Shelter Sound: il meraviglioso e bizzarro Twin Peaks

Matteo Novelli
The Shelter
Published in
8 min readMay 18, 2017

Ci troviamo ai margini di un bosco. Un lungo muro di alberi alti, imponenti e dalle radici forti e rigogliose si staglia davanti al nostro sguardo. C’è vento, e tra gli alberi si muove sinuosa una nebbiolina che ricorda una bella donna, di quelle affascinanti ma un po’ pericolose. Poi all’improvviso, appare: è una ragazza, ha i capelli biondi e un sorriso che unisce malinconia e dolcezza. Il suo sguardo indugia su di noi, e ci invita a entrare in quel bosco, a seguirla per il sentiero. Mentre tentenniamo indecisi sul da farsi, lei scompare e davanti a noi restano solo gli alberi.

Questa, più o meno, è la sensazione che Angelo Badalamenti ha voluto trasmettere agli ascoltatori di tutto il mondo quando, agli inizi degli anni novanta, compose il brano Laura Palmer’s Theme. La musica, in Twin Peaks, ricopre un ruolo decisamente preponderante. Per essere una serie televisiva la creatura di David Lynch e Mark Frost fu avanti coi tempi per quel che riguarda struttura, messa in scena e tono, e non mancò di distinguersi da quelli che erano i prodotti dell’epoca anche per quel che riguarda l’apparato musicale. Continuo, armonioso, dolce e alcune volte vagamente inquietante: provate a riguardare un episodio a caso della serie. Vi accorgerete immediatamente che la musica ricopre quasi la totalità delle scene, è lì sempre in sottofondo a dire la sua o ad aggiungere quel tocco in più a una determinata sequenza. Una perfetta unione tra jazz e elettronica con riferimenti che vanno ricercati nei generi cinematografici e televisivi (molte scene ricordano quelle di una soap, altre quelle di un poliziesco, altre quelle di un horror). Con Twin Peaks Badalamenti consolidò il sodalizio con Lynch, già intrapreso con le musiche di Velluto Blu (suo esordio cinematografico) e Cuore Selvaggio, in seguito proseguito con le atmosfere cupe di Strade Perdute e Mulholland Drive.

WELCOME TO TWIN PEAKS

Impossibile non aver mai ascoltato almeno una volta la sigla di Twin Peaks. Il brano, che al solo accenno alcuni adulti oggi ne hanno ancora timore, è un lento e incalzante motivo basato su poche note, ripetute e arrangiate con crescente intensità quasi a formare una spirale. Cercate per un attimo di calarvi negli anni novanta. Prima di allora la sigla più conosciuta era forse quella di Happy Days, o in generale l’opening credit di una serie non era un’occasione per sciorinare particolari ed elaborate sequenze grafiche, ma un susseguirsi di volti e nomi. David Lynch aveva in mente qualcosa di decisamente diverso. E si concentrò con Badalamenti sulla precisa idea che il tema principale doveva trasmettere allo spettatore che, magari per caso, si imbatteva in un episodio della serie: il brano desiderato doveva essere qualcosa di oscuro e quasi minaccioso e, allo stesso tempo, riuscire a risultare piacevole. Qualcosa destinato a farti del male ma a scivolare via lentamente (e in chiave minore). Da questo nacque il tema che tutti conosciamo, immortale, unito a una sequenza di immagini destinate a fare la storia delle sigle televisive.

