Il macrocosmo dei trasporti di Transport Fever

Lorenzo Bonaffini
The Shelter
Published in
5 min readDec 14, 2016

Un paio di anni fa Urban Games, software house con base a Sciaffusa, si introdusse nel mercato videoludico cercando di approfittare del ritorno di fiamma di un sottogenere dei gestionali, quello relativo alla gestione dei trasporti, che grazie ad alcuni buoni prodotti, in primis Cities in Motion di Colossal Order, stava affrontando da qualche anno una vera rinascita. Il gioco delle ragazze finlandesi riguardava il trasporto pubblico, inserendosi in una cornice del tutto deputata alle città, ma sicuramente il suo successo aveva fatto vedere come ci fosse ancora spazio per questo genere di iterazioni di giochi gestionali. La simulazione di una compagnia di trasporti ha una grande tradizione nel mondo videoludico, Transport Tycoon e Railroad Tycoon in primis, e una fanbase che negli anni non ha mai abbandonato il genere anche grazie a progetti come OpenTTD. Train Fever, primo gioco pubblicato da Urban Games, tentava di infilarsi in questo filone e, nonostante alcuni grossi problemi, si rivelava un gioco tutto sommato più che sufficiente e in grado di mostrare il potenziale della casa di sviluppo.

Credo di avere un problema con i tram: li adoro.

L’uscita in questo 2016 del seguito ideale di Train Fever prosegue nella volontà di approfondire questo genere, tentando di dare una declinazione più ampia, dipendendo meno dai soli treni e aprendo a tutto il macrocosmo del trasporto di persone e merci fatto di autobus, tram, navi, aerei e quant’altro. Transport Fever è quindi sicuramente un passo in avanti rispetto al suo predecessore, grazie a una grande varietà di mezzi utilizzabili e l’inserimento di un’ottima campagna, ambientata negli Stati Uniti e in Europa, a fare da contraltare alla più classica modalità sandbox. Gli elementi per un gioco che potesse essere nuovo punto di riferimento per chi ama disegnare tracciati di treni e costruire aeroporti o stazioni di bus ci sono tutti, la realizzazione, però, lascia ancora qualche dubbio anche se sarebbe ingeneroso non citare i numerosissimi punti positivi di un gioco che, alla fine dei conti, ha saputo lasciarmi qualcosa.

Già da questa schermata della prima missione della campagna europea è possibile notare come non siano stati fatti passi in avanti riguardo la GUI.

Il gameplay basa tutto sui concetti cardine della legge della domanda e dell’offerta, per quanto riguarda la parte economica, mentre simula nel dettaglio ciascun abitante della mappa nelle sue abitudini di vita. Da una parte avremo quindi la necessità di muovere le merci per far girare l’economia, dall’altra di portare avanti e indietro da casa al posto di lavoro, o al luogo di intrattenimento preferito, ciascuna persona che usufruirà della nostra rete di trasporti. Uno schema molto semplice ma che funziona e rende discretamente realistico il dipanarsi della nostra ragnatela di mezzi. L’aggiunta di aerei e navi, rispetto a Train Fever, aumenta nettamente la varietà del gioco e ci consente di affrontare anche viaggi a lunga percorrenza in modalità più profittabili.

Transport Fever è un prodotto che si lascia giocare con piacere

Le due campagne giocabili si basano su eventi storici e ci forniranno una buona narrazione di come il trasporto è cambiato dal 1850 a tempi più moderni. Sono scenari di una certa complessità, in cui dovremmo raggiungere determinati obbiettivi e tenere sempre d’occhio alla parte economica. Lato che tuttavia forse poteva essere sviluppato leggermente più in profondità: la mancanza di concorrenza e l’impossibilità di microgestire economicamente le nostre linee a volte si fa sentire, rendendo il gioco leggermente più facile di quello che ci si potrebbe aspettare. Questa criticità si nota anche in una modalità sandbox poco supportata da mappe procedurali troppo simili tra loro e in cui la tanto famigerata “sfida videoludica” a volte cala drasticamente. Fortunatamente, il gioco è completamente integrato con lo Steam Workshop, consentendo un numero di mod potenzialmente infinito e che già a poco tempo dall’uscita fornisce una varietà di mappe davvero buona.

Vapore: che passione!

Ciò che Urban Games pare non aver imparato da Train Fever riguarda l’interfaccia grafica, troppo confusionaria e minata da un numero eccessivo di messaggi che appaiono confondendo il giocatore. Una svecchiata della GUI sarebbe stata auspicabile, in un gestionale l’interfaccia è quasi metà del gioco e averne una in cui non è mai molto chiaro dove trovare le opzioni giuste è un grave problema. Aggiungiamo a questo alcuni piccoli problemi di performance che rendono il gioco tecnicamente non proprio un goiello di pulizia, e un design dei binari dei treni non immediato e a tratti frustrante. Il comparto grafico è invece di tutto rispetto, con un buon livello di dettaglio anche ad alti livelli di zoom, e si accompagna a degli ottimi modelli 3D dei mezzi di trasporto.

Nonostante questi problemi, Transport Fever è un prodotto che si lascia giocare con piacere, soprattutto se appassionati del genere, ed è doveroso citare come Urban Games sia molto vicina alla sua community grazie a patch pubblicate regolarmente, nel tentativo di risolvere le criticità segnalate dagli utenti. Peccati veniali che pesano sulla valutazione complessiva, ma che non inficiano la fruibilità del gioco in maniera drammatica. In ogni caso, se avete amato i giochi citati in questo articolo, lo troverete sicuramente un’ottima declinazione del genere. Lo trovate su Steam al prezzo non proprio budget di 31,99€, ma tenendo conto dei futuri saldi, e che comunque il gioco offre una longevità virtualmente infinita, non pare esagerato affrontare una tale spesa. Le vendite del gioco sono andate piuttosto bene, riuscendo a finire nella top ten di Steam, e per un piccolo gioco indipendente un successo del genere è indice di una certa bontà del concept.

Ho costruito tunnel per la gloria della Confederazione Elvetica e cacciato indiani per costruire ferrovie grazie ad un codice gentilmente offertomi dal distributore.

7

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Lorenzo Bonaffini
The Shelter

Avrebbe voluto essere il capitano di un rimorchiatore, invece si ritrova a scrivere di videogiochi.