SteamWorld Quest è divertente ma dove sono i miei pacchetti da aprire?

Fabio Di Felice
The Shelter
Published in
4 min readMay 7, 2019

Ho una brutta dipendenza che non mi molla dall’infanzia. Impazzisco per qualsiasi gioco che abbia i “pacchetti” da aprire. Stravedo per quel brivido che mi dà l’essere a un passo dal mettermi in tasca qualcosa di raro e prezioso. Questa compulsione mi ha spinto negli anni ad accumulare decine di gatcha games sul mio telefono. Non ci gioco neanche: quotidianamente passo e riscuoto il pull. Questa mania peggiora esponenzialmente coi giochi di carte. Sicuramente la colpa è di tutti i TCG che ho accumulato nel tempo: Magic, Pokemon, Yu-gi-oh. Quand'ero piccolo collezionavo perfino le tessere telefoniche e guardavo la tiratura di quelle meno comuni sognando un futuro da filantropo. Capirete il mio entusiasmo quando è stato mostrato questo SteamWorld Quest, un gran bel RPG con le carte. In più su Nintendo Switch caratteristica che aumenta del 100% l’appeal del titolo.

E in effetti SteamWorld Quest è un titolo che mantiene le sue belle promesse. A partire dall’ambientazione e dalla scrittura che remore dei precedenti capitoli risulta sempre leggera e divertente. La penna è briosa, i dialoghi non fanno di certo sbellicare dalle risate, ma spesso ti strappano un sorriso sincero. Durante l’epopea di questi buffi personaggi meccanici ci si sposta di mappa in mappa, seguendo una narrazione molto lineare interrotta da qualche puzzle ambientale o piccoli tocchi originali per spezzare la monotonia. Eppure, inevitabilmente, nelle lunghe sessioni il titolo tende a essere un tantino ripetitivo.

Ovviamente in questo rimescolone in salsa fantasy e steampunk non mancano i draghi.

Per fortuna a mitigare una parte esplorativa non proprio al bacio ci pensa il sistema di combattimento. Qui a farla da padrone è la strategia sia in fase di deck building che sul campo di battaglia. Funziona così: ogni eroe schiera un mazzo composto da otto carte che rappresentano gli attacchi che avrà a disposizione. Questi si dividono in abilità che generano vapore (essenzialmente gli attacchi “normali”) e altre che lo usano (buff, debuff, incantesimi, abilità). Ogni turno il giocatore sceglie tre carte da giocare dalla propria mano. Bisogna quindi fare attenzione a come bilanciare questo equilibrio per non trovarsi mai nella spiacevole situazione di non poter giocare affatto perché le proprie riserve di mana -pardon, di vapore- sono ormai esaurite.

Ogni eroe schiera un mazzo composto da otto carte che rappresentano gli attacchi che avrà a disposizione

Il sistema è ulteriormente stratificato perché spesso i personaggi possono scavalcare la propria build di classe. Esistono ovviamente tank, dps, maghi e curatori ma in alcuni casi il deck building permette di rendere i personaggi estremamente flessibili. Con qualche accortezza, il vostro curatore tirerà anche delle cartelle niente male, e il mago si occuperà anche del debuff dei nemici. La cosa viene comoda perché alcune carte consentono di effettuare delle combo particolarmente efficaci se un altro determinato personaggio partecipa all’attacco durante lo stesso turno. Per sfruttare al meglio questa abilità bisogna far caso alle descrizioni delle carte. Per esempio la guerriera Armilly può potenziare una delle sue abilità se nello stesso turno è preceduta dal tank Galleo.

Esiste anche un altro stratagemma per potenziare gli attacchi di chi proprio non ama il gioco di squadra. È definito chain e si attiva quando tutte le carte giocate nel turno appartengono allo stesso guerriero. In tal caso quest’ultimo scatenerà un quarto attacco particolarmente potente che dipende dall’arma equipaggiata.

Utilizzando tre carte dello stesso personaggio nello stesso turno si scatenerà un attacco più potente.

Insomma, il cuore della produzione, ovvero il sistema di combattimento attraverso le carte, è profondo e divertente senza essere mai inutilmente complicato. Le carte a disposizione di ogni eroe sono tante, variegate, ma non raggiungono mai una vastità ingestibile che manderebbe in confusione il giocatore. Purtroppo, ahimè, mi tocca dirvi che non esistono pacchetti da scartare. Che non c’è alcuna casualità nel collezionare le carte che invece vengono elargite nel progredire dell’avventura oppure possono essere craftate presso un vendor che si occupa anche di rifornire le bisacce degli eroi di oggetti curativi. Questo aspetto fa un po’ il paio con l’esplorazione poco avventurosa, smonta un pochino il mio entusiasmo e rende tutto leggermente piatto. Avrei preferito un sistema più brioso per accaparrarsi le carte più forti. Senza il brivido dell’ignoto, in nessun comparto, SteamWorld Quest sembra interamente già scritto.

Il sistema di combattimento attraverso le carte, è profondo e divertente senza essere mai inutilmente complicato

Resta comunque una buona produzione, che unisce un ottimo aspetto audiovisivo alla piacevolezza del gioco in mobilità: il titolo infatti è perfetto per sessioni mordi e fuggi, grazie alla portabilità di Switch e al flessibile sistema di salvataggio che non vi lascerà mai a piedi. Non avrò aperto i miei amati pacchetti ma pazienza: ho giocato tanto e bene, non posso di certo lamentarmi.

Ho giocato a SteamWorld Quest grazie a un codice gentilmente concesso dagli sviluppatori

8

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Fabio Di Felice
The Shelter

Qualche giorno fa ho pensato “dovrei proprio cambiare la bio del profilo” e poi eccoci qua: non avevo idea di cosa scriverci.