Pikappa è l’unico vero supereroe italiano

Pietro Ranieri
The Shelter
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6 min readMar 20, 2017

Marzo 1996. Una mattina come tante nel mio piccolo paesello molisano dimenticato da dio. Non ci sono edicole, qui. O almeno non edicole vere e proprie. C’è un bar che vende i giornali. Porta solo quelli che poi rivende, in numero chiuso. Io ho nove anni e compro lì Topolino da quando ne avevo più o meno sei, cioè da quando mio padre mi regalò il primo fumetto della mia vita per aiutarmi a sciogliere le mie abilità di lettura e forse per veder nascere in me una qualche passione… col senno di poi, forse sarebbe stato meglio mi avesse regalato, chessò, una bicicletta, ma ormai il “danno” era fatto. Emilio, così si chiama il barista/edicolante, mi tiene da parte sempre la mia copia settimanale. Solo che quella settimana non c’era solo il mio Topo in edicola. C’era a che un giornaletto nuovo, un formato strano, più grande del solito. In copertina c’è Paperinik. Con degli strani alieni che sembrano quel mostro nero che mi fa tanto paura, Alien, solo viola e a forma di paperi. Ora, io amo Paperinik. Le sue storie mi sono piaciute subito. Da qualche altra parte, in qualche altro articolo per questa redazione di spostati, vi ho raccontato la storiella del mantellino cucitomi da nonna. Ecco, quando non giocavo a Batman o Superman, giocavo a fare Paperinik.

Insomma, avete già capito come finisce questa storia. Quella settimana il mio piccolo alter ego di nove anni torna a casa non solo con Topolino, ma spende un altro pezzetto di paghetta per prendere il primo leggendario numero di PKNA — Paperinik New Adventures. Ed è amore a prima vista. Il formato, che anni dopo avrei scoperto essere tipico dei comics americani, mi piacque e mi conquistò subito. Le rubriche, piene di robe assurde e risposte tra il comico e il nonsense — “poche ragazze da quelle parti, eh?” — che a nove anni ovviamente non capivo ma che hanno sicuramente formato a mia insaputa il mio gusto per quel tipo di umorismo. E questa cosa meravigliosa per la quale quel Paperinik non era il mio Paperinik. Era qualcun altro. Era qualcos’altro. Pur rimanendo sempre uguale a sé stesso.

La nascita di un mito.

Ora, a quel tempo il concetto di multiverso non mi era familiare. Lo sarebbe diventato molto più avanti, quando avrei letto Crisi sulle Terre infinite. E oggi sappiamo bene che Paperinik e PK — o Pikappa, così si chiama quella particolare versione del Diabolico Vendicatore — sono due versioni diverse, provenienti da universi differenti.

Qui, in questa Paperopoli completamente diversa rispetto a quella così familiare e placida che conosciamo, Paperinik diventa Pikappa quasi per caso: dopo essere stato nominato d’ufficio da Zio Paperone custode della Ducklair Tower, un edificio che noi piccoli lettori non avevamo mai visto prima, in una zona della città ugualmente sconosciuta, futuristica come Metropolis, piena di grattacieli e di palazzi, tentacolare, cupa, piovosa come Gotham City, Paperino si accorge che la struttura nasconde qualche strano segreto e decide di indagare nelle vesti del suo alter-ego supereroico, cadendo durante la ricognizione in una gargoyle-trappola. Paperinik si trova così prigioniero del 151esimo piano segreto della torre, dove fa la conoscenza di una strana entità: Uno, un’intelligenza artificiale saccente ma simpatica ideata dal proprietario e architetto della Ducklair Tower, il geniale inventore Everett Ducklair.

Everett si è dato all’esilio volontario quando si è reso conto della pericolosità del suo stesso genio, che inevitabilmente lo portava a costruire letali armi da guerra. Uno è il custode segreto della torre, che a propria volta è un concentrato di tecnologia e sistemi avanzatissimi, pieno delle invenzioni del padrone. Riconosciuto Paperinik come eroe, Uno gli fornisce i mezzi e gli strumenti per combattere minacce che il nostro non ha mai visto prima: i terribili alieni Evroniani, nuovi supervillain ben più potenti e pericolosi del caro vecchio Inquinator, predatori temporali, intelligenze artificiali assassine e quant’altro.

