Tutto deve cambiare in Anno 1800 perché tutto resti come prima

Francesco Riccobono
The Shelter
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6 min readApr 23, 2019

Come il Gattopardo possa essere affiancato a una storica serie di gestionali è presto detto: nel corso del tempo, la serie Anno si è sempre distinta per la sua scelta definita di un dato secolo e dell’approfondimento tecnico-economico che questo ha avuto per la razza umana. I ragazzi di Blue Byte, prese le redini della serie nel 2009 con Anno 1404, hanno quindi esplorato le Americhe per poi lanciarsi verso un futuro più o meno prossimo (Anno 2070) e uno posteriore (Anno 2205), con tanto di colonizzazione lunare. Questa scelta coraggiosa si trovò a fare i conti sia con una concorrenza spietata (ben più rispetto ai gestionali ambientati nel passato), sia con un modello di gioco che aveva aggiunto un po’ troppi fronzoli a una formula tradizionale, perdendo di fatto il piacere che un capolavoro come 1404 e la sua espansione Venice avevano offerto.

Ecco perché, quindi, con l’annuncio del ritorno stabile sulla nostra amata Terra in un periodo peculiare come quello dell’evoluzione industriale, il team tedesco ha rimesso mano alle certezze del loro primo grandissimo successo per esplorare nuove vie: come risultato ne è conseguito Anno 1800, che non è altro che il figlio diretto di 1404, pur se a distanza di ben 10 anni. Un erede che però fatica a essere definito una vera e propria evoluzione del suo predecessore spirituale, come vedremo tra pochissimo.

Quando si parla di urbanistica fatta bene!

Come da tradizione della serie, Anno 1800 basa interamente la sua esperienza sulla crescita dei nostri insediamenti seguendo un semplice quanto approfondito sistema produttivo-economico. I nostri villaggi dovranno infatti soddisfare la produzione richiesta per ogni ceto sociale in modo da permettere la crescita in numero e qualità: questo si traduce in un’accurata gestione degli spazi per espandere colture e industrie di varia natura per soddisfare i requisiti minimi di “livellamento”. Un esempio semplicissimo: per far trasformare i nostri contadini in lavoratori dovremo offrire un mercato, del pesce e dei vestiti di bassa qualità. Portando questi tre valori al massimo potremo automaticamente far evolvere la loro classe sociale e sbloccare il secondo livello di strutture. Rispetto agli altri capitoli della serie, però, questo passaggio prevede due differenze.

La prima, più sostanziale e interessante, è che in 1800 i cittadini “trasformati” andranno a occupare solo quel determinato tipo di forza lavoro. Questo significa che se per compiere il salto evolutivo prima descritto ci siamo serviti di 50 contadini, con la loro trasformazione questi diverranno 50 lavoratori, lasciando quindi 50 posti di lavoro vacanti (e quindi facendo crollare l’economia nel caso non si intervenga in fretta). Questa novità non solo si rivela una sfida interessante con il passare del tempo, ma ci obbligherà a considerare meglio gli spazi a nostra disposizione (su isole di varia grandezza) per non sprecarne inutilmente.

L’assenza di lavoratori sarà un fattore determinante

Oltre all'urbanistica poi, sarà necessario considerare anche una continua presenza di forza lavoro disponibile, ovvero disoccupata. Questo perché determinate operazioni (come la costruzione di una nave presso i cantieri) richiederanno una quantità di lavoratori aggiuntiva per farli poi ritornare liberi e in attesa di nuovi compiti particolari. Se quindi un aspetto come la disoccupazione avrà un peso assolutamente nullo sulla vostra colonia, al contrario l’assenza di lavoratori sarà un fattore determinante. Il secondo elemento di novità nella gestione è invece rappresentato dalla più totale assenza di informazioni (e istruzioni) riguardante le risorse di lusso. Chi ha giocato Anno 1404 sa già di cosa sto parlando, ma oltre alla già citata disponibilità di manodopera (data dalla quantità numerica di abitazioni), il secondo fattore che permetterà l’aumento dei cittadini (e quindi il numero di abitanti per abitazione) sarà dato dalla presenza di servizi e beni di lusso, uno fra tutti l’alcol. Anno 1800 non spende una parola a riguardo, lasciando all'esperienza o alla curiosità del giocatore la scoperta di come un fattore simile possa risollevare (e far esplodere) l’economia di ogni colonia.

L’aspetto grafico del vecchio continente è ottimo, ma quello del Nuovo è stupefacente.

