Essere un lettore di fantascienza

Come sono tornato a leggere fantascienza e soprattutto perché

Alessandro Pattume
The Snikt!
4 min readDec 31, 2016

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Dettaglio della copertina della ristampa su Urania di “Macchine infernali” di Jeter

Se c’è un termine che odio al mondo, quello è fantascienza. Perché è freddo, impersonale, distante dalla vita di tutti i giorni. Lo odio perché il genere (che palle, i generi letterari!) invece è caldo, anzi caldissimo, e profondamente umano.

La letteratura definita fantascienza ha il sangue in ebollizione da secoli e s’agita come un blob di magma per uscire dai confini che di tanto in tanto gli vengono assegnati.

Soprattutto, e qui viene il bello secondo me, non ha a che fare con il futuro. La cosiddetta fantascienza è una tensione intellettuale; è scintilla, sogno, idea e visione. Cosa c’è di più umano? E cos’ha di così diverso dalla letteratura altra?

Nulla, ve lo dico io.

Anzi, ora vi racconto cosa mi è successo. E’ una storia banale ma importante per il sottoscritto e per spiegare cosa intendo.

Chi scrive è un lettore medio che per anni ha seguito una dieta letteraria priva di regole. Non che ce ne sia bisogno eh, è solo per arrivare a dire che forse è questo il motivo per cui non ho un autore preferito, anche se ne amo decine e di tutti i tipi. E non ho nemmeno un genere (l’ho già detto, sì) preferito. Insomma, la curiosità mi ha portato a leggere di tutto, dai classici greci ai libri Harmony passando per quasi tutto quello che c’è nel mezzo. Fantascienza compresa.

Quindi non c’è da stupirsi credo, se dico che nelle liste delle mie letture annuali la fantascienza è stata sempre una presenza di rilievo. E’ stato così almeno fino a due anni fa, quando mi sono accortodi non aver letto nemmeno un romanzo del genere (ohioi).

All’inizio ho pensato fosse un caso e che la vita, la famiglia, il lavoro e chissà cos’altro avessero finito per allontanarmi anche da questa letteratura. Devo dire anche che quell’anno ho letto molto meno di sempre, e che la sua assenza, per quanto pesante, poteva quindi essere giustificata. O almeno così pensavo.

Perché l’anno successivo la lista, nonostante contasse decine di titoli in più, è tornata a dirmi la stessa cosa, niente fantascienza, e allora ho cominciato a farmi qualche domanda. Volevo capire.

Ma non sono riuscito a capire niente.

Non sono riuscito a capire niente finché non sono tornato a mettere mano e cervello al trasloco nella casa dove ci siamo trasferiti a vivere un paio di anni fa [primo indizio ndr].

Un trasloco è una cosa che va fatta con grande calma, secondo me. Sicché, barcamenandomi tra un incredibile minimalismo d’avanguardia nella zona giorno e un caos senza precedenti in soffitta, sono arrivato ad approntare la prima temporanea libreria solo a metà 2015. Su quegli scaffali, con grande soddisfazione, è confluito un sessanta per cento circa dei romanzi in nostro possesso. E’ stato bello averli di nuovo intorno, poterne rivedere una dopo l’altra le copertine, ripescarne al volo le storie e qualche clamorosa sfumatura rimasta impressa nel mio cervello. Così sono andati al loro posto i classici italiani e stranieri e i grandi casi letterari degli ultimi anni, i gialli, i fantasy e le prime edizioni di collane italiane del secolo scorso. E così via. [secondo indizio, ora si sarà capito? ndr].

Nel frattempo continuavo a non darmi pace, complice anche qualche scambio di vedute con la mia compagna e con qualche amico. Sono stato per tanti anni un accanito lettore di fantascienza e ora non più? Non ci ha creduto nessuno, e non ci ho creduto nemmeno io.

Le cose sono cambiate un giorno della scorsa primavera, quando mi sono accorto di sentire la mancanza dei miei libri di fantascienza. [olè ndr] Fino a quel momento li avevo relegati a semplice oggetto di un’operazione di trasporto. Mi dicevo “Bisogna li vada a prendere e li porti qua”. Quel giorno invece mi sono detto che mi mancavano proprio, che non mi sentivo intero, senza.

E’ stata una specie di rivelazione. Allora ho portato in soffitta quegli otto scatoloni e ne ho disposto il contenuto sugli scaffali che avevo preparato. Gli scaffali non sono bastati a contenerli tutti, ho ancora del lavoro da fare, ma mi sono sentito subito meglio e ho capito una cosa. Non mi interessa il valore dello scrittore. Come lettore, io inseguo e accumulo scintille, idee, sogni e visioni. Li ho trovati e continuo a trovarli ovunque nella letteratura prodotta dall’uomo negli ultimi dieci secoli, nei capolavori come nei libercoli. Quello che è importante è che mi sembra di trovarli più spesso in quella che viene malamente definita fantascienza. Che non è un genere, almeno per quanto mi riguarda, ma un’attitudine della creatività seguendo la quale si cerca di andare oltre e altrove con la sola forza della mente. Che poi, a ben guardare, è quello che ognuno di noi cerca di fare ogni minuto di ogni giorno con la propria vita su questa Terra.

Subito dopo questa scoperta, quasi per osmosi, la fantascienza ho ripreso a leggerla e pure a comprarla. Ognuno cerca le proprie scintille. E così sia.

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Alessandro Pattume
The Snikt!

Ho scritto 12 anni su un giornale, poi mi sono ricordato di quello che diceva mio nonno. Giornalista freelance, babbo, co-founder di www.pratosfera.com