Valkyria Chronicles 4 — L’Europa in guerra

Lorenzo Bonaffini
The Shelter
Published in
4 min readOct 30, 2018

“Guerra calda, guerra fredda e alla fine stanca della guerra,” cantava Bertrand Cantat in un poco edificante inno all’Europa; e al netto di un comparto artistico e visuale totalmente costruito con un canonico “pacchetto” anime, le parole del cantante francese possono applicarsi anche al grande affresco della Seconda Guerra Europea. Il tutto grazie al ritorno in Occidente di un capitolo della serie. Dopo la fugace apparizione di Valkyria Chronicles 2 su PSP, un terzo titolo era uscito solo in Giappone, portando anche qualche novità nell’impianto classico dell’IP. Con Valkyria Chronichles 4 si torna nel cuore della grande guerra tra Federazione e Impero.

Dopo l’eroica guerra della Gallia, il focus si sposta su quello che è forse il fronte principale: l’attacco al cuore dell’Impero. Il gameplay è sempre lo stesso: quel mix di strategia a turni e componente action in tempo reale che è il vero marchio di fabbrica di qualsiasi Valkyria Chronicles. Il nuovo setting permette di portare qualche novità: come un un nuovo tipo di unità con degli ottimi risvolti sulla parte tattica e strategica, ma anche una gradita sorpresa a metà gioco quando avremo modo di vedere un nuovo lato della guerra. Il sistema funziona, lo sapevamo già, e anche l’estetica anime tutto sommato non è eccessiva. Come al solito ci ritroviamo alla guida di una “squadra” dell’esercito, impegnata in una serie di operazioni militari. Ma prima di affrontare i nemici di sempre, l’Impero, il gioco stesso si è ritrovato come nemica l’opinione pubblica.

Come cantava Morandi…

Qualche polemica ha minacciato la pubblicazione del gioco, a causa di cutscenes considerati sessiste, ma si tratta in realtà di un episodio isolato e inserito in un preciso contesto tutt’altro che maschilista. Anzi, la folta presenza di donne, nonchè di un dichiarato transessuale — tra l’altro rappresentato molto bene senza cadere eccessivamente nel cliché — fanno capire che tutto sommato, rispetto a molta altra produzione di carattere giapponese, Valkyria Chronicles è finanche un gioco progressista. Certo, alcuni cliché sono i soliti archetipi che ormai conosciamo a menadito, ma il tutto stranamente funziona, forse grazie all’ambientazione di chiaro stampo occidentale. Alla fine ci si trova davanti quasi a un’Europa idealizzata, esotica a tratti, mitizzata esattamente come possiamo fare noi pensando alla società e alla civiltà giapponese.

Valkyria Chronicles è finanche un gioco progressista

Quando fisicamente scendiamo nel campo di battaglia, alternando la fase degli ordini a quella in cui muoviamo fisicamente le nostre truppe, è facile innamorarsi di un gameplay profondo funestato, però, da una difficoltà disomogenea. Questo invero un problema della serie sin dagli albori. Le missioni risultano così o troppo facile o troppo difficili, rischiando a volta la frustrazione, soprattutto nelle fasi finali del gioco. È però possibile sopperire a questo problema grazie a un ottimo level design costruito apposta per darci molte soluzioni, presentando scorciatoie, vicoli ciechi, il tutto impreziosito da un buon utilizzo della verticalità. La parte manageriale è rimasta pressochè immutata, e forse qui si poteva fare di più, magari sfruttando meglio i rapporti e le storie personali dei soldati. Da questo punto di vista sono molto graditi gli episodi minori dedicati a gruppetti di soldati che fanno amicizia. Questi piccoli eventi di cameratismo, sempre corredati da piccole battaglie con condizioni particolari, sono una buona trovata e ci aiutano ad empatizzare ancora maggiormente con i soldati della nostra squadra militare.

Riley è un granatiere, nuova unità che rivoluziona discretamente l’approccio della fanteria al campo di battaglia.

Impossibile, poi, non citare il grande apporto di un motore grafico come il CANVAS. Tirato a lucido, l’effetto è sempre molto bello e il tratto dei modelli 3D risulta un buon compromesso tra uno stile vintage e uno più “fumettoso”. Il comparto sonoro, invece, risulta piuttosto nella media nel suo tentativo epicheggiante. Forse ci sarebbe voluto più coraggio, esattamente come in tutto quello che riguarda il gameplay fuori dalla battaglia. È qui che il more of the same si palesa brutalmente, abbassando un po’ la qualità complessiva di un titolo che, joypad alla mano, non avrebbe niente da invidiare ai suoi predecessori, risultando ancora molto fresco nella sua forma ibrida. Peccato, perché la storia non è male, non c’è paura nel mostrare i lati più crudi della guerra e la metafora della seconda guerra mondiale è molto riuscita risultando fascinosa nel suo esotismo anime; un impietoso dipinto che mostra un’Europa vogliosa di guerra ma anche terribilmente stanca, esattamente come cantava Cantat.

Ho giocato a Valkyria Chronicles 4 grazie a un codice gentilmente concessomi dal distributore. Ho terminato la storia principale in poco più di quaranta ore, ma probabilmente ce ne sarebbero ancora una ventina considerando un’indole completista.

7,5

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Lorenzo Bonaffini
The Shelter

Avrebbe voluto essere il capitano di un rimorchiatore, invece si ritrova a scrivere di videogiochi.