Qualcosa di affascinante e immediatamente riconoscibile. non un jingle ma uno swing con l’inquietudine. L’album di riferimento della serie è di riconducibile a un piccolo LP contenente undici brani (tra cui diversi brani di Julee Chris, su cui torneremo tra poco). Di solito riconosciuta come unica colonna sonora ufficiale della serie, l’album è in realtà riconducibile più all’intero pilot che alla serie. Mancano all’appello infatti diversi brani non rintracciabili in questa piccola raccolta. La serie si avvarrà di questa base di partenza come le fondamenta di una casa, usando questi brani dove e come può: li arrangia, li taglia, li inserisce e li amalgama donando un’atmosfera unica agli episodi, che contano circa trentacinque minuti di colonna sonora su 40 di puntata. Badalamenti e Lynch sembrano essere in qualche modo fissati con la danza. Il ballo torna spesso in Twin Peaks, e la musica sembra creare un ponte tra filmico e profilmico: Audrey Horne fa riferimento al legame tra sogno e musica mentre balla sulle notte di un jukebox che trasmette un intermezzo a lei dedicato (più volte riproposto nella serie e di recente utilizzato in uno spot da una nota casa automobilistica). Ed è proprio nei sogni, quelli dell’agente speciale Dale Cooper, che troviamo il nano ballare sulle note di Dancing of the Dream Man. Ancora una volta, il legame tra musica, sogno e ballo. Anche la rivelazione dell’assassino di Laura Palmer passa per una canzone, Mairzy Doats, e altri momenti musicali che condurranno a un nuovo omicidio che avrà il suono di un giradischi rotto.

FIRE WALK WITH ME

Molte delle musiche originali usate nella seconda stagione sono contenute in un doppio cd uscito nel 2007. Ad oggi, è introvabile se non a prezzi da collezionisti, ma se vi rimboccate le maniche non dovrebbe essere troppo difficile recuperare i restanti pezzi del puzzle musicale di Twin Peaks. Vale la pena riascoltarlo per la presenza di altri bellissimi arrangiamenti dedicati alla piccola misteriosa cittadina e ai suoi abitanti. Dopo il tema di Laura e quello di Audrey arriva anche quello dedicato a Shelly.

I nuovi brani spaziano per contenuto e sfumature, variando anche sulla strumentazione utilizzata e sul tono generale. Pur restando sempre molto forte e riconoscibile l’impronta data ormai alla serie, si possono gustare simpatiche varianti come High School Swing, la bellissima Audrey’s Prayer, la rockeggiante I’m Hurt Bad (che possiamo sentire nel pilot quando Bobby dedica a Norma una canzone dal juekbox del Double R) e una nuova rivisitazione di Laura Palmer’s Theme: Love Theme. Beat e vibrazioni che conducono a sequenze che solo David Lynch sa come inserire e rendere funzionali a un racconto come quello della serie. La mia preferita è un flashback, rintracciabile nell’ottavo episodio della seconda stagione, in cui i fratelli Horne ricordano la danza di tale Louise Dombrovski: in un attimo la narrazione si interrompe a favore di un flashback in cui, sulle note di Hook Rug Dance una misteriosa donna balla al buio con una torcia accesa.

Non dimentichiamoci poi di una certa Loggia Nera, e degli spiriti che la abitano. Come dare voce a un luogo tanto misterioso e pericoloso in modo coerente con quanto fatto fino a quel momento? Badalamenti opta per due soluzioni: la prima è Dark Mood Woods/The Red Room, l’inquietante e opprimente motivo che accompagna la discesa negli inferi del finale di serie. Impossibile non restare quasi ipnotizzati da quanto messo in scena da Lynch, ormai lui e le musiche lavorano all’unisono, rendendo un soffio di vento l’attacco di una cupa melodia. A esso, si affianca Sycamore Trees, un preludio all’inizio della fine, e alla più interessante sequenza mai apparsa su piccolo schermo, un vero e proprio inno alla Loggia Nera. Il brano, cantato da Jimmy Scott, è rintracciabile nell’album dedicato a Fuoco cammina con me, il film prequel dedicato agli ultimi sette giorni di vita di Laura Palmer. Altra partitura di alto livello (su tutti la bellissima The Voice of Love) che ci porta alla fine del nostro percorso musicale dedicato a Twin Peaks. E questa chiusura corrisponde al nome di Julee Cruise.

