Rage 2 come moderno Icaro

Giuseppe Colaneri
The Shelter
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4 min readMay 30, 2019

E dire che lo aspettavo con abbastanza fiducia, questo Rage 2. Dai primi trailer si vedeva un ritmo d’azione simile al mai troppo lodato rilancio di DOOM, unito a un mood alla Mad Max Fury Road con tanto di open world con bande, fazioni e convogli da assaltare. Le premesse per il gran gioco c’erano tutte e, invece, sono state mantenute solo in parte.

O meglio, solo in una parte: il gunplay. Scorevolissimo, agile e divertente, ricorda davvero la frenesia omicida di DOOM ed è tarato perfettamente sia su mouse/tastiera che pad. Quest’ultimo anzi, a volte si lascia preferire per un miglior e più comodo mapping dei comandi. Si corre, scivola, spara, colpisce corpo a corpo e si utilizzano diversi poteri (tra cui una modalità berserker e una scivolata potenziata) con una naturalità disarmante, rendendo gli scontri con i numerosi avversari sempre esaltanti e furiosi. A patto, ovviamente, di giocare a un livello di difficoltà superiore a quello intermedio, davvero troppo accomodante nei confronti del giocatore.

Tutto il resto, purtroppo, non funziona altrettanto bene. Se la trama di gioco non spicca — ma ce lo si poteva aspettare, d’altronde anche con il nuovo DOOM era un po’ così — è proprio la sovrastruttura open world a deludere con forza. Semplicemente, la sbandierata libertà di una mappa comunque discretamente grande si traduce in territori spogli, poco interessanti, che costringono a lunghi viaggi a bordo di veicoli ravvivati — si fa per dire — da sparuti incontri occasionali o avamposti tutti troppo simili da conquistare e/o distruggere. Le missioni secondarie non bastano a migliorare la sensazione di un mondo aperto fin troppo vuoto anche per un setting post-atomico.

Certo, non mi aspettavo il nuovo New Vegas in salsa più pew pew, ma le diverse fazioni in gioco finiscono per essere più hub di missioni da svolgere in ordine disparato che vere e proprie realtà organiche. Un vero peccato, perché alcune città sono visivamente affascinanti e, con un pizzico di coraggio in più, avrebbero potuto dar vita a storyline più intricate, complesse e vive. Non aiuta, ancora una volta, che nemici — umani e non — siano tutti simili tra loro sia visivamente che per pattern di intelligenza artificiale.

La sovrastruttura open world è talmente ossessiva che permea gran parte del gioco ma, al contempo, talmente banalizzata che a un certo punto dell’avventura è possibile, sbloccando un “girocottero”, mandarla totalmente in secondo piano, evitando tutto ciò che si muove tra le desolate lande di Rage 2. Ne giova il ritmo di gioco, certamente. Ma è comprova del fatto che purtroppo qualcosa nel nuovo titolo Bethesda non sia andato nel verso giusto.

Perché purtroppo Rage 2 è una creatura senza una vera identità. Divertentissimo finché si è con i piedi per terra a sparare, molto meno invece in tutto ciò che dovrebbe elevarlo sulla concorrenza. Non riesce a costruire una struttura open world — per quanto inflazionata — come quella degli sparacchini Ubisoft, né riesce a garantire un ritmo ininterrotto di sangue e adrenalina come DOOM. Prova a fare tanto, riesce (molto bene, per carità) solo in parte.

Ed è un gran peccato. Perché in uno scenario sempre più competitivo di softeche e store online ricchi di alternative per ogni genere, Rage 2 poteva spiccare ritagliandosi una propria identità e personalità. Finisce invece per sembrare un minestrone poco organico di troppa roba, saporito al primo assaggio, meno negli altri.

Ho giocato Rage 2 grazie a un codice download Steam, alternando pad e la combo mouse/tastiera senza patemi tra una transizione e l’altra. Mai avuto problemi di natura tecnica se non qualche rallentamento in due — ma proprio due — occasioni.

6

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Giuseppe Colaneri
The Shelter

Mi annoio. Quindi vomito idee e parole per annoiare anche voi.