Offworld Trading Company: come vendere sabbia rossa nel deserto marziano

Marco Tassani
The Shelter
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4 min readMay 12, 2016

Io di giochi di strategia ne ho provati tanti: gustosi, fragranti, non ce la faccio a stare senza. Li ho provati tutti. Americani, tedeschi, olandesi… con la sorpresa! Li giocavo così, senza tanti complimenti, anche tre alla volta, ma nessuno è come questo. Fidati di uno che li ha provati tutti.

Minchiate a parte, l’opera prima di Mohawk Games, neonata casa sviluppatrice guidata da Soren Johnson, ex dipendente Firaxis che ha contribuito alla nascita di Civilization IV, è davvero unico nel suo genere: uno strategico spaziale, ambientato su Marte, in cui le nostre armi sono la legge della domanda e dell’offerta, l’inflazione e il mercato azionario. Se sembra strano è perché, effettivamente, lo è davvero. Lo scopo del gioco difatti è possedere il monopolio di qualsiasi cosa presente sul Pianeta Rosso, partendo dai vari tipi di risorse disponibili arrivando ai pochi — ma fondamentali — prodotti raffinati, senza aver paura di sfruttare ogni mezzo a nostra disposizione, legale o meno, per mettere le mani su pacchetti azionari nemici.

COMPRAREEEEE!

Non vi ammorberò con la descrizione di meccaniche non proprio immediatissime, per cui esiste un buon tutorial che ci guida tenendoci per mano nella dura vita del Lupo di Mars Street, bensì vi spiegherò cosa mi ha colpito particolarmente di Offworld Trading Company: il titolo Mohawk non solo vanta meccaniche originali, non difficilissime da comprendere ma che richiedono estrema attenzione per essere sfruttate appieno, ma lo fa offrendoci quattro tipi diversi di quartier generale, ognuno con i propri punti di forza e debolezze, che spingono il giocatore a sfruttare di più determinate risorse al posto di altre, tanto da poter cambiare addirittura l’intero stile di gioco.

Altra cosa che riesce benissimo a questo strategico/manageriale è costringerci a tenere gli occhi aperti su ogni singola componente che appare sul nostro schermo: se per qualche mistero di mercato il prezzo dell’ossigeno comincia a lievitare, meglio vendere una parte della risorsa da noi immagazzinata per trarne il maggior profitto possibile, prima che ci pensino gli avversari; oppure, ancora peggio, cercare di non mostrare ai concorrenti il nostro punto debole, pena il finir sommersi dai debiti, vedere il valore delle proprie azioni precipitare ed essere facilmente acquistati da una delle compagnie nemiche.

Altro punto estremamente a favore di Offworld Trading Company è la velocità delle partite: in massimo una mezz’oretta si può portare a casa la vittoria o perdere malamente, e il meglio viene dato attraverso la modalità schermaglia, che sia contro l’intelligenza artificiale — che non perdona errori — sia contro giocatori in carne e ossa attraverso partite online. Volendo c’è anche una campagna, ma la storia è praticamente inesistente e la modalità consiste in una serie di sfide non proprio brillanti in cui lo scopo è sempre quello di diventare i padroni del mercato marziano.

Se osservate bene potete vedere anche Schwarzy .

In qualche modo il titolo Mohawk può a mio avviso esser comparato a un ottimo gioco da tavolo, con una forte componente di gestione risorse e spazi, in cui regna il sempreverde “chi prima arriva meglio alloggia”, insieme a una pesantissima gestione economica sempre in mutamento, e quest’ultima particolarità è sia il punto forte sia la debolezza di Offworld Trading Company: gli amanti dell’economia e delle leggi che la governano troveranno pane per i loro denti in un titolo leggero, dall’interfaccia più che intuitiva e con un buon accompagnamento musicale in sottofondo; chi invece , come me, fa fatica a capire quanto resto deve avere dal tabaccaio può trovare non poche difficoltà, soprattutto per le meccaniche azionarie in cui è possibile trovarsi immediatamente acquistati da un avversario incappando in un molesto game over.

Le strategie per portarsi a casa la vittoria non mancano, e fidatevi: servirà ogni briciola di materia grigia per sfruttare al meglio ogni arma in nostro possesso, e forse proprio per questo non mi sento di consigliare quest’opera a cuor leggero. Da canto mio non posso che complimentarmi con la casa americana per aver avuto il coraggio di metter sul mercato un titolo così di nicchia e renderlo comunque accessibile, con un po’ di sana pazienza, al grande pubblico. Ebbravi fresconi.

Ho giocato a Offworld Tracing Company grazie a un vecchio codice preview che si è trasformato magicamente in review, gentilmente fornito dallo sviluppatore.

7,5

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Marco Tassani
The Shelter

Scrive cose su The Games Machine, videogiocatore vecchio dentro e, inspiegabilmente, medico.