IT IS HAPPENING AGAIN

C’è una sequenza in Fuoco cammina con me molto bella e toccante, che si riconduce in qualche modo ad un’altra vista nella seconda stagione del serial. Nella scena seguiamo Laura Palmer alla Roadhouse, dove riceve un avvertimento da parte della signora Ceppo. Laura è spaesata, guarda il suo riflesso nello specchio e sembra non riconoscersi. Dall’interno del locale possiamo udire la voce di Julee Cruise intonare la splendida Questions in a World of Blue, e vediamo Laura entrare affascinata ma assorta nei suoi pensieri. In quel momento, le emozioni provate da Laura emergono, lasciando libero sfogo a un lungo pianto liberatorio. La voce della Cruise diventa un riflesso, l’ennesimo, dei personaggi. Così, quello che dovrebbe essere un elemento legato alla diegesi della scena assume tutta un’altra sfumatura. “How can a heart that’s filled with love start to cry? When all the world seemed so right, How can love die?”: sono queste le parole che ascoltiamo mentre Laura Palmer accetta il suo destino, in una sorta di atmosfera profetica, preparandosi di lì a poco a rinunciare definitivamente all’amore (abbracciando un’orgia nella Pink Room).

Julee Cruise è l’anima di Twin Peaks: analogamente a uno degli abitanti della loggia, è una presenza che fin dal pilot si rivela una torcia che illumina i sentimenti dei vari protagonisti, accompagnandone i momenti cruciali quasi come un rito di passaggio.

Non c’è dubbio che tra gli ascolti da recuperare c’è sicuramente il bellissimo album Floating into the Night, contenente molti dei brani ascoltabili durante una serata tipica del Bang Bang Bar. Oltre a Falling, ovvero la sigla “cantata” della serie, possiamo rintracciare Into The Night, The Nightingale e la bellissima ballata Rockin’ Back Inside My Heart. L’album si chiude con The World Spins, brano che accompagna la sequenza musicale preferita da Angelo Badalamenti stesso. La scena in questione, contenuta nel settimo episodio della seconda stagione, è perfettamente speculare a quella successivamente riproposta in Fuoco cammina con me. Al posto di Laura, qui abbiamo alcuni dei personaggi principali della serie (Dale, Truman, la Signora Ceppo, Bobby, James e Donna) riuniti alla Roadhouse. Tutti seduti a in tavoli diversi e in diversa compagnia, ma sotto lo stesso tetto. Sul palco la Cruise intona il brano sotto dei neon rossi e blu, prima di essere interrotta dal gigante che avverte il buon Cooper: sta succedendo di nuovo. L’assassino di Laura Palmer, come ben sappiamo sta uccidendo la povera Maddy in quel preciso instante. In qualche modo, quando la musica riprende, tutti improvvisamente sembrano essere a conoscenza di questo. Le reazioni sono diverse, la mia preferita è quella di Bobby, ma egualmente unite in un improvviso e inaspettato dolore. A fare da collante, ancora una volta, è Julee Cruise che si staglia davanti a delle tende del color sangue del palco su cui si sta esibendo. Si tratta di una sequenza unica nell’intero panorama lynchiano, per non dire televisivo: in quel preciso momento la musica trascende e soprassiede il tempo e lo spazio, unendo tutti i personaggi sotto la stessa condizione, sublimando la narrazione in favore dell’inspiegabile. Quando qualcuno mi chiede cos’è questo Twin Peaks di cui tutti parlano e perché è così fondamentale per quello che guardiamo oggi, io penso a questa scena. Mi infilo le cuffiette nelle orecchie e metto play, abbandonandomi alla malinconica melodia di un posto tanto bizzarro quanto meraviglioso.

Note a margine: di recente sono stati resi disponibili due vinili di ottima fattura dedicati alla serie, uno per Twin Peaks e uno per Fuoco cammina con me. Tra i molti omaggi musicali dedicati alla serie, mi piace segnalarvi in chiusura quello della band brittannica Bastille: in un originale mix che unisce un loro brano, intitolato non a caso Laura Palmer, a Breakfast Club e Falling di Julee Cruise. Il risultato è davvero degno di nota, ascoltare per credere.

--

--

Matteo Novelli
The Shelter

Morbido dal 1991. Cresciuto in modo genuino grazie alla televisione, al videoregistratore, ai fumetti e al Game Boy. Say hi: novellimatteo509@gmail.com