A distanza di decenni questa splash page ancora mi fa venire i brividi.

Paperinik abbandona così le minacce terrestri, i ladruncoli, i Bassotti e il suo parco di nemici pittoreschi ma tutto sommato ridicoli e buffi per qualcosa di ben più cattivo, oscuro e potente. Paperino abbraccia la sua nuova vocazione, il mitico Scudo Extransformer, rottama la 313-X per la Pi-Kar e diventa PK, a tutti gli effetti trasformandosi nel primo vero supereroe moderno italiano. Eh si, perché non solo i natali di Paperinik parlano la lingua di Dante — è stato ideato da Elisa Penna, Guido Martina e Giovan Battista Carpi ed è comparso per la prima volta nel 1969 su Topolino n.706 nella leggendaria storia Paperinik il Diabolico Vendicatore — ma anche questa sua nuova e rinnovata versione è una produzione tutta e orgogliosamente italiana: Alessandro Sisti ed Ezio Sisto hanno dato il la alla nascita del cosidetto PK-Team, un gruppo di autori che ha lavorato alla testata e alle sue storie fino alla sua chiusura nel 2000, cui fece poi seguito il meno ispirato PK² e il reboot del 2002 PK — Pikappa, sulla falsariga della linea Ultimate della Marvel uscita proprio in quegli anni.

E che storie, ragazzi. Chi ha seguito e conosce la testata sa di che parlo. Temi profondi, narrazioni cinematografiche, testi memorabili, disegni che non avevano nulla da invidiare agli artisti Marvel e DC Comics, rimandi e citazioni da tutto l’universo pop conosciuto, personaggi meravigliosi diventati icone, dai giornalisti Angus Fangus e Camera-9 al drone della Tempolizia Lyla Lay, passando per Xadoom, l’evroniano potenziato Trauma, il terribile gemello malvagio di Uno Due e il Razziatore. Non solo un universo ricco, ma una narrazione adulta, complessa, pensata per lettori molto più esperti del classico pubblico disneyano.

Ritratto di un eroe da giovane? Giocava con le timeline da molto prima che arrivasse Flash. Xadoom! era insieme Forza Fenice degli X-Men e Terminator. Spore? L’invasione degli ultracorpi. La Tempolizia? Altro che Signori del Tempo. E vogliamo parlare dello struggente addio ad Archimede in Archie, nello speciale del ‘98?

Il rapporto tra PK e Xadoom è sempre stato complicato.

Insomma, PKNA ci ha regalato quattro anni di splendide avventure, tra fantascienza, supereroismo e tanta, tanta ironia che sono rimaste nel cuore di tutti gli appassionati lettori, quello zoccolo duro che orgogliosamente si fa chiamare Pkers, con un format esportato in mezzo mondo e che dopo vent’anni fa ancora parlare di sé tanto da tornare, nove anni dopo la chiusura dell’ultima serie, con la cosidetta PKNE — Pikappa New Era sulle pagine di Topolino — ancora troppo prematura, forse, la nascita di una nuova testata, benché parallelamente il Mantello Tarlato sia sbarcato negli Stati Uniti col nome di Duck Avenger e ormai il multiverso sia un concetto acclarato anche su un albo tradizionalmente popolare come Topolino.

In questi giorni il vecchio Pikappa compie ventuno anni, e si appresta a tornare in edicola il 26 aprile con la quarta storia della New Era: Il Marchio di Moldrock, che fa seguito a Potere e Potenza, Gli Argini del Tempo, Il Raggio Nero e Cronaca di un Ritorno, tutte pubblicate su Topolino in forma episodica dal 2014 e raccolte successivamente in volume. Pikappa è insomma più vivo e vitale di quanto si possa credere, e continua a regalarci vere storie di supereroi come se ne vedono poche anche oltreoceano.

Potere e Potenza a voi, Pkers!

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Pietro Ranieri
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Lawful Good doesn’t necessarly mean Lawful Nice. I write for The Shelter Network