebbe portare la gente a scappare, d’altro canto manganellare inutilmente porta ad alzare il livello della tensione, portando le forze dell’ordine a rischiare di perdere la testa dal momento che saranno sempre in netta inferiorità.

Tutto quello che avverrà per strada, d’altronde, avrà sempre una sua ripercussione all’interno di una campagna in cui affronteremo vari scenari. La violenza paga fino a un certo punto, dal momento che più si alzerà il livello dello scontro e più gli scenari successivi saranno difficili. Feature di gameplay che pare voler essere anche un vero e proprio manifesto di Leonard Menchiari. Quello che stupisce è che RIOT oltre ad affrontare con coraggio una tematica contemporanea, e finanche storica, fornendoci un’esperienza anche informativa, e educativa, al di fuori della narrazione dei grossi media, riesce ad essere un vero gioco, con delle meccaniche divertenti e profonde. Usare i manifestanti e i poliziotti porta infatti a due stili completamente diversi, nonché a una serie di abilità diverse che potremo utilizzare per modificare il “flow” dello scontro. In ogni caso il tempo dell’attesa è finito, per un giudizio più ficcante dobbiamo aspettare l’uscita in accesso anticipato su Steam programmata per Novembre. Io intanto vado a preparare le molotov.

BUD SPENCER & TERENCE HILL — SLAPS AND BEANS

Frutto di un kickstarter, il picchiaduro a scorrimento verticale di Bud Spencer & Terenche Hill, difficile definirlo in un’altra maniera, prosegue la sua strada verso la pubblicazione dicembrina mostrandosi a questa Games Week 2017. Le premesse sono buone, una modalità co-operativa che può esaltare quell’iconico stile di combattimento che amo definire spaghetti musou, la presenza della tradizionale Dune Buggy nonché la presenza anche di alcune situazioni più puzzle in cui sfruttare le specifiche abilità. A completare il tutto mini-giochi e una pixel art catchy. Slaps And Beans, nonostante tutto, più che a un Dynasty Warriors assomiglia a un classico picchiaduro a scorrimento verticale da sala giochi. Simpatica l’idea di combattere insieme, potendo combinare le mosse, mentre ci si fa strada tra ondate di nemici. Ottime premesse che però, al momento della prova, mi hanno lasciato più tiepido. La pixel art seppur fatta bene cede il passo a delle animazioni che non mi hanno esaltato e ho trovato il combat system finanche un po’ noioso se reiterato a lungo. Onestamente non si può dire che Slaps & Beans sia un gioco fatto male, probabilmente sono rimasto vittima delle mie aspettative e se siete molto appassionati del genere, e del mondo che ruota intorno a Bud Spencer e Terence Hill, potrebbe comunque regalarvi molte soddisfazioni.

E così concludiamo la nostra carrellata di giochi italici pronti a inondare i nostri schermi a breve. tanti bei titoli, per tutti i palati, che abbiamo avuto il piacere di provare in prima persona durante il nostro giro alla Milan games Week 2017. Chiediamo nuovamente perdono a chi manca: state certi che non siete passati inosservati e il lungo occhio curioso dello Shelter presto si farà sentire… Sicuramente, ci sentiamo di fare i complimenti di cuore a tutti gli sviluppatori e una scena indipendente che si sta dando da fare per regalare delle perle di un certo calibro; complimenti a tutti!

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