Chiaramente, trattandosi del periodo vittoriano, ci ritroveremo presto a gestire anche industrie, inquinamento e spedizioni coloniali. Per le prime, devo ammettere di non averle neanche dovute considerare troppo durante la campagna principale, durata all'incirca una dozzina di ore; un po’ povera a essere sinceri, fin troppo rapida e decisamente meno avvincente rispetto ai capitoli precedenti. Di fatto, la gestione della colonia non mi ha richiesto di correre troppo oltre l’utilizzo del carbone, elemento assolutamente inquinante, ma piuttosto limitato considerando le altre fonti a disposizione. Ad ogni modo, le industrie che costruiremo (molte di più divertendoci in modalità sandbox), avranno un impatto di un certo rilievo sulla nostra isola: non sarà troppo la loro vicinanza a incidere, quanto la percentuale di inquinamento prodotto. Si tratta di un piccolo passo indietro rispetto ad altri giochi dello stesso genere, ma la scelta di Blue Byte dipende sicuramente da un approccio più economico che realistico: poco importa l’impatto ambientale (ampiamente affrontato in Anno 2070!), quello che conta è permettere al giocatore di focalizzarsi sulla crescita produttiva.

L’inquinamento avrà anche un secondo effetto: andrà a influenzare il livello di turismo nella nostra colonia. Novità della serie, da adesso potremo costruire edifici ricreativi che non solo forniranno un servizio per gli abitanti, ma spingeranno viaggiatori a passare, visitare o addirittura a fermarsi nelle nostre città. Questi in particolare potrebbero regalarci preziose unità da schierare nel municipio, in capitaneria o a bordo delle nostre navi per ottenere succosi bonus sia per eventuali scontri navali, sia per le nuove missioni di esplorazione disponibili. I primi ricalcano di fatto quanto già visto in 1404, con piccole schermaglie via mare che via via diverranno sempre più importanti in base agli accordi diplomatici presi (funzione un po’ troppo abbozzata, ma gestibile). Le seconde invece saranno vere e proprie spedizioni dove vi verranno richieste determinate abilità (rappresentate dal carico della vostra nave) per affrontare delle mini quest in stile libro game. Come risultato potrete ottenere nuove bestie per lo zoo (aumentando quindi il turismo), bonus di altra natura o la più totale sconfitta e perdita della vostra nave con tutto il carico a bordo. Una trovata carina, seppur alla lunga poco convincente vista l’imprevedibilità degli esiti delle vostre scelte.

Le spedizione ci metteranno davanti a bivi e scelte: scegliete con attenzione!

Come ultima novità assoluta della serie troviamo anche la modalità di progettazione: si tratta semplicemente della possibilità di organizzare l’urbanistica della vostra colonia impostando già gli edifici, ma senza spendere nessuna delle vostre monete. Sarete poi voi a decidere quando far apparire la costruzione in base a quando meglio vi converrà, ma nel mentre avrete già predisposto l’intera struttura della vostra città. Una caratteristica decisamente utile, forse più in corso d’opera che all'inizio della fondazione di una nuova colonia, ma che risolve tanti dubbi dei giocatori più attenti a questo aspetto. A conclusione di tutto ciò, Anno 1800 prevede anche la modalità multiplayer, che ben presto dovrebbe essere rimpolpata con la modalità cooperativa: si tratta di elementi già visti nei precedenti capitoli, ma che verranno aggiunti gratuitamente in concomitanza con la produzione dei DLC già annunciati per il gioco.

A riguardo, Ubisoft sta abbracciando questa politica di contenuti “continui”, tra quelli a pagamento inclusi nel Season Pass e quelli gratuiti, che cercano di allungare notevolmente la longevità dei propri titoli (si pensi ad Assassin’s Creed Odyssey che da novembre 2018 fino a luglio 2019 continuerà a ricevere nuovi contenuti). Ebbene, seppur non essendo il prodotto migliore della serie (Anno 1404 è ancora una gemma incontrastata), Anno 1800 potrebbe ottenere un notevole miglioramento e raffinazione nel tempo grazie a questa politica. Anche perché, nonostante qualche svista o qualche piccola carenza, l’ultimo capitolo della serie è sicuramente quello che sa offrire il miglior compromesso di qualità visiva e di gameplay. Pur lasciando al giocatore di scoprire alcune chicche del genere, e a fronte di una campagna non proprio soddisfacente, non c’è davvero motivo per non consigliare Anno 1800 a neofiti o grandi appassionati. Sono certo che Ubisoft non perderà occasione per offrire tantissimi contenuti nuovi, rendendo quindi l’esperienza più completa e appagante. Nel caso siate interessati, potrete trovare Anno 1800 sull’Ubisoft Store a 60 euro in italiano (almeno per i testi).

Ho salvato il nome della famiglia Goode e mi sono lanciato nella mia personalissima espansione coloniale grazie a un codice gentilmente offerto da Ubisoft Italia.

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Francesco Riccobono
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Translator and Language Project Lead, gamer and entertainment lover, editor-in-chief of https://theshelter.online/